Il piccolo sgabello che mi aveva ospitato le mattinate in cui mi fermavo a parlare con Yoongi ora si trova accanto alla seduta del pianoforte.
Inutile dire che nel vederlo lì rimango sbalordito, spalancando occhi e bocca e pietrificandomi momentaneamente sul posto. Poi, ritrovando il mio autocontrollo, riesco a voltarmi verso il padrone di casa, che al momento è impegnato ad ignorarmi e preparare del thè.
Dopo poco si gira verso di me, con due tazze fumanti nelle mani. «Che gusto vuo- tutto apposto?» domanda infine quando nota la mia espressione. Annuisco soltanto, abbassando lo sguardo.
Lui continua a fissarmi confuso, così parlo: «Lo sgabello.» ammetto. «Oh. Non... non lo vuoi?» sembra dispiaciuto. «Cos- No!» mi affretto a rispondere, negando con il capo. «Certo che lo voglio! Non fraintendere, semplicemente mi ricorda i primi giorni, quando lo hai appoggiato accanto a te, per me.» il mio tono si addolcisce notevolmente, così come l'espressione di Yoongi. «È un bel ricordo, bellissimo.» confesso, sorridendo insicuro.
E vedo quella luce, quella di quando parla della musica, delle cose che ama, nei suoi occhi; si morde il labbro inferiore, abbassando la testa per nascondere il rossore delle sue gote. Decido di ignorarla, non voglio farmi film mentali di cui poi potrei pentirmi, non voglio illudermi.
Così prendo la tazza che mi sta porgendo da ormai qualche minuto, «Thè nero, se c'è.» dico. Lui si affretta a darmi le spalle, per prendere la rispettiva bustina, assieme ad una al thè verde, due cucchiaini e dello zucchero.
Immergiamo il tutto nell'acqua bollente e ci accomodiamo di fronte al pianoforte, ognuno al proprio posto, io sorseggiando la mia bevanda, con le palpebre chiuse e beandomi del dolce suono che Yoongi sa quasi magicamente produrre, con le dita su quei tasti bianchi e neri.
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