Capitolo 25 - Senza respiro

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Erano le quattro quando finalmente Francesco cadde in un sonno profondo ed io ebbi la possibilità di scivolare fuori dal letto. Evitai di accendere la luce per non svegliarlo e camminai a passo felpato, raggiungendo i suoi jeans gettati sul pavimento. Gli frugai in tasca e tirai fuori l'iPhone, sbloccandolo rapidamente. Aveva la solita password. Cancellare le foto sia dalla galleria che dall'iCloud fu facile, ma le mani comunque non smettevano di tremarmi. Ero ad un passo dal liberarmi di lui e vivere la mia vita con Mario. Se solo fossi riuscito a sistemare le cose.

Stavo quasi per chiudere tutto quando un album digitale senza titolo attirò la mia attenzione, lo aprii e cominciai a scorrere le foto. La mascella quasi non mi cadde sul pavimento, ero incredulo e... disgustato. La luce della lampada si accese alle mie spalle.

"Cla... che fai?" mormorò Francesco, assonnato. Mi voltai, si era alzato ed infilato un paio di boxer. Il suo sguardo passò da me al cellulare in brevi secondi.

"Ho eliminato le foto che hai contro di me" spiegai cercando di mantenere un tono di voce sicuro. "Ma ho trovato altro. Davvero Fra? Ti sei scopato tuo zio?"

Lo vidi irrigidirsi, avevo colpito un nervo scoperto. Avevo tra le mani delle foto di lui e suo zio, un uomo alto e muscoloso tremendamente somigliante a Francesco, tra le lenzuola. C'era anche un video che non avevo il coraggio di aprire. Mi tornarono alla mente brevi ricordi, come flash: eravamo nella casa in campagna degli Zecchini, c'era anche suo zio. Iniziai a ricordare delle brevi carezze sotto al tavolo tra loro due, le loro dita che si sfioravano di nascosto, i loro sguardi complici. Molto più di un semplice rapporto tra zio e nipote.
Digitai velocemente sul suo cellulare.

"Che fai ora...?"

"Ora queste foto sono anche mie" dissi, sentendo il mio cellulare emettere un bip. Ecco la mia chiave di fuga. Gettai il suo cellulare sul letto.

"Che hai intenzione di fare, Sona?" fece un passo in avanti, io non mi mossi.

"Assolutamente niente, Fra, ma avvicinati ancora a me o a Mario e giuro che quelle foto faranno il giro del web. Scommetto che tuo padre ti butterebbe fuori di casa, la vita sotto i ponti non è facile sai?"

Restò in silenzio, incredulo. Ne approfittai per rivestirmi, finalmente potevo cacciarlo via. Prima di aggiungere altro, Francesco si scaraventò su di me, premendomi con forza al muro, le sue mani grandi e callose intorno al mio collo. I suoi occhi era iniettati di sangue.

"Non hai capito un cazzo, Sona!" sbottò. "Credi di potermi ricattare così? Di scoparti il professore e passarla liscia? Non hai capito allora, se non posso averti io, non ti avrà nessuno!"

Strinse con forza, mozzandomi il respiro. Boccheggiavo alla ricerca di aria, gli graffiavo le braccia ma non si spostava di un centimetro. Quindi per me non c'era lieto fine, nessuna favola, nessun grande amore.
Chiusi gli occhi, la testa mi girava, era quasi giunta la fine, non avrei più rivisto Paolo né Mario.

Udii un colpo sonoro, poi Francesco allentò la presa. Sgranai gli occhi e recuperai più aria possibile, Francesco giaceva inerme sul pavimento, Mario era alle sue spalle e stringeva tra le mani una lampada.
Ci guardammo per secondi che sembravano interminabili, il mio cuore che batteva frenetico, poi crollai tra le sue braccia, piangendo, prima di perdere i sensi.

Il Colore MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora