Chapter Fourty-Five

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Sospiro, completamente sfinita ed affamata, prima di voltarmi nuovamente verso Luke, in piedi davanti al cartello arancione indicante la fermata dell'autobus. Il solito berretto grigio di lana che ha scelto di mettersi per non dar a vedere l'ammasso fin troppo spettinato - perfino per i suoi limiti di accettabilità - che ha al posto dei capelli da quando si è svegliato, devo ammetterlo, gli sta meglio di quanto ricordassi. Il suo sguardo è più addormentato che sveglio e accenno un sorriso.

«Sei sicuro di non voler tornare alla Lost House?», gli richiedo per la centesima volta, preoccupata per la situazione ancora irrisolta della strana donna apparsa dal nulla, spezzando per qualche attimo la tranquillità nella quale siamo immersi. La strada, infatti, è deserta, così come il quartiere di villette a schiera che ospita la fermata del bus, a pochi isolati dal condominio di Luke.

Da questa mattina una strana sensazione mi perseguita, quasi una sorta di timore che continua a stringere in una morsa ferrea il mio petto. Non saprei spiegare esattamente cosa sia, ma non mi sento tranquilla sapendo Luke da solo qui, nello stesso posto in cui ho visto quella donna, per metà ancora sotto gli effetti del post sbornia.

Lo vedo lanciarmi un'occhiata, l'ombra di un sorriso sul volto chiaro. «Ti stai davvero preoccupando per me? Riesci a farlo?», mi domanda sarcastico, al che alzo gli occhi al cielo, le guance fin troppo rosse. «Lascia stare, ho cambiato idea: resta qui e fottiti.», distolgo lo sguardo, incapace di reggere il suo, fin troppo divertito.

Scuote poi con un cenno il capo, lo noto con la coda dell'occhio. «Te l'ho già detto: è ok. Devo occuparmi di Petunia e andare da Will dopo pranzo, gliel'ho promesso. Non sottovalutarmi, comunque. So difendermi anche da solo.», parla sicuro, stringendosi maggiormente nella sua felpa, sfidandomi quasi con lo sguardo. Peccato che le sue parole non riescano a convincermi, per niente. Per di più, con l'aria da bambino che quel cappello gli dona non fa certamente più paura di quanto potrebbe farne uno dei miei chihuahua. È semplicemente stupido.

Sbuffo alla sua sfrontatezza, stringendo al petto gli abiti che questa notte ho sostituito con i suoi. Un'ondata d'aria mi scompiglia improvvisamente i capelli e mi faccio più piccola all'interno dell'ennesima felpa che mi ha prestato - diavolo, quante ne avrà in quell'armadio?

Aria oggi si sta dando da fare, a quanto pare. Non mi dispiace più di tanto, però, la sensazione del vento che si scaglia sul volto. Anzi.

«Come no, se qualche shottino di vodka riesce a metterti ko, immagino già quanto tu riesca a difenderti...», borbotto, certa che lui abbia, in qualsiasi caso, udito le mie parole. Lo vedo, infatti, mutare espressione.

«Seriamente? Per quanto ancora dovrai rinfacciarmelo?», domanda seccato mentre mi limito a sorridergli maliziosamente. «Oh, non ne hai nemmeno idea. Riesci a tornare indietro da solo o cercherai di appenderti nuovamente ad un lampione?», mi beffo ancora di lui, alzando un sopracciglio, riuscendo a fargli spuntare sul volto la solita espressione scazzata.

«Stronza.», borbotta con le guance rosse e le mani ben infilate in tasca, chinando appena la testa, l'attenzione ora alle sue vecchie Converse. Sorrido beffarda, tornando poi a puntare lo sguardo verso il fondo della strada. Ancora nessun autobus all'orizzonte.

È quasi ora di pranzo e dopo aver aiutato Luke a rimettersi in sesto - per quanto possibile - dopo la fatidica serata e averlo obbligato ad andare a chiedere al vecchietto del piano di sotto qualche medicina per il mal di testa, ho deciso di ritornare a casa. Sicuramente Calum sarà andato in crisi nervosa non sapendomi a casa di notte - probabilmente starà ancora dormendo sul divano - , per di più ho fame, non avendo fatto colazione, e il piccolo frigo di Luke era completamente vuoto.

Per tutta la mattinata non abbiamo fatto altro che discutere a riguardo dello strano caso della misteriosa sconosciuta, non riuscendo a giungere al capo di nulla. Non potendo essere un'allucinazione, non rimangono molte spiegazioni plausibili. Luke è convinto di non conoscere nessuna donna che risalga al profilo e al nome che gli ho fornito, continuando ad insistere sul fatto che al suo stesso piano non ci abiti più nessuno.

LOST SOULS // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora