◊Capitolo 12

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Bakugou poggiò le mani sul materasso, restando incollato alle mie labbra. Io le premetti con più decisione sulle sue, mentre lui mi diede libero accesso alla sua bocca per esplorarla con la lingua. Il suo viso era caldo al tocco freddo delle mie mani e i nostri respiri divennero irregolari.

Non appena mi staccai, Kacchan aprì gli occhi rossi. «Che ore sono?» chiese.
Mi voltai verso l'orologio da parete. «Le otto e venti di sera.» risposi.
«Maledizione.» sbuffò.
«Vuoi uscire?»
«Te l'ho detto: non ho voglia.» replicò.
«Perché allora hai detto...?»
«Perché non so se riuscirò a controllarmi.» mi interruppe.

Lo guardai confuso. Il suo profumo era forte, ma talmente buono da farmi andare il cervello in pappa. Gli ormoni probabilmente stavano giocando brutti scherzi al mio corpo. Prima che potesse aggiungere altro, andai a baciarlo nuovamente, passando delicatamente una mano tra i suoi capelli biondi.

Lui però si staccò bruscamente. «Deku, non voglio farti male. Ho promesso di non toccarti.»
Chinai il capo con fare cupo e mormorai: «N-non me ne farai.»
«Non credo tu abbia mai fatto una cosa del genere, quindi dubito che tu sappia quanto male fa.» replicò.
Avvampai. «E tu sì?»
Bakugou non rispose. Temetti di aver toccato un tasto dolente.
«S-scusa, io...» balbettai.
«Non importa.»
«Però a me va bene.»

Bakugou puntò i suoi occhi su di me, studiandomi il viso. Io per ripicca al suo silenzio gli presi le mani e le misi sulle mie guance piene di lentiggini. «È okay.»
Kacchan storse le labbra. «Non ne sono sicuro.»
«Ti prego.» insistetti.

La determinazione raggiunse livelli esorbitanti. Era una situazione così strana per me che ogni cellula del mio corpo divenne adrenalina pura. Fremevo dall'impazienza di baciarlo e di toccarlo. Niente aveva più importanza. Perfino la paura svanì. Non avevo niente da perdere... beh, più o meno.

«Toccami tu.» fece il biondo.
«Cosa?»
«Toccami tu.»
Sgranai gli occhi, colto alla sprovvista. Deglutii a fatica, mentre iniziai a passargli una mano sul collo. La sensazione strana, ma piacevole.
«Non ti da fastidio?» domandai, timoroso.
«Non se sei tu a farlo.»

La faccia mi andò a fuoco. Mi avvicinai più a lui, passando l'altra mano prima sul viso e poi sul petto coperto dalla camicia bianca. Potevo sentire i pettorali di Kacchan al di sotto di essa e il mio stomaco contorcersi.

L'imbarazzo però mi impedì di scendere più in basso del suo petto. Bakugou sospirò. «Fai davvero la fighetta.» rise.
Distolsi lo sguardo, ancora più imbarazzato di prima.
«Ti prendo per il culo, idiota!» esclamò poi.

«Non l'ho mai fatto prima.» ammisi.
«L'avevo capito.» commentò. «Immagino neanche con una ragazza.»
Divenni rosso come un peperone probabilmente. Le orecchie sembravano aver preso fuoco. «N-no, non... non sono mai stato fidanzato con nessuno.»

Kacchan mise i piedi sopra al materasso, drizzando la schiena e incrociando le gambe. «Non voglio farti male.»
«Non me ne farai.»
«E se non riesco a controllarmi?»
«Non m'importa.» risposi velocemente. «Voglio... voglio provare.»

Bakugou gonfiò il petto e mi prese il mento tra il pollice e l'indice. Non appena si sporse per baciarmi con più determinazione di prima, io presi a sbottonargli la camicia bianca. Lui rimase immobile, osservando ogni mio movimento.
«Sei nervosetto, merdeku?» cantilenò.
«N-non è vero.» mentii.
«Tsk.»

Kacchan si sfilò la camicia, scoprendo i suoi addominali scolpiti e la maestosa tartaruga che accompagnava una splendida V, svenente al di sotto dei jeans verdi.

"Dio, è così bello."

Kacchan rimase sdraiato sulla schiena, mentre io gli stavo sopra, sfiorando ogni lembo di quella pelle così perfetta. Ero in estasi, un po' come quando avevo bevuto quel super alcolico. Solo che stavolta ero sobrio.

Erroneamente, per sporgermi verso di lui, mi strusciai un po' troppo e il mio corpo ne risentì. Portai le mani sopra ai pantaloni, stringendo gli occhi.

«Che... strana sensazione.» borbottai.
Kacchan in risposta rise di gusto. «Non hai mai avuto neanche un'erezione?»
Feci spallucce, rabbrividendo. «N-non così. E smettila di prendermi per il culo.»
«Wow, linguaggio, cazzone.» disse sorridendo.

Gli feci la linguaccia e trattenni il fiato. Bakugou drizzò la schiena e si sporse a baciarmi con foga, senza staccare le mani dal letto.
«Quel piccino va aiutato, ora.» mormorò a fior di labbra.
«Già, e... piccino?!» esclamai, realizzando solo dopo che aveva insultato le mie "misure".

Il biondo sogghignò. «Ah, che ne so. Non l'ho visto. Non ancora.»
Arrossii terribilmente. Andai a sbottonare i miei jeans, mentre Bakugou afferrò i bordi della mia felpa, sfilandola e lasciandomi a petto nudo. Notai una punta di stupore nei suoi occhi, stupore che poi si tramutò in shock. «Che hai al braccio? E questi lividi sui fianchi?»

"Merda, le cicatrici!"

Mi presi il polso e lo nascosi. «Non è niente.»
Bakugou mi fulminò con un'occhiataccia. «Questi sono i lividi che ti ha fatto quella merda di Shinsou?»
Esitai, ma poi annuii.
«Merda, io lo distruggo. Anche questi graffi te li hanno fatti loro?» domandò, riferendosi al mio braccio destro.

«No, non sono stati loro. Sono... sono stato io.» ammisi, rattristito. «Ma è stato tanto tempo fa. Non lo faccio più.»
Kacchan si diede un colpo in testa. Quando riaprì gli occhi, avrei giurato che fossero lucidi. Prima che potessi avvicinarmi per scoprirlo, il biondo mi prese il viso tra le mani. Rimasi spiazzato per la millesima volta.

«Nessuno ti toccherà mai più, te lo giuro.» disse fra i denti. La sua voce era incrinata.
Il cuore parve scoppiarmi nel petto. Ogni suo tocco era una sensazione bellissima. Persi la testa, tanto da prendergli le mani tra le mie e portarle al mio petto. «Toccami ancora.»

Katsuki esitò.
«Per favore. Mi va bene.» lo rassicurai.
Così detto, mi sfiorò prima gli addominali e poi scese fino ai fianchi, sopra ai pantaloni.
«Se esagero, mi devi colpire.» disse serio.
«Eh?!» trasalii.
«Non scherzo, okay?»
Ero titubante, ma alla fine accettai quella condizione.

Dopo quello, Kacchan si chinò per baciarmi il petto, mentre con le mani mi stava sfilando i pantaloni. Serrai gli occhi e poggiai la schiena sul materasso morbido. Lui passò la lingua attorno al mio capezzolo, facendolo diventare sempre più turgido. Mi mancò il respiro e la mia erezione pulsava al di sotto dei boxer bianchi. Ritirai la pancia per il lieve solletico dovuto al tocco caldo della sua lingua.

Mi morsi freneticamente le labbra, iniziando a sudare freddo non appena la sua bocca raggiunse il lembo di stoffa che lo separava dalla mia erezione. Ansimai leggermente.
«È... è stranissimo, ma bello.» biascicai.

Kacchan sorrise. «Sei proprio un verginello porcellino, eh?»
Quei commenti fuori luogo risuonavano fastidiosi, ma poco importava. Il mio cervello era come disconnesso dalle piccolezze, ancor peggio quando la mano di Kacchan prese a massaggiarmelo sopra ai boxer, facendomi trasalire.

***

Where my Demons Hide [Bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora