Capitolo 4: sei stato il mio passato

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Hermione's pov:

Apro gli occhi e noto davanti a me un salone diverso. Le pareti verdi piene di quadri di gente, che non conosco. Giro lo sguardo notando un camino rivestito e un piano nero lucido al centro della stanza. Un lampadario grande pendente, ricoperto da pietre luccicanti e ben pulite. Mi alzo di scatto, mettendomi seduta, notando di essere su un divano verde, antico.

Non sono nel mio soggiorno!

Guardo disorientata, intorno a me.
Noto un orologio; le lancette sono posizionate sulle sei di mattina.
Mi alzo, andando verso la finestra, spostando la tenda vellutata con ricami dorati. Davanti a me una distesa di verde, un paesaggio non riconoscile.
Non sembrerebbe neanche Melrose.

Dove sono?

L'ultimo ricordo che ho è sul divano, mentre parlavo con Draco. Il suo nome rimbomba nella mia testa.

Forse mi ha rapita.

"Riesco a dormire dopo tanto tempo, e mi ritrovo catapultata in un posto sconosciuto!", replico nervosa ad alta voce, cercando di aprire l'enorme porta nera, davanti a me, senza successo. Il pensiero va alla mia famiglia che sarà preoccupata per me.

Cerco una soluzione per uscire di qui, ma la porta sembrerebbe chiusa dall'esterno. Vado avanti e dietro sentendo il pavimento sotto i miei piedi gelidi. Sono scalza e in vestaglia.

"Aiuto!", annuncio urlando, sperando che ci sia qualcuno che mi possa aprire. Vado verso la parete con più dipinti e scritte, ma non riconosco nessun volto. Mentre scorro il dito, a quello che sembra un albero genealogico, sento la porta spostarsi e vedo un volto familiare, che non tardo a rincorrere e abbracciare.

"Mamma dove siamo?", annuncia Ninfa, con le lacrime agli occhi, tremante sotto le mie braccia, spaventata più che mai.

"La verità è che non lo so", mi guardo ancora intorno, con un brivido di paura che percepisco nello stomaco. La stanza è tanto grande, e per quante cose stiano messe in ordine, sembrerebbe comunque vuota.

Di chi sarà questa casa?

Prendo la mano di mia figlia, senza lasciarla indietro. Apro la porta che poco fa sembrava bloccata e con la minima cautela, mi affaccio per perquisire lo spazio circostante. Noto un lungo corridoio con una moquette bianca ed un esteso tappeto verde ad avvolgerlo. Usciamo, chiudendo silenziosamente la porta alle nostre spalle e iniziamo a percorrerlo senza sapere dove ci porterà. Completamente spoglio, privo di qualsiasi oggetto, solo due enormi finestroni agli estremi, che illuminano il tutto. Porte di stanze lungo le pareti, sembrerebbero infinite.
Ninfa ha uno sguardo curioso, perlustra qualsiasi spazio di questo posto e non sembrerebbe più tesa, come qualche minuto fa. Solitamente non si allontana molto da Melrose, se non per andare nelle città circostanti, nonostante abbia raggiunto la maggiore età.

Arriviamo davanti una scalinata posta centralmente, con gradini che sembrerebbero infiniti. Anch'essi bianchi e con un corrimano pregiato, nero. Guardando al di sotto si può intravedere un'enorme salone. Questo posto sembrerebbe disabitato. Non si sente alcun tipo di rumore, nonché quello dei nostri passi. Ci guardiamo e con un cenno di approvazione, scendiamo all'unisono, portando i nostri istinti al piano di sotto.
Scorgo il salone, appena sceso l'ultimo gradino della scalinata. La particolarità di questo posto è che in ogni spazio ci siano estesi tappeti a incorniciare le stanze. Qui un arazzo centrale, un camino posto lateralmente con alcune candele al di sopra, e un tavolo interminabile, con molte sedie.

Sentiamo un rumore assordante, improvviso, e ci guardiamo, notando Ninfa che sgrana gli occhi, non muovendosi dal mio fianco.

Questa situazione mi sta dando proprio di rapimento.

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