ASPETTATE CHE SI CARICHI LA CANZONE! (ANDATE A O.11)
Ps: scusate per la breve introduzione nella canzone (?)
Pps: buona lettura :)
ASHTON’S POV:
L’alba già si faceva largo tra le nuvole rossastre che s’apprestavano a scaricarsi verso l’orizzonte, con quella leggera brezza mattutina che mi spettinava i capelli e mi faceva accapponare la pelle più di quanto i capelli di Art sparsi sul mio braccio facessero.
Ieri sera c’eravamo addormentati, o meglio si era addormentata, sul cofano, nel bel mezzo del film, e mi sembrava brutto svegliarla e costringerla a tornare a casa, così mi ero accucciato al suo fianco e addormentato in seguito.
Lei mi faceva sempre ridere, con quelle sue smorfie non troppo normali, ma neanche troppo eccessive, come quelle di Calum, poi quel suo accento strano, quasi perennemente incazzato e quelle parolacce delle quali neanche s’accorgeva la sfuggita, mi facevano sciogliere in una morsa ridente.
Ora era lì, con la testa sul mio braccio e il sorriso mozzato sul volto stravolto dalla tranquillità del sonno in cui si era rifugiata da ore, e mi sembrò, con gli occhi chiusi nella pittura nera del mascara e i capelli raccolti in quello chignon improvvisato che solo lei sapeva fare, la creatura più bella che io avessi mai visto.
Così fortemente fragile, così fragilmente forte.
Ma nei suoi occhi c’era la forza, la voglia di vivere che per troppo tempo era rimasta opaca e solo ora donava la luce a chi sapesse accoglierla o trovarla, e sembrava che io avessi avuto la chiave per custodirla, ma me l’aveva data direttamente lei con il suo primo sorriso.
Non l’avevo scordato, quel sorriso, così impacciato e imbarazzato per il mio carattere di merda di prima mattina, ma anche così nascosto tra quelle file radiose di denti perfetti, che solo alcuni potevano avere l’onore di ammirarli, tanto erano belli.
E fui sconvolto da quel primo accenno che m’avrebbe dato la forza, quella mattina, quando schiuse gli occhi e si stiracchiò leggermente, tirando in alto le braccia e facendole scrocchiare come era solita fare anche per il nervosismo; abbozzò quel “Buongiorno” seguito poi un rantolio coinvolto nella manata che usò per scacciare il sonno dal suo viso ora riposato.
“Buondì!” l’accolsi meglio che potei, dandole un dolce bacio sulla fronte e scaldandole le braccia infreddolite da quell’arietta pungente.
Si tirò su con il busto, brontolando per il dolore che il metallo dell’auto le aveva causato alla schiena ricoperta da quei nei sui quali non mi sarei mai stancato di disegnare le costellazioni che scorgevo nell’universo che regnava nei suoi occhi verdi.
Ridacchiai per la smorfia in cui si chiuse quel volto che m’ispirava il rosso più vivo di tutti.
Nella mia testa, e molto spesso anche con gli altri, la chiamavo Rossa, per me era rimasta la stessa ragazza ubriaca che scherzava e rideva con me, aiutandomi a trovare i colori da riconoscere nel bene e nel male, ma io vedevo solo il rosso, il suo.
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Red Art
Fanfiction"Certo che ti farò del male. Certo che mi farai del male. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell'esistenza. Farsi primavera, significa Accettare il rischio dell'inverno. Farsi presenza, significa Accettare il rischio dell'as...