Chapter Twenty-Four

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Sbadiglio, accecata dalla luce nonostante le palpebre ancora chiuse, grugnendo appena. «Cazzo...», farfuglio confusa, aprendo poi gli occhi.

Capisco subito di essere distesa sul mio letto, ma sbuffo quando sento qualcuno bussare alla porta.

«Scarlett, sono di nuovo io. È davvero tardi, Ashton è già andato ed io e Michael stiamo per partire. Anche Luke sta ancora dormendo, se riesci sveglialo, ci abbiamo provato ma non ha funzionato. Vi aspettiamo all'Accademia, diremo al professore che arriverete con un po' di ritardo. La tua cioccolata è di là, comunque.», la voce di Calum, che è più piatta del solito, mi comunica fin troppe cose che non riesco a metabolizzare completamente, quindi sbuffo di nuovo, voltandomi di lato verso la porta.

Mi sento più a pezzi del normale e mi accorgo solamente adesso del fatto di non essermi affatto cambiata gli abiti ieri sera, e di indossare ancora gli stessi vestiti umidi. Sbarro gli occhi e quasi cado dal letto, per poi sbraitare dal nervoso. Devo essermi addormentata senza nemmeno farci caso, ieri. Diamine.

Mi alzo in piedi ancora mezza addormentata e devo aspettare qualche attimo per poter mettere bene a fuoco ciò che ho davanti.

Mi dirigo a tentoni verso l'armadio e per la prima volta in vita mia, non guardo nemmeno ciò che sto afferrando. Non mi interessa nemmeno, al momento, ad essere sincera. E quasi non mi riconosco più.

Sento subito dopo la porta di casa chiudersi e capisco che ChinaTown ed il drogato tinto se ne sono andati. E realizzo solamente in questo istante di avere ancora nella tasca dei miei pantaloni la pagina appartenente al taccuino di Michael. Gli stessi pantaloni che sono stati sotto la pioggia per circa quattro ore.

«Merda!», esclamo di colpo, lasciando la presa sui vestiti appena presi dall'armadio per poter subito tirar fuori il pezzo di carta. E mi maledico da sola una volta che le mie paure vengono confermate: ciò che ne è rimasto della pagina stropicciata non è altro che un miscuglio di carta bagnata. Le parole scritte in matita sono ormai illeggibili, sfumate via con l'acqua.

«Cazzo...», sbuffo sconfitta, passandomi una mano sulla fronte. Davvero fantastico.

Ora chi diavolo glielo dice a Michael? Chiudo gli occhi, frustrata, cercando ugualmente di tornare a respirare con calma, prima di buttare nel cestino della camera i vari pezzi di carta bagnata. Sono davvero una cogliona.

Sbuffo ancora prima di afferrare da terra i vestiti prescelti e dirigermi verso la porta della camera. Non appena la apro e mi ritrovo il solito divano del salotto davanti, i miei occhi finiscono inevitabilmente sul volto di Luke, che ancora è lì, avvolto tra le sue coperte. Ha le labbra schiuse come al solito, mentre il suo colorito sembra essere tornato normale. Il panno che ha sulla fronte pare essere stato cambiato, segno che probabilmente Calum lo avrà ribagnato, avendo capito la situazione.

Nonostante questo, non riesco ancora a pensare a quel cinese senza provare rabbia o nervoso. Sospiro, perché non posso fare altro, e lancio un'altra occhiata al ragazzo ancora profondamente addormentato prima di dirigermi verso la cucina, pronta a bermi tutto d'un sorso la mia meritata cioccolata.

Una volta fatto, ripasso dal salotto per poter raggiungere il piccolo bagno e Luke non sembra essersi mosso dalla sua posizione precedente, al che tiro dritta e mi chiudo dietro la porta del bagno.

Appoggio con lentezza dovuta alla stanchezza i miei abiti sul solito mobiletto, sbadigliando, e non posso fare a meno che specchiarmi per verificare le condizioni pietose in cui sarò molto probabilmente ridotta. Eppure, non appena lo faccio, i miei occhi si sbarrano istantaneamente per lo shock e sbianco di colpo. Lancio all'istante un urlo di puro terrore, sentendo il sangue gelarmi nelle vene.

LOST SOULS // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora