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Il caffè in cui si erano seduti era certamente accogliente. L'open space rendeva le stanze luminose e delle piante, disposte secondo quello che sembrava un ordine, rendevano l'aria sana e pulita. Le pareti erano di un rosa pastello non troppo carico e i tavolini in legno di noce rendevano la superficie stuzzicante da toccare. Si stava distuggendo le mani a forza di sfregarle fra loro ma per fortuna aveva sempre con sé la sua amata crema alle mandorle. Spalmó un po' di quella sostanza morbida che già stava iniziando ad assorbirsi sulla pelle. Si morse il labbro carnoso cercando di calmarsi ma il sapore ferroso del sangue sulla lingua lo costrinse a fermarsi. La stanza privata che avevano preso poteva essere chiusa e un vetro satinato lasciava intravedere le persone che passavano per il corridoio.
L'ansia lo continuava a tormentare. Si passò con una mano i capelli biondi sbuffando sonoramente.

"Signor Park"

Puntò lo sguardo nocciola sul comandante di polizia seduto davanti a lui. Non disse nulla tornando a mordicchiarsi il labbro e abbassando la testa.
Yoongi non si vedeva da un po' di tempo ormai e la sua preoccupazione stava aumentando.  Perché lo aveva cacciato fuori da quella stanza rimanendo da solo con il tizio che da quello che aveva sentito si chiamava Hoseok? Perché...perché non gli aveva parlato?
Quando aveva assistito al morso del legame non poteva credere ai proprio occhi. Ma chi era quel Hoseok che tanto era ossessionato dal suo alfa? Voleva fortemente saperlo.

"Io torno lì" disse alzandosi e mettendosi il cappotto, datogli dal poliziotto, sopra la felpa verde.

"Non ci pensi neanche. Il mio compito è di assicurarmi che lei stia bene quindi non si muova" afferrando il polso del biondo per fermarlo dalle sue intenzioni.

"La prego devo vedere se sta bene. È il mio alfa non posso stare senza di lui, mi fa male vederlo con qualcun altro." Mentre le guance gli si arrossivano sulla pelle morbida del viso.

"Mi creda, Yoongi tornerà anche senza che lei lo raggiunga. Probabilmente in questo momento la sta difendendo e rivendicando"

"Ma..."

"Avanti si siedi e mi ascolti"

Jimin come richiesto si risedette senza togliersi il pesante cappotto. Fortunatamente Jackson gli aveva dato degli oppressori per il suo calore e la sua rilascita di ormoni nell'aria, quindi ora si riteneva al sicuro.

Il telefono del comandante squilló, l'altro  guardò il contatto e rispose senza esitazioni.

"Pronto?!"

"Jackson sono io. Dove siete?"

"Al caffè qua affianco. Sbrigati" guardando un Jimin con le lacrime agli occhi.

"Arrivo non muovetevi" riattaccando il telefono e correndo il più veloce possibile mentre il cuore gli pulsata a mille.

Yoongi varcó la soglia del bar con la faccia rossa per lo sforzo e il fiatone.

Dove sei

Si guardò intorno alla ricerca del suo omega. Del suo Jimin.

Jimin non appena sentì l'inconfondibile profumo da menta si fiondó fuori dalla stanza privata correndo e inciampando sui suoi stessi passi. Sentiva le lacrime salate cadere dal suo viso per volare sul freddo pavimento che stava percorrendo.

Yoongi... Dove sei

Uscì nello spazio principale del bar e vedendo una figura famigliare sulla soglia si fiondó su di essa.

"YOONGI" lanciandosi nelle braccia dell'altro piangendo e stringendosi ad esso per la paura di perderlo. Come se da un momento all'altro potesse scomparire di nuovo.

"JIMIN" Yoongi iniziò a piangere mentre stringeva quel corpo minuto contro il suo.

"Dove eri finito? Perché mi hai lasciato portare via Yoongi?! Perché?! Perché?!" Buttò fuori il biondo sentendo il battito dell'altro.

Yoongi zittì quella raffica di domande baciando quelle carnose labbra che tanto gli erano mancate e che sapevano di casa.

𝝮 𝒜𝓃 𝒰𝓃ℯ𝓍𝓅ℯ𝒸𝓉ℯ𝒹 𝒪𝓂ℯ𝑔𝒶 𝝮   |𝚈𝚘𝚘𝚗𝚖𝚒𝚗|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora