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Milton ; 27, luglio, 2013

 

“Caro diario,

sono ancora qui che ti scrivo, giorno per giorno e, finché non riavrò Ash al mio fianco, le pagine saranno sempre più lunghe e depresse.

Stamattina mi sono svegliata e, come al solito, ho controllato il telefono e, tra le mille notifiche, ho trovato un messaggio di Ashton:

 

Io sto pensando a te, mentre tu dormi, e domani mattina, che ormai è stamattina, scrivimi ti prego. Anche se io starò ancora dormendo, tu fallo, fammi svegliare sapendo che ci sei. Che noi esistiamo. Che noi ci amiamo.

 

Sarebbe inutile dirti che appena l’ho letto mi sono sciolta come un ghiacciolo al sole e che gli ho subito risposto, così neanche te lo dico.

 

Diario, ora sto guardando il cielo nuvoloso, mentre sento il mio stomaco brontolare a tempo con i borbottii dei tuoni; non riesco più a mangiare, non riesco a mangiare sapendo che lui non è qui, che Mike non mi ruberà l’ultimo pezzo di pizza, che Luke non mi distrarrà con American Horror Story per nascondermi la posata o che Calum non si metterà in bocca tutti i popcorn per tenerseli per sé.

Sono passai tredici giorni da quando li ho lasciati sulla strada, ma il tepore delle lacrime di Ash si sente ancora su quella maglietta, che, tra parentesi, sto indossando ora; non so dove, tre giorni fa, quando sarei dovuta tornare a Sydney, ho trovato il coraggio di dire alla Famiglia che devo rimanere qui per altre due settimane, visto che la casa di riposo riapre tra, appunto, due settimane.

Mi mancano tanto che sento un buco nello stomaco, che se anche mangiassi non riuscirebbe ad arrivare all’intestino  ché sarebbe già scappato.

Mi manca il suo sorriso che illumina le mie giornate, mi mancano i suoi abbracci protettivi e così stretti da farmi mancare l’aria  come il suo profumo di dopobarba e anice, come quelle risate tra le quali non ho ancora scelto la mia preferita, mi mancano i suoi ricci attorcigliati alle mie dita, le sue mani che si poggiano sulla mia schiena, le sue felpe e le magliette rubate a Luke; il suo modo di guardarmi, di squadrare ogni persona che osa solo posarmi gli occhi addosso, porgendo sul suo splendido volto quell’espressione da “Distogli lo sguardo entro tre secondi, o ti ammazzo di botte”,

Mi manca.

 

Diario, mi viene da piangere al solo ricordo di tutte queste cose, di quelle che hanno determinato la nostra Famiglia, il nostro Noi.

 

Non è passato troppo tempo da quando l’ho trovato nel bagno, immerso nel suo sangue e quell’immagine è ancora vivida nella mia mente, solo che cerco di accantonarla come ho sempre fatto con gli insulti, ma ogni volta che sento che qualcosa va male, eccola che ritorna come a volermi dire “Ah- ah, non sei una brava fidanzata, guarda come lo hai ridotto”, facendomi sentire ancora più sbagliata.

 

Ma Ashton è forte, io lo so, lui è forte e sopporterà tutto questo proprio come lo sto sopportando io e gli altri; lui è forte ed io credo in lui, ora e per sempre,

 

Michael poco fa mi ha chiamato, mi ha detto che stanno andando a non ricordo dove, anzi mi aveva chiesto se volevo che facessero un salto qui, per rivederci, ma, per quanto avessi voluto dirgli di sì, di rivedere quei magnifici sorrisi e sentire ancora una volta quelle risate, sono stata costretta a dirgli di no: già mio padre e mia sorella mi guardano male solo perché respiro, figurarsi vivere e ridere con le stesse persone che, secondo loro, mi hanno portato sulla brutta strada.

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