Dodici

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Emma saluta dalla finestra i suoi genitori. È domenica, vanno dalla nonna Carla, la madre del papà.
Lei resterà in casa, non può lasciare Simone da solo. Ha inventato l'unica scusa plausibile, quella di dover studiare molte pagine.
Kurt la saluta con la manina e per una volte in vita sua, Emma risponde con un sorriso.
Le mancherà per un po' quel demonietto.

Simone sbircia oltre le tende. Una donna, un uomo e una bambina stanno salendo in auto. La donna ha i capelli color miele come Emma, suppone si tratti della madre. Appena volge il suo sguardo verso la casa, Simone si nasconde. Teme che possano entrare da un momento all'altro, ma fortunatamente dopo un po' avverte il rumore del motore dell'auto che parte e si allontana.

Ha preso le medicine che Emma gli ha portato e ha mangiato con voracità tutto il cibo nel piatto.
Visto che i genitori non sono in casa, decide di andare a trovarla e consegnarle gli oggetti da lavare.

Suona al campanello. Emma è al portoncino in un mini secondo.

<Come mai da queste parti?> Simone si passa una mano sui capelli, leggermente cresciuti.

<Nulla, ti ho portato questo e ti avviso che sono quasi guarito> le passa il vassoio ed il bicchiere.

<Meno male! Puoi entrare comunque, non restare sulla soglia come un merluzzo imbambolato> Simone ridacchia per quella battuta e si siede su uno sgabello.

<Vuoi da bere?>

<Certo> Emma gli versa il succo d'arancia nel bicchiere di plastica.
Simone avrebbe preferito una birra ma va bene lo stesso.
Emma prende posto di fronte a lui.
Simone la guarda, è sempre carina anche se c'è qualcosa in lei che non la fa brillare come dovrebbe. Qualcosa celato nei suoi occhi.

<Ce l'hai il ragazzo?> chiede d'impulso.
Spera di non offenderla, non vuole intromettersi nella sua vita, è solo un modo per spezzare il silenzio.

<No, in passato c'è stato un ragazzo ma niente di profondo. E tu?> Simone  accortaccia il bicchiere e lo getta nel cestino.

<C'è stata una persona, lei è... morta> confessa a Emma. La ragazza resta di stucco.

<Mi dispiace, suppongo tu l'amassi molto>

<Si, molto è riduttivo. Lei era un punto fisso, un esempio da seguire. Lei era una spalla, un'amica, una complice. Mi capiva guardandomi negli occhi e poi...> Simone si blocca un istante. Perché sta raccontando i suoi fatti personali a quella ragazza che conosce a stento?

<Non mi devi spiegare per forza, se non vuoi a me sta bene> Simone annuisce e Emma fa altrettanto.

<Come mai sei venuto da me?> chiede d'un tratto, quella domanda le ronza in testa da un paio di giorni ma non ha avuto mai il coraggio di fargliela.
Forse perché si aspetta che le dica qualcosa che lei vorrebbe sentire.

<Perché abito qui vicino e poi sei stata tu a dimostrarti disponibile ad aiutarmi e di questo te ne sono immensamente grato> l'amarezza è impressa sul volto di Emma, per quanti provi a nasconderlo.

<Posso andare un attimo in bagno?>

<Si, sali le scale e te lo trovi di fronte>.
Nel tragitto, Simone passa vicino la stanza di Emma. Ha una terribile tentazione di entrarvi, non sa nemmeno lui il perché. Fatto sta che prima di andare in bagno, devia verso quella cameretta tanto diversa dalla sua. Ci sono due letti a castello e foto di due bambini con gli occhi chiari dappertutto.
Simone esplora ogni dettaglio con circospezione. Questo è un luogo che trasuda amore e protezione, questa casa è l'essenza di tutto quello che lui avrebbe tanto desiderato e mai avuto.
C'è un piccolo oggetto sul letto di Emma. Un diario aperto, le pagine su cui è aperto sono in bianco.
L'ha interrotta, stava per scrivere qualcosa. A lui serve un diario, non ne può più di scrivere sul telefono e il suo è nel luogo in cui non ha intenzione di ritornare.
Simone lo ruba, lo infila sotto la maglietta, nell'elastico dei pantaloni.

La felpa copre il tutto, ne è sollevato. Promette a se stesso di non sbirciare le pagine scritte da quella ragazza, per quanto la curiosità di conoscerla sia grande.

Quando torna dal bagno, Simone ascolta Emma canticchiare. Pensa abbia una bella voce, non vuole disturbarla quindi la guarda da lontano.

<Da quanto tempo sei lì?> domanda imbarazzata lei, coprendosi la bocca con le mani.

<Da un po', credimi era molto orecchiabile> la rincuora.

<Trovi? Io ascolto moltissima musica e quindi delle volte incomincio a cantare e non me ne rendo conto.
Anche a scuola mi capita, qualcuno potrebbe prendermi per pazza> scoppia a ridere per mascherare l'imbarazzo.

<Non ti trovo assolutamente pazza> Emma è rincuorata da quella risposta.
Si aspettava che le dicesse qualcosa di dolce e anche se non si tratta di una dichiarazione d'amore, tutto sommato è carino da parte sua.

<Ora che stai meglio, te ne andrai?> gli domanda nostalgica al pensiero che possa dire di si. Sarebbe come perderlo, Simone non vuole tornare nella sua dimora e sua madre lo sta cercando.

<Si, devo farlo. Ho bisogno di tempo, non ti ho spiegato come stanno le cose ma...>

<Le so già, l'altra volta è comparsa tua madre in tv. Era molto scossa, ha detto che ti stanno cercando e sono in pensiero per te. Il giorno prima c'era anche una pattuglia di carabinieri fuori casa, mi hanno fatto delle domande e sono riuscita a cavarmela ma devi sapere una cosa Simone, non puoi scappare per tutta la vita> rivela la ragazza, con gli occhi lucidi.
Lei è empatica, sa come lui si sente ma deve valutare anche i rischi a cui va in contro se abbandona tutto e tutti.

<Non ce la faccio, se potessi tornerei.
Mio padre è un maiale, io non posso accettare che ritornino insieme!> Simone scuote la testa, è sempre più convinto di stare compiendo la giusta scelta.

<So quello che ti ha fatto ma ascolta, l'unica cosa che puoi fare è farlo capire a tua madre> Emma gli stringe istintivamente il polso mentre gli parla.

<Come? Mia madre è convinta che a cambiare debba essere io, prova ancora amore, capisci?>

<Certo che si, chiedile di non andare di fretta!
Hai tutto il diritto di farlo e poi tuo padre potrebbe anche essere cambiato in quest'arco di tempo> sottolinea lei. Simone la trova spiritosa, suo padre cambiato?
Nei sogni della madre forse...

<Tu non sai niente, non puoi giudicare Emma! Finché non lo provi sulla tua pelle, non puoi fare la maestrina della situazione. Tu hai dei genitori che si spaccano la schiena per te, io cosa ho? Un uomo violento e una madre assente, ecco con chi sono costretto a convivere> Emma non sa come ribattere per fargli cambiare idea. Le sue parole l'hanno spiazzata.

<Non sai rispondere, visto? Addio, grazie per quello che hai fatto per me> Emma lo vede uscire e sbattere prepotentemente la porta.
Voleva cercare di compiere una buona azione ma ha peggiorato soltanto la situazione.

Buon pomeriggio!
Come prosegue la lettura di questa storia? Spero vi stia prendendo. Emma e Simone sono due adolescenti con delle vite complicate ma entrambi avranno il proprio riscatto. Continuate a seguire queste vicende perché ci saranno avvenimenti stravolgenti e novità assurde. Ci vediamo presto.
Un bacio.
Mya🌹

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