Capitolo 17

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Punto di vista del narratore
[Il senso dietro alle parole]

Ma non siete scioccati dal fatto che abbia aggiornato due capitoli così vicini, ceh, miracolo.

Erano passate due settimane, un giorno e dodici ore dall'ultima volta che Christophe aveva visto o sentirò il suo amato biondino e ogni singolo secondo che passava peggiorava la situazione.

Il moro sembrava morto, completamente, non rispondeva, non importava chi gli parlasse, come lo facesse o riguardo a quale argomento, se ne restava fermo in silenzio, seduto sul suo banco e quando suonava la campanella se ne tornava a casa pallido come un fantasma.

Austin continuava ad essere arrabbiato con il fratello ma lo aveva consolato e cercava di aiutarlo, si era comportato da idiota ma vederlo in quello stato lo faceva sentire in colpa.

Quel giorno sembrava esattamente uguale a tutti gli altri, Chris era chiuso nella sua stanza, al buio, mentre stringeva a se una delle magliette del suo ragazzo e singhiozzava con affianco delle bottiglie ormai vuote di alcolici molto forti.

I suoi occhi erano gonfi e rossi mentre fissavano il vuoto, le mani erano piene di graffi che si era auto inflitto e quando sentì suonare al campanello vi si diresse depresso pensando a cosa avrebbe potuto prendere dato che l'alcol stava iniziando a non avere più l'effetto desiderato.

Aprì la porta con la lieve speranza che si trattasse del suo amato principino ma quando vide Elise quel piccolo raggio di luce sparì, la odiava, la odiava davvero.

«Mi dispiace... » disse lei mostrando al moro la foto di Colton che si baciava con un ragazzo, lei gli spiegò che aveva un amico nella città lì vicino che le aveva mandato la foto dato per vantarsi della sua conquista in discoteca, mentre lo disse sorrise in modo che il ragazzo non potesse vederla preparandosi alla sua reazione.

Aveva previsto che, come era solito fare quando non riusciva ad affrontare qualcosa, sarebbe crollato e lei lo avrebbe consolato, proprio come ai vecchi tempi, sarebbe tutto tornato come sarebbe dovuto essere, ma non andò così.

Christophe mise su un'espressione neutrale, sembrò che la cosa non lo avesse toccato minimamente quando chiuse la porta bisbigliando semplicemente «Ah... ok » e per questo la ragazza se ne andò interdetta, non capiva la situazione, ma come avrebbe mai potuto...

Il moro si diresse in cucina, buttò tutto quello che si trovava sul ripiano a terra mentre piangeva come un disperato e si tirava i capelli fra le lacrime e i singhiozzi acuti.

Non poteva sopportarlo, tutto ma non quello, lui era tutto per lui, il suo sole nelle tenebre, il suo ossigeno, il suo calore in quel gelo spaventoso, la sua ancora di salvezza nell'oceano violento, lui era il suo angelo salvatore.

Lui era la sua vita.

Se lo perdeva allora non gli rimaneva più nulla, non c'era più motivo per respirare, comminare su quella terra, osservare il cielo, bearsi della musica che tanto amava, lasciarsi sfiorare dalla pioggia o sorridere, era tutto finito, com'era iniziata.

Aprì tutti i cassetti della cucina, prese ciò che cercava e salì le scale lentamente con il capo chino mentre le sue lacrime si infrangevano sul pavimento come il suo cuore, ormai già distrutto.

Aprì la porta del bagno fra i singhiozzi mentre tremava addolorato, era addolorato per aver perso tutto e nel sapere che la colpa era solo sua.

Aprì l'acqua nella vasca e vi ci si infilò con tutti vestiti, rimase fermo mentre l'acqua saliva e bagnava i suoi abiti facendogli sentire freddo, nulla in confronto con quello che provava dentro.

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