◊Capitolo 26

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Todoroki era dinanzi a me, lo sguardo corrucciato e le mani in tasca. Fissò prima i miei occhi e poi il braccio slogato e fasciato. Ricambiai lo sguardo e dissi: «M-mi dispiace per quello che ho detto, l'altra sera. Mi dispiace davvero tanto, Shoto.»

Serrai i pugni e iniziai a piangere. Odiavo farmi vedere in quel modo, ma era impossibile trattenersi. Todoroki fece un passo avanti e, lasciandomi pietrificato, mi strinse in un abbraccio. Sgranai gli occhi e iniziai a piangere più forte di prima.
«Non farlo mai più, Midorya.» mormorò lui. «Ti prego!»
Non seppi come reagire, così feci la prima cosa che mi venne in mente: ricambiare l'abbraccio, stringendolo ancora più forte.
«Sono così felice che tu sia salvo, Midorya.» mormorò tra i miei capelli verdi.
Quelle parole mi fecero sorridere, nonostante i miei sensi di colpa non accennavano a svanire.

***

Katsuki's POV

«Lasciami stare! Lo dirò alla mamma!» stavo gridando.
«Fallo e io ferirò anche lei!» sbraitò in risposta l'uomo alle mie spalle.

Quegli incubi mi stavano distruggendo. Avrei voluto svegliarmi, ma ogni cellula del mio corpo si rifiutava di rispondere ai miei comandi.
Non riuscivo mai a mettere a fuoco colui che, all'età di sette anni, mi aveva violentato. Era come un veleno che ogni notte tornava a galla nella mia mente. Per non sognare delle volte evitavo di dormire, ma in quel momento non riuscivo neanche a svegliarmi di soprassalto. Ero bloccato, paralizzato e spaventato.

Di tanto in tanto sentivo delle voce chiamarmi, le quali non ricevevano mai risposta. Non riuscivo neanche a muovere le labbra, tantomeno a respirare. Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma finalmente aprii gli occhi e fui travolto dal buio più totale, eccetto una fioca luce proveniente dalla finestra.

Feci per alzarmi, ma avvertii una fitta alla schiena così forte da farmi vedere le stelle. Gettai sul cuscino la testa, accorgendomi di avere una cannula al naso e una flebo al braccio. Volevo togliermi tutta quella roba e uscire di lì.

Rammentai cosa fosse successo: avevo salvato Deku sul ponte, per poi precipitare nel fiume. Avevo battuto una spalla contro un grosso masso e l'impatto con l'acqua mi aveva fatto contorcere le interiora. La mia testa per fortuna era intatta, ma dovevo aver ingurgitato parecchia acqua, in quanto divenne faticoso, se non impossibile, respirare. La cannula per fortuna mi stava aiutando!

Alzai gli occhi e di colpo quel momento così struggente divenne piacevole: Izuku era su una sedia blu accanto al mio letto, la testa posata sulle braccia incrociate e gli occhi chiusi. Stava dormendo. Non potei fare a meno di sorridere. Fui così rincuorato che fosse salvo. Posai la schiena sul cuscino e chiusi gli occhi. Ogni cosa non contava più per me. Deku era salvo e anche io. Un senso di infinito mi pervase il corpo e, con mio stesso stupore, fui contento di esserè ancora vivo.

***

«D-Deku...» mormorai, scuotendolo per le spalle.
Izuku aprì gli occhi assonnati e poi li sgranò. «K-Kacchan. Tu sei... stai...»
Sorrisi divertito. «Non è facile liberarsi di me, eh!»
Izuku si fiondò ad abbracciarmi, facendomi contorcere dal dolore alle costole.
«Oh! Scusa, scusami!» esclamò agitato. «Ti ho fatto male!»
Ridacchiai. «È okay.»

Midorya tornò a sedersi e mi prese la mano. Ci fu una breve pausa, poi Deku disse: «Dio, Kacchan, mi dispiace!» iniziò a dire con voce rotta. «È tutta colpa mia! Sono una merda, ti ho quasi fatto uccidere, io... mi dispiace così tanto!»
Io strinsi la mano di Deku con decisione e dissi: «La colpa è mia, Deku. Ti ho ferito e tu hai reagito a quel modo.»
Deku scosse il capo. «No, sono solo un irresponsabile! Se non ti fossi più svegliato, io... io sarei morto sul serio!»
Sgranai gli occhi con stupore. «Ma... io ti ho ferito così tanto. Non mi capacito che tu possa voler bene ad un essere come me.»

Izuku si morse il labbro. «Il passato non conta. Non sei un mostro. Tu... tu mi hai salvato la vita. Io sono stato così egocentrico da provare ad uccidermi e... e ti ho fatto questo.» singhiozzò, indicandomi.

Guardai in basso e mi toccai il ventre, dove probabilmente avevo una fascia o un busto, perché avvertivo del calore. Indossavo una strana camicia azzurra da ospedale, che subito alzai, notando di avere... un maledetto catetere! Imprecai sottovoce.

«Che succede?!» chiese Midorya preoccupato.
«Mi hanno messo il catetere.» borbottai, avvampando.
Midorya guardò verso le mie gambe.
«Non lo puoi vedere, grazie a Dio!» esclamai nervoso.
Deku ridacchiò. «È la prassi; non hai potuto alzarti per due mesi.»
Sobbalzai. «Sono qui dentro da... da due mesi?!»
Lui annuì cupo. «Eravamo tutti in pensiero.»
«Tutti chi, scusa?» chiesi confuso. «A parte te, intendo.»
«Beh, Uraraka, Todoroki, Kirishima anche! Lui è stato così gentile da farti tantissima compagnia. È venuto a trovarti tutti i giorni.»
«Ah, il capelli di merda è fatto così.» sorrisi caldamente.
Sapere ciò mi rese davvero felice. Non credevo di riuscire a provare tali emozioni.

«Che lesioni ho riportato?» chiesi.
Midorya mi massaggiò la mano col pollice. «Frattura alla spalla destra, inclinazione di una costola e acqua nei polmoni. Sei stato sotto i ferri per almeno nove ore.»
Annuii.
«I dottori hanno fatto del loro meglio, ma le lesioni ci metteranno molto a guarire.»
«Dovrò portare questa roba per un bel po', eh.» ridacchiai, indicando la cannula.

Deku fece per togliere la sua mano dalla mia, ma io non ne volli sapere; lo presi con decisione e feci intrecciare le nostre dita, lasciandolo stupito.
«Scusami, Midorya.» mormorai affranto. «Non te l'ho mai detto e... mi sento idiota. Non sono bravo con le scuse e non so neanche esprimere i miei sentimenti, ma... davvero, sono così mortificato.»

Deku si asciugò le lacrime e tirò su col naso. «Io ti perdono, Kacchan.»
Abbozzai un sorriso e mi avvicinai a lui. Deku chinò il capo, cosa che mi permise di lasciargli un bacio sulla testa.

***

Where my Demons Hide [Bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora