Rose's pov:
Apro gli occhi. Ho la testa confusa e il cuore che mi batte ancora a mille. Gli occhi osservano questo soffitto non familiare, notando adesso che non mi trovo in camera mia. La testa mi rimbomba e ho ancora la sensazione di vertigine, provata forse qualche minuto fa. Un flash ripercuote nella mia mente.
Sono nel bel mezzo della strada con mio fratello Hugo, mentre una macchina ci sta investendo.
Apro gli occhi di scatto.
Non sono morta?
Non mi trovo in ospedale?Mi alzo guardando la nuova stanza. Ha le pareti blu, oggetti particolari sistemati sulle dispense e sul muro. Mi alzo da questo letto, andando verso la scopa realizzata in legno che sembrerebbe pregiato.
Una di quelle che nei film usano per volare, forse da collezione. Scorro lungo il muro notando delle bacchette, proprio come quelle dei maghi, racchiuse nelle teche. Ci sono trofei e diversi scudetti, di uno sport che non credo conoscere: Quidditch, leggo scritto su un articolo di giornale. Quadri che sembrerebbero muoversi o forse è solo un'illusione ottica.La lettera parlante.
Avverto un tremolio, ricordando la magia che si è formata nella soffitta e che ha rapito nostro padre.
Diversi libri sistemati sul muro, in cui la mia curiosità ha iniziato a persistere. Strizzo di più gli occhi, per avere più nitida la mia vista.Hugo.
Incita la mia mente, mentre si irrigidisce tutto il corpo. Mi appresto verso la porta, per vedere dove siamo finiti.
"Hugo?", urlo, sentendo l'eco che si crea nel corridoio dopo la porta, dove mi sono appena soffermata.
Vedo ai miei piedi, un ombra di diversa dimensione che si avvicina alle mie spalle. Alzo il mio sguardo istintivamente, scrutando che sia proprio lui. Le sensazioni spiacevoli e contorte di poco fa, smettono di avvalersi dentro di me, riscontrando positività di cui ho bisogno."Sono qui!", afferma stordito e traballante, con il viso corrucciato, ma senza graffi o lesioni di alcun tipo.
Getto le mie mani su di lui, abbracciandolo, facendo sì che rimanga immobile. Forse per il fatto che non è nostra consueta abitudine scambiarci segni di affetto. Non nego di aver avuto tanta paura di perderlo, come ho paura di perdere la mia famiglia che non ho idea di dove sia finita. Aver visto il terrore negli occhi di Hugo, quando quella macchina ci è sfrecciata contro. L'aver rischiato le nostre vite, quelle di entrambi, temendo di non poterlo rivedere mai più, mi ha suscitato sgomento. Lascio la presa osservando la casa in cui siamo.Come siamo arrivati fin qui?
Di chi è questa casa?Non ricordo granché di ciò che sia avvenuto nel mentre, forse perché ho chiuso gli occhi l'istante prima di essere investita, tenendo la mano stretta a mio fratello.
Sarà collegato a quel bagliore sulla soffitta della nostra casa?
Ho letto molti libri, notevoli trovati su in soffitta.
Non credo che i nostri genitori si ricordino di averli. Sono tutti abbandonati in quegli scaffali ricolmi di polvere. Molti di essi parlano di magia, incantesimi, qualsiasi cosa riguardante il mondo magico. Libri incisi, con quelli credo siano geroglifici o una lingua mai sentita in vita mia. Ho sempre avuto cura perché quelle letture mi piombavano in un'altra realtà, una in cui mi ci trovavo, immaginando che un giorno potessero avverarsi tutte le cose scritte in quelle pagine."Ciao", si annuncia improvvisamente una voce maschile. Mi alzo, lasciando mio fratello, risvegliandomi da quella trance. La figura si avvicina, togliendosi dalla penombra. Capelli neri disordinati e occhi verdi si apprestano a raggiungerci. Ha la carnagione chiara con spruzzi di lentiggini sul naso. Indossa una camicia a quadri e jeans abbastanza larghi.
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Riportami indietro
RomanceE dove un giorno c'è stata connessione, ci sarà sempre una seconda stagione.