Diciannove

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I momenti di sconforto
ci precipitano
in un pozzo di solitudine.
La solitudine
ci sommerge
come un'onda.
J. Hillman

Gli assistenti sociali sono giunti a casa di Simone poco dopo le esequie.
Lui se ne sta zitto, con il viso rivolto verso il basso. Al loro fianco c'è il padre. Simone non lo vuole guardare quindi si limita a fingere che non esista. Lui un padre non l'ha mai avuto.

<Signor Baldasseroni, questo ragazzo è minorenne e va tutelato. Ora che vostra moglie non è più tra noi e lei è impegnato, mi sembra opportuno trovargli una famiglia che lo tratti con amore e cura. Cose che lei non è in grado di fare> gli rinfaccia la giovane con la coda di cavallo. Sono stati i vicini a chiamarli, Simone li ha visti spiarlo in giardino più di una volta.
Si barricano dentro appena lui esce credendo ingenuamente che non se ne accorga. Le loro chiacchiere dureranno non per molto. Il ragazzo si consola con quel pensiero. Appena il funerale sarà terminato e i giornali non parleranno del suicidio della madre, il folclore finirà insieme al ricordo di chi abitava nella casa di fronte alla loro.

<Fate come credete opportuno> risponde il padre con una scrollata di spalle.

<Ricordi che lei potrà sempre andarlo a trovare finché vorrà. Una volta divenuto maggiorenne, Simone sarà libero di tornare o rimanere. Vieni, caro> lui alza gli occhi sulla ragazza. È giovane ma non bella.
Ha un naso aquilino e occhi resi microscopici dalle lenti divergenti.

<Dove mi portate?> domanda in auto.
La ragazza è dietro con lui e l'uomo guida.

<Al sicuro. Per oggi stai con me, domani ti presenteremo la famiglia che ti accoglierà> il ragazzo sospira e si affaccia al finestrino.
Le case, la campagna, la vita che conosce bene si muovono e lentamente i luoghi spariscono.
Simone ne avverte la mancanza.
Si volta di scatto verso la donna.

<Prima di andarmene, portatemi in un posto>.

******

Emma ha letto suoi giornali della morte della madre di Simone. Ha pianto molto e in silenzio per non allarmare i genitori. Ha gli occhi gonfi e rossi, le lacrime asciugate sul viso.
Si soffia il naso con il fazzoletto. Kurt sta dormendo e non deve far rumore. Pensa a come starà male lui nonostante i suoi meschini atteggiamenti.

Esce a piedi nudi in corridoio.
La notizia bella è che la scuola è finita. Si è concluso oggi l'ultimo giorno e Emma è contenta di potersi godere le vacanze. Arriva in cucina.
Mangia la torta alle mele della madre.
Sa che dovevano farlo tutti insieme ma non resiste.
Prima di inghiottirne un boccone, un'auto nera parcheggia vicino casa sua.
Emma la vede dalla finestra della cucina.

Una donna con una coda di cavallo infila una busta nella buca delle lettere, la loro buca delle lettere.
Si allontana a passo lento, chiude la portiera e scompare nel vicolo.

Emma si pulisce le mani unte e appiccicose. Corre fuori e prende la busta. È per lei, c'è scritto X Emma Muscat. Lei sa quella scrittura a chi appartiene.
Si siede sullo sgabello della cucina.
Strappa la carta con forza.

Ciao Emma,
avrei dovuto e voluto dirti tante cose per spiegare alcuni miei comportamenti ma ormai sono certo sia inutile. Non dormo la notte pensando a te, la mattina quando mi sveglio il mio primo pensiero sei tu. Ho capito di amarti ma ci ho rinunciato.
Per un motivo o per un altro, tutti quelli che mi amano prima o poi se ne vanno. Ho perso la mia prima ragazza, quella di cui ero veramente innamorato. Ho perso mia madre e ho perso anche te. Ho deciso di pensare solo a me stesso perché è giusto che vada così. Ho deciso di chiudere con le ragazze, di chiudere con tutto quello che è venuto prima di adesso e incominciare a vivere. Stavolta davvero. Dentro sono morto, c'è un peso alla base del petto che ogni giorno si fa più pesante. Non riesco a liberarmene. È opprimente sapere di essere solo, non sai quante volte ci soffro. Fingo di fare il duro perché non amo che la gente provi pena verso me.
Io non farò mai pena a nessuno.
Da oggi in poi la mia vita cambierà.
Gli assistenti sociali mi affideranno a un'altra famiglia. Non so nemmeno se resterò qui, in questo paesino.
Mi mancherà tutto, mi mancherà la piazzetta e le partite di pallone.
Grazie per aver letto queste righe, ci tenevo a fartelo sapere.
Simone.

Emma legge e rilegge la lettera.
Prima dice di amarla e poi di voler stare solo. Si chiede che senso abbia averglielo data. Se pensava di far pace con un'insipida lettera, ha sbagliato a prescindere. La accartoccia.

<Simone dovrebbe far chiarezza con se stesso prima di parlare> ripete tra sé e sé. La getta nella spazzatura.

Lui se ne andrà chissà dove. Magari in un altro paesino del Lazio, lontano da occhi indiscreti.
A Emma dispiace e non poco.
L'ha persa però, ha ragione.
L'ha persa perché lui non sa tenersi strette le persone.
Pensa di comandare i sentimenti degli altri, di comandare i suoi.
Non è così che vanno le cose.
Una lacrima scende sul suo viso.
L'ha perso per sempre e questo la getta nello sconforto più totale.

Ciao ragazzi e buon venerdì!
Come da programma ho pubblicato questo triste capitolo. Cosa succederà la prossima settimana? Simone si ambienterà alla nuova famiglia? Emma come farà senza di lui?
Vi aspetto al prossimo capitolo!
Mya 💕

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