Avevo lasciato dormire Mario nel mio letto ed io avevo passato la notte sul divano, tentando di chiudere occhio, il che mi risulto abbastanza difficile. Non sapevo spiegare precisamente il perché, forse per la quantità di vino bevuto che mi faceva girare lo stomaco? O forse perché nell'altra stanza c'era Mario, avvolto tra le mie lenzuola e che avrebbero avuto il suo profumo?
Avrei voluto alzarmi e sgattaiolare in camera solo per sedermi e fissarlo per tutta la notte, studiando i lineamenti di quel viso angelico. Invece mi sarei goduto del suo aspetto arruffato mattutino, ed era una consolazione soddisfacente.
La sveglia suonò puntuale e fu come una lama nelle tempie. Odiavo la sbornia del giorno dopo, quando mi ripromettevo di non bere mai più alcol in vita mia ma fallendo miseramente il weekend successivo. Mi tirai su e andai in cucina per preparare qualcosa da mangiare, chissà se a Mario piacevano i cereali al miele o era più un tipo da toast? Il suono dello strisciare di passi dal corridoio mi indicò che stava per arrivare.
Sistemai una bottiglia di latte sul tavolo e un paio di ciotole. Qualche secondp dopo, Mario entrò in cucina ed era l'immagine più tenera che avessi mai avuto davanti. I suoi capelli neri erano arruffati e il segno del cuscino gli colorava le guance; si stropicciò gli occhi prima di sbadigliare un "buongiorno". Il dettaglio che più mi piaceva, però, riguardava quello che indossava: la mia t-shirt bianca della Vans e i pantaloncini della tuta. Era così svegliarsi con Mario Serpa, quindi? Un misto di tenerezza ed erotismo che mi faceva mordere il labbro fino a farlo sanguinare?
"Grazie per avermi fatto restare" disse, versandosi il latte nella tazza. Io lo imitai.
"Eri troppo ubriaco per guidare, figurati se ti lasciavo andare!"
"Ho la testa che mi scoppia" mormorò, premendosi i palmi sulle tempie.
"Quand'è che ti sei ubriacato l'ultima volta?" gli chiesi, curioso. Lui si grattò il mento mentre rifletteva.
"Un paio di anni fa, era la festa della mia laurea" rispose, inzuppando un biscotto nel latte. "Mi porti sulla cattiva strada, Sona"
O forse era lui che portava me su quella giusta. Mario era pace, tranquillità, era leggere in giardino, guardare un film in bianco e nero, era passeggiare in spiaggia al chiaro di luna, era coccole dopo il sesso. Io ero caos, disordine, ero ascoltare musica ad alto volume, passare la notte sveglio, ubriacarmi, scopare come se fosse l'ultima volta. Eravamo diversi, eravamo opposti, lui metteva ordine nella mia vita mentre io scombinavo la sua, il tutto accadeva in poche ore.
Forse non dovevo stargli così vicino, forse avrei dovuto lasciarlo andare, salutarlo e riprendere il classico rapporto insegnante-alunno. Avrei dovuto focalizzarmi su altri, su... su Arcobaleno grigio. Come se qualcuno mi avesse colpito in pieno viso, balzai in piedi e afferrai il cellulare gettato sul divano, ricordandomi di dovere ancora una risposta al ragazzo di Grindr.
Quando aprii l'applicazione, però, di quel profilo non c'era più traccia, sparito nel vuoto totale. Controllai un paio di volte prima di tornare al tavolo con un groppo in gola e gettare l'iPhone sul tavolo. Avevo sprecato un'occasione.
"Che succede?" chiese Mario, sollevando un sopracciglio.
"Solo problemi con Grindr" risposi distratto. Era inutile negare che ci ero davvero rimasto male per quella scomparsa, forse avevo legato il mio pensiero a quella figura anonima. Avrei dovuto uccidere Paolo, lui e le sue stupide idee.
"Quell'app non funziona, Cla" disse lui. "Fidati, ci trovi solo arrapati di prima categoria"
"E' stata un'idea di Paolo, io neanche volevo iscrivermi"
"I migliori amici sono fatti così, sempre alla ricerca del tuo bene e mai del proprio"
"Bella frase da chi ha un mal di testa da sbronza" scherzai, rivolgendogli un sorriso colmo di gratitudine. Lui ricambiò e, per un attimo, mi sembrò che qualcuno avesse cancellato tutto il male dal mondo per fare posto alla pace. Fissai i suoi occhi, così profondi che avrei voluto caderci dentro per viverci, chissà quante cose nascondevano.
"Dovresti andare" mormorai. Ancora una volta, il mio cervello aveva deciso di non voler collaborare con la mia bocca. Mario mi guardò sorpreso. "Credo che starmi vicino ti faccia male"
"E' solo una sbronza, Claudio" rispose lui, finendo il suo latte. "Non è la prima che ho avuto"
"Ora è solo una sbronza, ma domani?"
"Mi spieghi da dove esce fuori questo discorso?" borbottò, poi allungò una mano per stringere la mia, ma la ritirò lentamente. Non era una buona idea e lo sapeva.
"Tutti quelli che mi stanno vicino finiscono per intossicarsi, sono come un veleno che non va più via. Me l'ha detto anche Francesco e..."
"Cristo, ancora Zecchini?" esclamò lui, sollevando le braccia al cielo. Ricordavo ancora il giorno in cui mi aveva detto quelle parole, ero appena tornato da un appuntamento e lui mi aveva aspettato alzato nel mio appartamento. Mi aveva urlato contro, mi aveva detto che ero tossico e che era meglio non toccare gli altri, che lui sarebbe stato felice di tenere tutto il mio male per sé. Io gli avevo creduto. "Stammi a sentire, Claudio, sei una persona fantastica che indossa ogni giorno una maschera di indifferenza. Non dargli retta e cancella le sue parole dalla tua mente. Non sei un veleno, non lo sei, sei l'esatto opposto di un veleno: un antidoto. Mi hai fatto per la prima volta dimenticare tutti i problemi che mi pesavano sulle spalle e queste cose non le fa un veleno. Stammi a sentire, okay?"
Prima che me ne accorgessi, stavo piangendo. Le lacrime rigavano le mie guance, erano incontrollabili. Tirai su col naso prima di asciugarle con il palmo delle mani. Una parte di me desiderava così tanto credergli, ma quando chiudevo gli occhi, le parole di Francesco mi tornavano in mente.
"Ti va di restare con me, oggi?" sussurrai con voce rotta.
"Non desidererei altro".
Spazio autore:
Ciao a tutt*, scusate per il ritardo ma in questi giorni non sono stato a casa e scrivere mi era impossibile.
Vi è piaciuto il capitolo? E voi, avete mai avuto un/a migliore amico/a sempre alla ricerca della vostra anima gemella?
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Il Colore Mancante
FanficClaudio Sona sa quello che vuole e come ottenerlo, d'altronde è nato in un'importante famiglia veronese. Studente d'arte di giorno e animale da festa di notte, Claudio si gode la sua vita, non ha paura dei limiti, anzi, si diverte a oltrepassarli. L...