◊Capitolo 9

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«Kacchan!» esclamai.
«È così che ti fai chiamare da questa fighetta!» rise Shinsou divertito, massaggiandosi la tempia. «La pagherai, Bakugou!»
Kacchan sfilò la mano dalla tasca del giacchetto di pelle. «Non farmi incazzare, specie di barbone punk!» disse fra i denti.

Shinsou rise più forte di prima. «Non farmi incazzare tu! Prima ci chiedi dei soldi e poi ti presenti qui a proteggere questa fighetta e a lanciarmi una bottiglia in testa?»
«Ah, ringrazia che non te l'abbia spaccata assieme a quella bottiglia!» replicò il biondo.

Dabi e Tomura scollarono Shinsou per le spalle. Quest'ultimo aveva una chiazza di sangue che stava scorrendo lungo il suo viso, partendo dalla fronte.

«Andiamo, dai.» fece il corvino.
«Lasciatemi! Voglio affrontarlo questo stronzo!» esclamò il viola. «Se non siete con me, andatevene pure a fanculo.»
Kacchan sogghignò. Io mi trascinai, barcollando, dietro di lui. Lo stomaco iniziò a contorcersi e avvertii l'impulso di vomitare.

«Sparite!» ordinò Bakugou.
Dabi e Tomura arretrarono.
Deglutii a fatica.
«Stavolta va così, Bakugou!» grugnì Shinsou. «Ma la prossima volta ti faccio il culo. Ti ricordo che ci devi molti soldi!»
Kacchan fece un passo intimidatorio in avanti, facendoli arretrare ulteriormente e poi scappare.
«Mezze seghe.» commentò, gettando e calciando la bottiglia i birra.

Mi trattenni da vomitare, stringendomi la vita con le braccia. Bakugou fece dietrofront verso il locale, ma io lo fermai. «Kacchan!»
Lui si assestò e voltò. «Va' in stanza, idiota.»

Sgranai gli occhi. «N-no!»
Feci per alzarmi, ma le gambe non rispondevano ai miei comandi. Avrei voluto chiedergli di Todoroki, se le parole mi fossero morte in gola. Anche dire "grazie" mi risultò impossibile.
«Ho detto, vai in stanza!» ripeté.
Io lo ignorai e mi tirai su, sorreggendomi con mani e braccia. «I-io...»
Non terminai la frase che dovetti piegarmi dal dolore allo stomaco.

"Non adesso. Non adesso!"

«Ma che...?» fece Kacchan.
In un lampo, ebbi un conato e finii col vomitare dinanzi a lui, bagnando l'erba.
La gola iniziò a bruciarmi e un odore disgustoso di alcol mi tappò il naso.

«Deku di merda!» esclamò esasperato il biondo. «Ma che cazzo ti è saltato in mente? Hai bevuto come una cazzo di spugna!»
Avevo le mani strette alla pancia, dagli occhi scesero delle lacrime salate e in bocca avevo un sapore amarissimo.

«Merda.» imprecò Kacchan, prendendomi per un braccio e mettendolo attorno alle sue spalle. «Sei proprio un idiota!»

***

«La testa.» biascicai, aprendo gli occhi e sfregandomi la tempia con le mani.
«Ovvio, imbecille.» disse acido Katsuki. «Un alcolico di quel tipo ti stende, se non sei abituato.»
Mentre ero sdraiato sul letto, Kacchan si stava sfilando le scarpe e il giacchetto di pelle. «Ma a che cazzo pensavi, eh? Potevi finire in coma!»

"Magari."

«V-volevo provare... qualcosa di nuovo.» borbottai, sprofondando ancora di più la testa sul cuscino.
Erano passati una ventina minuti da quando Kacchan mi aveva riportato in stanza. Lui era rimasto a controllarmi per tutto il tempo e, di sua volontà, mi aveva sorretto fino a lì. Per quale motivo?

«Sei proprio fuori.» commentò, scompigliandosi i capelli. «Dovevo consegnare una cosa e per colpa tua il ricevente è andato via.»
«M-mi dispiace.»
Lanciai qualche colpo di tosse e poi mi ricomposi. «Anzi, no! Non mi dispiace affatto.»
«Ah?!»

Cercai di alzarmi a sedere. «C-cosa c'è fra te e Todoroki?» domandai.
Kacchan parve esterrefatto. «Ma che domande sono?!»
«Rispondi!» esclamai.
«Tsk! Quel bastardo a metà è un mio conoscente, fine della storia. Non sono cazzi tuoi cosa facciamo!»
Mi morsi il labbro inferiore, mentre la testa non mi dava pace. Le pulsazioni si fecero più intense. «Vi ho visti parlare. Tu gli hai messo una mano sul... sul petto.»

Bakugou trasalì, emettendo una specie di risata soffocata. «Che ti salta in mente? Ci stavo parlando e lo stavo convincendo a dirmi dove fossero quelli del suo gruppo, pezzo di scemo!»

"Gruppo? Quale gruppo

«E poi» continuò lui. «Lo stavo spingendo via, non lo stavo mica rimorchiando, se è quello che credi!»
Trattenni il respiro.
«Che assurdità!» commentò, battendosi una mano in fronte. «Ti pare che potrebbe piacermi un essere butterato come lui?»
«Sei crudele a chiamarlo così.» mormorai.
«E tu sei un imbecille a pensare che io stessi per scoparmi uno come quello!» replicò acido.

Mi strinsi nelle spalle. Poggiai la testa sulla parete dietro di me e chiusi gli occhi.

"Che mi succede? Come ho potuto pensare che Bakugou e Todoroki stessero insieme? Perché poi mi dovrebbe importare della sua vita privata."

«Perché mi hai aiutato?» domandai.
Bakugou non rispose. Si sedette sul proprio letto e si sfregò le mani.
«Kacchan.»
«Smettila di chiamarmi così, come quando eravamo bambini.» disse.

"Potrei dire lo stesso!"

«Perché l'hai fatto? Potevi lasciarmi lì.» abbassai il tono della voce, senza smettere di lacrimare. «Potevi lasciarmi ammazzare da quelli!»
«Non ti avrebbero ammazzato, ma fatto tanto male!»

Ansimai, ancora alla mercé delle fitte al cervello. «Perché? Perché mi odi, Kacchan?»
«Ti ho detto di smetterla di...!»
«Non ho mai dimenticato, hai ragione.» lo interruppi. «Non sono cambiato. Non sono mai riuscito a dimenticare ciò che mi hai fatto. Io ti ammiravo tanto, ma tu mi hai sempre visto come un ostacolo e un perdente.»

Bakugou non si mosse.
«Dopo anni che ho dovuto convivere con il peso del passato, con i lividi e con i sensi di colpa, ti ritrovo qui. Perché?» singhiozzai.
Il biondo si prese la testa fra le mani. «Ti odiavo e ti odio.»

Voltai la testa verso di lui.
«Ma solo perché...» esitò. «P-perché provavo qualcosa... per te.» concluse.
Sbiancai. Il mio cuore perse un battito. «Ma che stai dicendo?»
«Sto dicendo che sono sempre stato una fottuta checca del cazzo, idiota!» esclamò privo di contegno.
Lo stomaco fece sottosopra e lo stupore che provavo era tale da far paura.

"Che mi sta dicendo? Ha tenuto questa cosa dentro di lui per anni, solo perché non riusciva ad accettare e ad esprimere i suoi sentimenti? Impossibile!"

«Coglione.» mormorò Bakugou. «Non ho mai accettato questo. Non potevo parlarne con nessuno, perché il mondo intero sembra odiare e disprezzare i ragazzi... i ragazzi...» non riuscì a dire la parola, come fosse qualcosa di proibito.
«Gay.» dissi io per lui.
Kacchan fece un verso di scherno, mostrando i denti in un ghigno nervoso.

«Perché non me l'hai mai detto?» singhiozzai. «Reagivi con la violenza per paura che potessero scoprirlo i tuoi amici?»
«Non avevo amici, cazzo! Erano solo compagni di classe che mi perseguitavano e per cui io dovevo essere il boss!»

Avrei voluto alzarmi e gridargli in faccia che avrebbe dovuto dirmelo. Invece me ne restai sdraiato con la testa e la faccia in fiamme e migliaia di quesiti nella mente. Mi scoppiava il cervello, la vista era di nuovo appannata e faticavo a tenere gli occhi aperti.

«K-Kacchan, non c'è nulla di male. Il mondo è cambiato.» provai a dire, cominciando a chiudere le palpebre. «I sentimenti vanno assecondati, non importa per chi sono. E-essere gay... non è sbagliato. È un sentimento, come tutti gli altri.»
Lui probabilmente mi stava dicendo qualcosa in risposta, ma io non lo sentii, perché crollai tra le braccia di Morfeo.

***

Where my Demons Hide [Bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora