◊Capitolo 8

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«Iida, credo proprio che dobbiamo riportare Izuku nella propria stanza.» disse Uraraka, tenendomi per le spalle.
Iida schioccò le dita davanti a me. Io neanche riuscivo a voltare lo sguardo. La stanza girava come una trottola e non sentivo più forza nelle gambe. «Midorya, occhi su di me.»

Guardai Iida per una frazione di secondo.
«Quante dita sono?» domandò, alzando una mano.
Vedevo sfocato. Era difficile distinguerle. «Otto.» borbottai.
Iida si diede una botta in testa. «Mannaggia a noi e quando ti abbiamo permesso di prendere quell'alcolico! Non reggi proprio niente.»

Uraraka sospirò. «Meno male che erano solo un paio di bicchieri.»
«Solo?» ripeté scettico Iida. «Vabbè, andiamo prima che ci crolla per terra.»
Entrambi di alzarono e mi aiutarono a fare lo stesso. Mi prudeva la testa e avevo degli strani tic agli occhi. «Maledetto.» dissi fra i denti.
«Come?» chiese Uraraka perplessa, tenendomi saldamente per un braccio.
Iida mi fece mettere l'altro attorno alle sue spalle, per sorreggermi, ma io non volevo andarmene da lì.

Iida prese il portafogli. «Senti, intanto vado a pagare. Aspetta qui.»
Uraraka annuì. «Izuku, resta fermo, okay? Prendo i miei soldi e poi usciamo.»
Quando Uraraka mollò la presa su di me per prendere il proprio portafogli, io barcollai in avanti, verso il ragazzo dai capelli rossi e bianchi. Lo studiai da capo a piedi, squadrandolo male.

«Mh? Ehi, ti sei perso?» domandò.
Stava tenendo un bicchiere d'acqua tra le mani e, guardandolo meglio, quella che era una chiazza rosa sulla faccia si rivelò essere una specie di ustione.

«Dov'è Bakugouuu?» biascicai.
Il ragazzo storse il naso. «Boh, e non mi importa.» rispose, bevendo un sorso. «Perché vuoi saperlo?»
Roteai la testa di 360 gradi e tirai su col naso. «Affari miei.»
Il ragazzo ustionato fece un verso di scherno e posò il bicchiere. «Non sei abituato a bere, eh?»
Scossi il capo, grattandomelo a ripetizione. «Invece sì.»
«Invece no.» replicò. «Sembri un povero tossico in astinenza. Va' nella tua stanza, o passerai guai qui.»
Lo presi per le spalle. «Non dirmi cosa fare. Voglio vedere Katsuki.»
Il ragazzo parve stupito. «Oh, lo chiami pure per nome. Cos'è, sei suo amico? O... qualcosa di più?»

Trasalii. «N-no.»
«No cosa?»
Mi stava stuzzicando. Già lo odiavo, chiunque fosse. Lo lasciai andare.
«Guarda che a me non importa.» disse, calmo.

Dopodiché, posò dei soldi sul bancone e fece per andarsene.
«Perché ti stava così vicino, eh?» gli chiesi.
«Vicino?» fece eco.
«Sì, ti stava toccando.»
Il ragazzo a metà parve confuso.

Prima che potesse rispondere, qualcuno mi prese per le spalle. Credetti che fosse Uraraka, e invece mi ritrovai una folta chioma viola e due occhi scavati. «Qualche problema, ragazzi?» domandò quel tipo strano.

Sul suo volto c'era uno strano sorriso malizioso ed era affiancato da due ragazzi vestiti di nero, uno dai capelli corvini e l'altro azzurri.

"Chi sono? Non li ho mai visti."

«Tranquillo, Shinsou.» si affrettò a dire il ragazzo a metà. «Stavamo solo parlando.»
Quello che doveva essere Shinsou sogghignò e mi fece voltare verso di lui. «Cerchi rogne, fighetta
Scossi il capo. «Sto... sto cercando una persona.»
Il tipo corvino dietro di lui si fece avanti. «La tua fidanzatina, immagino.»
«Ma dai!» bofonchiò il ragazzo dai capelli azzurri. «Chi vorrebbe mai stare con uno così. Guardalo! Sembra fatto.»
Strinsi i pugni.

«Todoroki, che razza di compagnie frequenti ultimamente?» domandò esasperato Shinsou.
«Todo... roki.» balbettai.
«Non sono affari che ti riguardano.» rispose il ragazzo a metà.

Shinsou mi diede una spintarella. «Finalmente abbiamo l'occasione di divertirci con una fighetta.»
«Smettila di chiamarmi così.» borbottai.
«Oh, si ribella. Occhio, ragazzi!» cantilenò quello dai capelli azzurri.

Il ragazzo corvino si scostò la lunga giacca di pelle nera, mentre Shinsou si stava tirando su le maniche. Todoroki lo squadrò con uno sguardo gelante. «È un bar pubblico. Le risse porterebbero solo guai.»

«E chi ti dice che vogliamo pestarlo qui?» replicò il viola.
Prima che potesse aggiungere altro, li sorpassai e uscii di corsa dalla porta principale, seguito dalla voce di Todoroki che gridava: «Fermo!»

Corsi fino al retro della scuola, superando la strada che separava il locale dalla sede. Mi accucciai dietro ad un cassonetto verde, pregando che non mi avessero visto.

"Dove diavolo è Bakugou? Devo vederlo e sapere che stava facendo con quel Todoroki!"

Shinsou e gli altri due mi raggiunsero e si appostarono davanti all'entrata dell'Università.
«Shinsou, potrebbero esserci i docenti o la sicurezza.» stava dicendo il ragazzo dalla chioma azzurra.
«Tomura ha ragione. Andiamo via.» disse serio il corvino.
«Tsk!» Shinsou fece dietro front. «Che palle.»

Sbadato come ero, invece restare immobile, indietreggiai e feci rovesciare una bottiglia vuota di vetro, attirando l'attenzione dei tre.
«Eccoti, mammoletta.» ridacchiò Shinsou.

Scattai e, di fretta e furia, corsi verso il locale da dove ero venuto. Alla mia destra si estendeva un campo da calcio, con affianco la palestra della scuola. Sarebbe stato un buon posto per nascondersi, ma dubitavo che fosse aperta a quell'ora. Per la distrazione, misi male un piede e caddi in avanti. Avevo piegato in modo brusco la caviglia e avvertii una forte pulsazione su di essa.

"Cazzo!"

Shinsou mi tirò su per le spalle. «Facciamo due chiacchiere ora, fighetta
Gli mollai un calcio nella pancia, cosa che lo fece piegare e tossire. Tomura e l'altro ragazzo risero. «Forte la ragazzina, eh?»

Shinsou sputò per terra e avanzò verso di me. «Bastardo.»
Indietreggiai, strisciando sul sedere lungo il prato. «S-se vi beccano, sarete sospesi!» biascicai, singhiozzando.
«Noi non siamo di questa università, fighetta!» replicò acido Shinsou.

La sua chioma viola era mossa dal vento e, alla luce dei lampioni, notai che aveva due occhiaie molto vistose. Non riuscii ad alzarmi. Ogni volta che ci provavo, barcollavo e cadevo a terra.

Il viola mi calpestò un braccio, guarda caso proprio il braccio con le cicatrici. Lanciai un gridolino, mentre l'erba sotto alle mani mi solleticava le dita.
«Che cazzo ci faceva una fighetta come te in un locale come quello, eh?»
Shinsou mi prese di nuovo per le spalle, stavolta però ero a pancia sotto. «Sai cosa facciamo a quelli come te, se non ci risarciscono i danni e il tempo perso?»
Tomura rise. L'altro ragazzo invece era con le mani incrociate, quasi annoiato.
«Li pestiamo.» continuò il viola, dandomi un calcio sugli stinchi e uno sulla schiena.

Ansimai per il dolore, serrando i pugni e cercando di reagire. «N-non ho soldi con me!»
«Non ne avevo dubbi.» così detto, Shinsou mi mollò un altro calcio sulla schiena, facendomi trasalire.

«Dabi, tu tienilo fermo!» ordinò al ragazzo corvino.
Dabi scosse il capo. «Sembri avere la situazione sotto controllo. Mi basta avere un paio di monete per un altro giro di birre.»
Tomura annuì, con fare isterico. «Concordo!»

Shinsou sbuffò. «Che rompi palle siete!»
La mia vista continuava ad appannarsi. Stavo per perdere i sensi. Afferrai l'erba davanti a me, cercando di smuovermi, invano, mentre Shinsou si avvicinò al mio orecchio e bisbigliò: «Sfidarmi è stato l'errore più grande della tua vita!»

Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, il viola ricevette un colpo in piena faccia che lo fece barcollare all'indietro e finire per terra. A giudicare dal rumore, era stato colpito con una bottiglia.

Io rimasi sdraiato sulla pancia, osservando una figura alta venire verso di me con un'altra bottiglia vuota tra le mani e uno sguardo furioso dipinto in volto.

"Iida? O quel Todoroki?" Pensai.

«Che cazzo pensate di fare, brutte merde?» quella era una voce troppo roca per essere di Iida o di Todoroki.

"Kacchan!"

***

Where my Demons Hide [Bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora