Prologo

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Ogni re necessita del proprio regno, così come ogni Alfa necessita del proprio branco; non sempre trovarlo è facile, ma io c'ero riuscito, l'Accademia di Belle Arti di Verona era il mio regno.

Rotolai sul lato sinistro del letto, la testa mi doleva e un forte sapore di vodka aveva impregnato la mia bocca. Ancora una volta, la festa di Francesco era andata a buon fine.
Aprii lentamente gli occhi per ritrovarlo al mio fianco, il lenzuolo candido gli copriva appena il pube, mostrando il suo fisico possente. Dormiva ancora, le labbra serrate, aveva un aspetto angelico.

Mi avvicinai a lui poggiando poi una mano sul suo petto, sentivo il suo cuore battere contro il mio palmo. Gli baciai prima una guancia, poi il mento barbuto, infine il collo, ponendo lì la mia attenzione. Non impiegò molto a svegliarsi, sorridendo appena.

"Buongiorno" mormorai, regalandogli a mia volta un sorriso.

"Ciao" rispose lui, stiracchiandosi. "Pensavo fossi già andato"

"C'è ancora tempo, poi sai che nessuno fiata se arrivo tardi" dissi, lasciando scorrere le dita sul suo ventre. "Abbiamo tempo per un secondo round..."

"Cla..." sospirò lui. Nonostante lo sguardo contrariato, dal suo sorriso capii che approvava la mia idea.

"So che vuoi" continuai, baciandogli il petto, scendendo fino al pube in una scia di baci.

"A fine lezione, okay?" mi interruppe lui, sollevandomi il viso. Mi imbronciai, ma tornai di nuovo al suo fianco.

"Sei insaziabile" sospirò, baciandomi sulle labbra subito dopo.

Si alzò per rivestirsi ed io ne approfittai per godermi la vista del suo corpo nudo. Era bello, quasi perfetto, tutti morivano dalla voglia di andare a letto con lui ma solo io godevo di tale privilegio. Tutti sostenevano che eravamo una bella coppia, ma non era quella la definizione appropriata per descrivere la nostra relazione, più fisica che sentimentale.
Entrambi ci godevamo quegli incontri e quelle sere di festa, saziando uno la fame dell'altro, escludendo i sentimenti come stabilito dall'inizio.

Si infilò i suoi jeans stretti e la camicia bianca che poco prima giaceva sul pavimento insieme ai miei vestiti, tentò di riordinarsi i capelli con le dita guardandosi allo specchio posto sul largo comodino di fianco all'entrata della camera.

"Potresti anche evitare di andare, parlerò con mio padre e non ti daranno neanche l'assenza"

"Sei il mio angelo" rispose lui, riallacciando il Rolex argentato al polso. "Ma non posso perdere un'altra lezione, ho chiesto così tante volte gli appunti a quel Mattia che temo di dovergli fare un pompino la prossima volta"

Scoppiai a ridere mentre scendevo a mia volta dal letto, ripresi la camicia floreale che indossavo la sera prima e i pantaloni bianchi, poi andai in bagno per lavarmi i denti e coprire la puzza di vodka con del collutorio.

"Non hai lezione?" chiese Francesco, infilandosi le scarpe.

"Si, storia dell'arte greca, ma c'è il nuovo insegnante, tanto vale che capisca subito chi comanda"

Prima di uscire dall'appartamento, io e Francesco ci fermammo sul pianerottolo e ci scambiammo un altro bacio, uno di quelli vietato ai minori e con le lingue ben in vista. Le nostre strade si separarono solo una volta giunti in Accademia.

Il Colore MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora