Sette

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Simone pensa a Emma. Alla curva definita delle sue labbra, il suo taglio degli occhi, la pelle liscia e compatta.
Si passa una mano tra i capelli rasati.
Non dovrebbe pensarla così spesso.
Quella ragazza fa tornare in vita i demoni del suo passato e questa faccenda lo spaventa.
Simone prende tra le dita l'ago affilato.
Ha deciso di farsi un piercing al labbro inferiore, giusto per sembrare ancora di più il cattivo della situazione. Fa un respiro profondo prima di spingere l'ago nella carne, con un movimento rapido e fluido da vero professionista. Aspetta venti minuti prima di infilare il piercing di acciaio nel foro. Passa la lingua sul sangue seccato.
<Simone! Ti sei chiuso dentro?> la madre è fuori la porta del bagno.
<Oh, cazzo!> esclama, nascondendo l'ago e i fazzoletti sporchi.
<Simone! Ma che stai facendo?> la madre spinge la maniglia della porta preoccupata che il figlio si sia sentito male.
<Eccomi> esce, rassicurando la madre di stare bene. La signora inizialmente non si accorge del piercing, tira un sospiro di sollievo e fa per andarsene. Dopo tre passi si ferma e si volta verso il figlio.
<Cos'hai lì?> chiede, puntandogli un dito contro.
<Dove?> lui finge di non capire, infilandosi una mano nella tasca anteriore.
<Qui> la madre sfiora il piercing con le dita.
<È... un piercing>
<Un piercing? E chi ti ha dato il consenso di farlo?> Simone escogita un piano, quello di sviare il discorso.
<Sei andata dal parrucchiere?
Questa acconciatura ti sta bene...>
la madre è incredula, scuote la testa esasperata.
<Simone Baldaaseroni, sei un guaio di ragazzo. Uno che fa sempre di testa sua. Vorresti rendermi partecipe delle tue decisioni, almeno una volta?>
<Quando mai hai voluto esserlo?> ironizza, pungendola sul vivo.
Non concepisce le accuse della mamma, da un giorno all'altro vuole prendere decisioni sulla sua vita.
<Ho sbagliato, me ne sono resa conto.
Voglio rimediare e poi...> il ragazzo comprende che c'è qualcosa dietro, che ancora non gli ha detto.
<E poi?> dal modo in cui si pone, intuisce si tratterà di una notizia spiacevole.
<E poi io e tuo padre ci stiamo frequentando di nuovo, lui ha lasciato la sua compagna e sarebbe bello se tornassimo la famiglia serena di un tempo> suggerisce, in preda all'emozione. Non può credere alle sue orecchie. Il padre è tornato dopo anni di abbandono, in cui non ha dato segno di vita, di interesse verso di loro. E la madre che fa?
Come una scema cade tra le sue braccia? Dimenticando tutto il male che ha causato a entrambi?
Lui non ci sta, vuole comportarsi da persona coerente, odia il padre e si rifiuta di vederlo insieme alla madre.
<Tu credi davvero che io possa accettare tutto questo? Credi che possa perdonarlo, quando non si fa vivo da tanti anni? Non voglio costringerti mamma, ma se lui entra a casa nostra, io esco e non mi faccio vedere più> suona quasi come un ricatto, lo è per certi versi. Simone vuole capire e mettere alla prova la madre.
Preferisce il suo affezionato figlio, o quel codardo e bastardo del padre che l'ha abbandonato per una giovane?
Infila la giacca nera e con il suo motorino, sparisce in mezzo al traffico di auto.

Sola, come una margherita in un campo di rose.
Chi sceglierebbe mai il fiore meno bello, meno profumato e colorato in mezzo a tutti gli altri?

La diversità spaventa a tal punto, che gli esseri umani preferiscono la monotonia dei loro simili rispetto al fascino dell'imprevisto, dell'ignoto, del nuovo, poiché fa tremendamente paura.

Emma si rivede in quella descrizione.
Lei è quella margherita solitaria che nessuno avrebbe il coraggio di cogliere. Nemmeno Simone l'ha voluta, lui che sembrava tanto propenso a conoscerla, a farsi conoscere.
Chiude il libro che ha disteso sulle gambe. È una storia autobiografica, di passione e lacrime. Solitamente lei non si cimenta in letture tragiche, essendo di lacrima facile quando si tratta di vedere film o leggere libri.
Questa volta ha voluto cambiare perché è come se l'autrice e la sua vita fossero intrecciate. Due simili, quindi si comprendono a vicenda.
Trova giusto la sua opinione, solo coloro che hanno vissuto esperienze come le tue possono comprendere e giustificare le tue scelte.

Simone scende dal suo motorino, mette il cavalletto. Appende il casco al manubrio. Quella benedetta piazzetta! Dovrebbe passarci più spesso.
Cammina verso la fontana ma qualcuno distrae la sua attenzione.
Una ragazza con i cappelli color miele è seduta, con le gambe accavallate, intenta a leggere un libro. Lui allunga il passo, con cautela. Il vento le scompiglia i capelli, qualche ciocca scorre dinanzi ai suoi occhi. Lei se le sistema dietro le orecchie. Alza lo sguardo.
Il ragazzo si blocca. Emma l'ha visto.
<Ciao> la saluta prima di fare una brutta figura.
<Non ci credo! Ancora tu!> è sorpresa e allo stesso tempo eccitata nel vederlo.
<Se do fastidio vado via> si affretta a rispondere.
<Nessun fastidio, accomodati pure> gli fa spazio, sulla panchina c'è posto giusto per due persone.
Simone si siede e nell'abbassarsi sfiora il suo ginocchio. Emma avverte una leggera scintilla, a quel contatto.
<Cosa leggevi?>
<Un romanzo autobiografico, tu come mai sei qui?> strabuzza gli occhi, i raggi del sole le impediscono di guardarlo bene.
<Avevo bisogno di uscire, in casa mia non si respira>
<Siamo in due, ho un fratello che è una peste capricciosa e dei genitori che mi trattano come se avessi cinque anni> confessa. Quelle parole sbucano fuori senza che riesca a controllarle.
<Io ho un padre e una madre che di me se ne sbattono, punto> Emma abbassa lo sguardo.
<Sei figlio unico?>
<Si, per fortuna> la ragazza ride alla sua battuta.
<Hai ragione a dire per fortuna>
<I bambini non mi piacciono e poi non sarebbe stato comunque possibile avere fratelli>
<Perché?> è incuriosita, arrossisce quando si accorge di essere stata troppo invasiva nel porgli quella domanda.
<Perché mia madre dopo aver dato alla luce me ha scoperto di avere un linfoma> ammette come se nulla fosse. Emma è dispiaciuta quindi si avvicina per stringergli una spalla.
<E ora sta bene?>
<Si, meglio> la ragazza capisce il perché del suo aspetto cupo e in perenne lotta con il mondo.
<Per qualsiasi cosa Simone, sappi che ci sono. Tu hai aiutato me, devo ricambiare> lo sguardo di lui si sposta sulle labbra di lei che deglutisce. Vuole baciarla? Deve fare lei la prima mossa? Emma si chiede se il ragazzo sia incerto sul da farsi.
Però i loro visi sono vicinissimi e quando lei, spinta dalla voglia di lasciarsi andare, con gli occhi chiusi fa per posare la sua bocca su quella di Simone, il ragazzo è sparito e lei si sente una sciocca.

Ciao a tutti!
Scusatemi se vi ho fatto aspettare un po' per questa pubblicazione. Questa settimana pubblicherò un'altra volta probabilmente tra sabato e domenica. Ci siamo, i protagonisti sono vicinissimi.
Cosa potrebbe accadere? Di tutto!
Votate o commentate se vi sta prendendo. Grazie di esserci.
M❤

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