Not a Hero [Vaati] Parte 1/

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Era una mattina soleggiata, quella. Una lieve brezza passava tra gli alberi, scuotendone delicatamente le foglie, e spargendo polline ovunque. Una normale giornata di primavera. In quell'anno, in particolare, tutto sembrava esplodere di colori lucenti.

Per i Minish, un giorno come un altro. Guardando in basso, tra l'erba, si poteva vedere un minuscolo villaggio, di cui ogni casa aveva appena le dimensioni di un palmo umano. Per le piccole strade era tutto un brulicare di vita, ogni abitante del villaggio, infatti, si occupava di qualcosa, di un qualunque lavoro fosse necessario fare.

Erano come formiche, i Minish. Piccoli e laboriosi come non mai.

Certo, qualcuno non stava lavorando.

Del resto, io non uscivo mai.

In uno dei punti più lontani dal centro del villaggio, incastrata vicino alla radice di un albero, stava una minuscola casetta di legno e foglie, non diversa dalle altre.

In quella casa stavo io. Quella mattina non avevo nulla da fare, e come mio solito, per passare il tempo, mi ero messo a leggere uno dei tanti libri che normalmente mia madre mi portava.

Non uscivo mai, del resto perché avrei dovuto?

Per armi additare, per essere guardato in modo strano da tutti ed essere evitato?

A quel punto era meglio restarsene chiusi in casa, al sicuro dalle parole della gente. Del resto, almeno lì, non correvo il rischio di essere umiliato.

L'ultima volta in cui ero uscito alcuni ragazzini si erano messi a tirarmi dietro dei sassi, ridendomi contro.

Odiare qualcuno perché ha un aspetto diverso, ridicolo. I Minish potevano essere considerati creature buone, ma sin da piccolo mi ero reso conto di quanto la cosa non fosse vera.

Forse avevano fatto del bene, in passato, ma comunque restavano semplicemente degli esseri pronti a diffidare di qualsiasi cosa non fosse bella e perfetta come loro.

Non c'era spazio per un diverso, per uno
come me.

Per questo mio padre mi faceva restare chiuso in casa. Non uscivo mai, e la luce del sole si posava solo ogni tanto sulla mia pelle.

Se fossi uscito, avrei ricevuto gratuitamente sassate e prese in giro.

Non che le parole degli altri mi ferissero. Dopo un'esistenza passata in quel modo avevo iniziato a capire che degli stupidi come quelli che mi credevano una sorta di mostro non meritavano la mia considerazione. Non volevo uniformarmi a loro, non volevo essere uno di quegli idioti. Volevo solo evitare la pubblica umiliazione. Ne andava del mio orgoglio.

Non ho mai cercato di non farmi notare, e di mostrarmi uguale agli altri. Avevo accettato il fatto di avere un aspetto diverso da quello degli altri Minish, ma invece che vergognarmene ne andavo fiero. Del resto, a me non sembrava di essere un qualcosa di terrificante.

Lessi per quasi un'ora, immergendomi in avventure che non mi appartenevano, lasciandomi trascinare dalle parole come dal corso di un fiume.

Si narrava di eroi valorosi e di stregoni malvagi, di principesse e di cavalieri, di mostri e di dei.

Nella storia i protagonisti erano persone forti, in grado di fare qualsiasi cosa.

Mi persi tra le peripezie del protagonista, che faceva di tutto per la sua nobile causa. Eroi dal cuore puro e dall'anima immacolata.

Esistevano davvero persone del genere?

In quello stesso momento sentii la porta aprirsi, e la voce di mio padre che mi chiamava - Vaati! Vieni qui, qualcuno vuole vederti!

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