Capitolo 22 - Ossessione

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Nei giorni successivi, tentai in tutti i modi di evitare Mario, non rispondevo ai suoi messaggi e alle sue chiamate, in classe non osavo parlare a meno che non fossi interpellato, addirittura correvo a casa una volta terminate le lezioni. La parte peggiore era riavere Francesco a casa.

Sedeva sulla poltrona, la maglietta senza maniche gli scopriva le braccia muscolose, sorseggiava una birra mentre trasmettevano un film in televisione. Io me ne stavo seduto al suo fianco, sperando che se ne andasse subito.

"Hai voglia?" mi chiese, accarezzandomi la guancia. Mi faceva schifo anche solo toccarlo, figuriamoci fare sesso con lui, ma dovevo proteggere Mario. Era finito in quella situazione per colpa mia e neanche lo sapeva.

"Sì" risposi, fingendo dell'entusiasmo che non mi apparteneva. Come poteva essere altrimenti?

Fece scorrere la mano sulla mia gamba fino all'interno coscia, gli sorrisi freddamente. Solo in quel momento mi resi conto che Francesco neanche conosceva il significato della parola amore. Era possessivo, mi trattava come se fossi un giocattolo con cui divertirsi nei momenti di noia. Lo odiavo.

Mi si appiccicò addosso come un animale bavoso, strappandosi i jeans e bloccandomi sul divano. Facemmo sesso, o meglio, lui si muoveva dentro di me mentre io fingevo di gemere. Il suo profumo era disgustoso, sospirava contro il mio orecchio finché non raggiunse l'orgasmo. L'immagine perfetta di un gorilla.

Mi sedetti sul pavimento della doccia mentre l'acqua lavava via ogni traccia di lui. Il mio cellulare era sul lavabo, morivo dalla voglia di contattare Mario, scrivergli e vederlo, ma non potevo.

Dopo essermi pulito, finalmente Francesco andò via ed io mi rannicchiai nel mio letto, fissando il cielo coperto da un manto di nuvole grigie. Dovevo uscire da quella situazione in qualche modo, io ero Claudio Sona, non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno. Presi il cellulare e chiamai Paolo, l'unico in grado di capirmi.

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"Ma in che casino ti sei messo..." sospirò Paolo, strofinandosi gli occhi. "Andare a letto col professore e poi farti ricattare da Francesco?"

"Non mi fa impazzire questa storia, Pa, vorrei solo uscirne indenne"

"Non potrai finché Francesco ha quel video" sorseggiò del caffè che gli avevo preparato.

"È questo il punto, non so come cancellarlo!"

"Devi prendergli il telefono, il computer e accedere nel suo Cloud. Facile insomma"

Premetti la fronte contro il tavolo, esasperato. Doveva esserci qualcosa che avrei potuto fare, una nuova opzione.

"Cla, per lui sei un ossessione, sfrutta la cosa a tuo vantaggio. Vai a casa sua, insomma, scopalo, fallo dormire e attacca!" sbottò Paolo, sollevando le braccia al cielo.

Non era una cattiva idea, la sua, avrei potuto organizzare qualcosa a casa di Francesco, farlo ubriacare e finalmente liberarmi da quelle catene invisibili.

"Cazzo Pa, se non fossi il mio migliore amico ti limonerei!" esclamai.

"Lo prendo come un grazie" rispose lui, sorridendo. "Facciamo vedere a quel pallone gonfiato di che pasta sei fatto!".

Il Colore MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora