La mattina dopo la sveglia suona in anticipo, nuovamente.
Non ho scordato di sistemarla, semplicemente avevo voglia di fermarmi a parlare con Yoongi. Spero tanto di non disturbarlo.
[···]
Anche oggi mi trovo di fronte alla falsa, ma stupenda statua. «Buongiorno...» sono insicuro e comincio a temere che la mia presenza non sia affatto ben accetta.
Sospiro di sollievo quando mi arriva una risposta positiva. «Ciao!» mi saluta infatti. E sulla sua bocca compare un piccolo sorriso.
Il mio cuore comincia a battere più veloce e sento una strana, anche se molto leggera, sensazione allo stomaco: Yoongi è la tenerezza fatta a persona, la sua voce gli dona quell'aria innocente che a volte manca al suo sguardo, e lo rende terribilmente carino.
I suoi occhi vagano intorno al mio viso, senza mai finire nelle mie pupille, per qualche secondo, senza mai parlare, così lo faccio io.
«La musica...» mi blocco, forse dovrei pensare a cosa dire prima di aprire bocca, «tu scrivi musica?» provo ad improvvisare. Ero così concentrato sul fatto di poterlo rivedere, che non ho pensato a cosa poter dire o fare mentre sono qui con lui.
Lui subito sposta lo sguardo verso un punto impreciso della strada, sembra in imbarazzo, poi annuisce in risposta alla mia domanda.
Sorrido, ora sono curioso di sapere che cosa scrive, ma mi sembra inopportuno fare domande già da subito.
«Da quanto?» chiedo. Mi guarda confuso, poi sembra capire e vedo di nuovo quella luce nei suoi occhi, deve amare davvero tanto la musica, chissà se gli occhi di qualcuno si illumineranno mai così quando penserà a me.
«Con il pianoforte ho cominciato verso i sette anni... la prima volta che ho scritto penso di averne avuti dieci.» non lo sa nemmeno lui, è buffo, ma pur sempre carino.
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