Capitolo 11 - Grindr

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Ero già al terzo caffè quando Paolo mi offrì una sigaretta dal pacchetto appena comprato, avevo passato tutta la notte a pulire il loft dopo la festa e non aveva chiuso occhio neanche per un'ora. Paolo, nonostante fosse stato l'ultimo ad andarsene, sembrava pieno di energie. Probabilmente il suo motore era alimentato dal divertimento per quella situazione nuova anche per me.

"Okay, ora scarichiamo Grindr. Dammi il cellulare" ordinò, aprendo la mano in attesa.

"Grindr, davvero?" sbuffai io, raschiando il fondo del bicchiere con il bastoncino di plastica. "Non lo uso da quando avevo sedici anni, Pa"

"È arrivata l'ora di utilizzare i vecchi metodi. Il cellulare" ripeté con tono più autoritario. Mi sfilai l'iPhone dalla tasca per passarglielo. Digito per qualche minuto con sguardo concentrato, poi finalmente mi passò il dispositivo. "Immagino tu non abbia ancora il tuo vecchio profilo, quindi creane uno nuovo"

Sperai che, seduti nel giardino dell'Accademia, sarebbe arrivato qualcuno pronto a salvarmi, ma c'eravamo solo noi e il rumore dei rami secchi spinti da un vento leggero.
Mi concentrai nella creazione del profilo, inserii email e password, usai la mia foto migliore e scrissi una breve e semplice descrizione; come nome utilizzai CS.

Paolo sorrise vittorioso, avrei voluto strappargli quel sorriso dal volto, ma lasciai perdere; infilai di nuovo il telefono in tasca.

"Tieni d'occhio le notifiche e scrivimi subito quando trovi qualcuno di carino, voglio anche gli screen eh!" precisò, puntandomi un dito contro in segno di avvertimento.

"Ripetimi come sei riuscito a convincermi a fare tutto questo"

"Perché mi vuoi bene e perché finalmente non sei più succube di Francesco"

"Io non ero suo succube di Francesco!" protestai, colpendolo al braccio.

"Ti mancavano solo la coda e il guinzaglio e saresti stato un cagnolino perfetto"

Risi, ma dentro di me ripensai a tutto il tempo trascorso con Francesco. Forse era vero, mi ero sempre dimostrato forte e indipendente, ma con uno schiocco di dita finivo subito in ginocchio, pronto a soddisfare ogni suo desiderio. Quasi me ne vergognavo.
Paolo gettò il mozzicone di sigaretta e lo calpestò.

"Voglio solo che tu sia contento, Cla, te lo meriti" disse, passandosi una mano tra i capelli.

Gli sorrisi, era l'unico che si preoccupava realmente di me fin dalle elementari, siamo sempre stati inseparabili, gli amici storici di cui tutti parlavano. Al liceo mi aveva sempre coperto e una volta si era anche preso la colpa al posto mio quando eravamo stati beccati a fumare in bagno.
Mi sporsi per baciargli una guancia, un gesto affettuoso che mi concedevo raramente.
In risposta, Paolo aggrottò la fronte.

"Ti senti bene?" domandò.

"Benissimo" risposi. Afferrai lo zaino da terra e lo infilai in spalla. "Ci vediamo a lezione, Pini!".

Il Colore MancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora