Il pomeriggio torno a casa con l'autobus, la mattina non ne passa uno all'orario che necessito, quindi devo fare la strada a piedi.
Il giorno seguente percorro la solita strada e mi imbatto nuovamente nella scultura del giorno precedente, ma, avendo qualche minuto di anticipo, decido di fermarmi ad osservarla.
È davvero perfetta, il viso tondo e i lineamenti delicati, le labbra fine in posizione rilassata come gli occhi, difficile dire se aperti o chiusi. Le mani posate sui braccioli di quella seduta che il ragazzo raffigurato riesce a rendere un trono, con la sua aria altezzosa, distaccata.
Dopo minuti in cui sono rimasto immobile ad ammirare quella meravigliosa scultura, mi rendo conto di essere leggermente in ritardo per il mio turno di lavoro, quindi, anche se controvoglia, riprendendo a camminare verso la mia destinazione.
[···]
Il giorno successivo, così come tutti quelli a seguire nell'arco di quelle due settimane, mi fermo a contemplare l'opera, ignorando tutto ciò che le sta intorno.
Ormai ho imparato a memoria tutti i suoi particolari, dalle sfumature grigie e corvine dei capelli alle fantasie dei particolari vestiti che indossa; mi chiedo di che materiale sia costituita e quanto tempo lo scultore abbia impiegato a realizzarla.
Avendola imparata a memoria, ovviamente, non ho esitato a dipingerla, eppure sulla tela perde quella vita, quell'aria che la contraddistingue da tutte le altre: la statua deve avere davvero qualcosa di speciale, magico, che riesce a renderla davvero unica e lontana da tutto il resto.
Voglio sapere di cosa si tratta, e domattina lo andrò a scoprire.
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Oggi ero di malumore, così mi sono messa a scrivere ed ora va meglio.
