Capitolo uno

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Un mese prima...

"Nicole" chiamo.

"Nicole!" ripeto quasi urlando e picchiando un paio di volte sulla porta della camera di mia sorella.

"Un attimo!!" mi risponde una voce seccata.

È il primo giorno di agosto e stiamo per partire per una nuova avventura. Quando sto per bussare di nuovo la porta si spalanca. Se non avessi i riflessi abbastanza pronti da spostarmi, mi sarebbe arrivata dritto sul naso. Nicole, si chiama così mia sorella, sfoggia la faccia più assonnata che abbia mai visto. Come biasimarla? Sono le quattro del mattino, o forse dovrei dire di notte.. non ne sono sicura.

"Senti, Niky, si dice le quattro del mattino o le quattro di notte?" chiedo.

Nicole mi guarda, come per cercare di capire se faccio sul serio e poi sbuffa.

"Denise, sinceramente, chi cazzo se ne frega??"

Soffoco una risata mentre lei trascina la sua valigia fuori dalla stanza. È abbastanza grande e sembra pesante, ma mai quanto la mia che ho scaricato subito tra le mani di mio papà. L'ha già caricata nel bagagliaio dell'auto, credo.

Il mio problema è che quando devo andare da qualche parte cerco sempre di portare con me solo lo stretto indispensabile, ma sono una persona molto premurosa e programmo sempre tutto, quindi metto in conto quello che potrebbe servirmi in ogni occasione, anche per i casi più insoliti. Mia sorella, invece, prende le cose molto più alla leggera. Non gliene importa mai niente di niente. La sua valigia per metà l'ho preparata io. Così come io l'ho convinta a partire da sole quest'estate. Ha quindici anni ormai e io diciassette, ma è qualche anno che voglio partire per una vacanza studio. Gliel'ho ripetutamente chiesto, ogni estate, ottenendo sempre un 'no' come risposta per la gioia di mia madre che si da il caso sia molto protettiva. Quest'estate, finalmente, mi ha detto di sì, non so per quale strana benedizione ultra terrena, ma ha detto sì e, prima che potesse pentirsi della sua scelta, sono andata con papà a prenotare. Papá è quello che in tutta questa storia mi ha sempre sostenuta di più perché dice che è un'esperienza bellissima e che aiuta a crescere. Mamma invece sostiene che sto solo cercando un modo per morire prima del tempo. A forza di sentirglielo ripetere ancora e ancora l'agitazione positiva che avevo si è trasformata un po' in paura. Non tanta, ma giusto un pizzico. Non dovrebbe guastare, no? È normale, no? E allora perché mia sorella è così tranquilla??

Sbadiglia mentre si chiude la porta della stanza alle spalle e controlla l'ora sul display del suo cellulare.

"Cazzo." commenta con un altro sbadiglio quando legge 4.12.

"Puoi dormire in macchina" propongo "arriveremo in aeroporto tra circa

cinque ore."

"Mhhm" risponde lei.

"Pronte ragazze?" chiede mia madre affrettandosi verso di noi nel corridoio. Sembra pronta per un'escursione. Indossa un paio di jeans e una maglia a maniche corte e porta una felpa legata in vita e uno zaino sulle spalle. Ha in mano due bottiglie d'acqua e dei crackers, per il viaggio suppongo. Ma chi mai potrebbe avere fame in piena notte? Sorride e mi si avvicina.

"Allora?" chiede.

"Sí, pronte." sorrido in risposta. Mia sorella guarda con gli occhi semichiusi.

"Sonno?'' le chiede la mamma.

''Sono le quattro!" borbotta Nicole.

"Io non sono stanca però" ribatte la mamma "andiamo? Il papá ci aspetta in macchina." detto ciò ci da le spalle e cammina giù per le scale fino ad uscire dalla porta d'ingresso di casa nostra. Ha il ritmo di un generale. Davvero non capisco, dove la trova tutta quell'energia? Credevo fosse preoccupata o cose così dato che è il grande giorno. Forse è più emozionata di noi o forse non vuole mostrarci la sua agitazione per non trasmettercela. In ogni caso sono contenta del suo comportamento. Scendo anche io le scale con cautela dato che porto sulle spalle uno zainetto piuttosto pesante che in aereo sarà il mio bagaglio a mano. Nicole rimane ferma in mezzo al corridoio.

"Vieni?" chiedo.

"Dì al papà che venga a prendere la mia valigia, pesa troppo!"

Mi sembra strano che non abbia aggiunto quella parola che di solito mette ovunq..

"Cazzo!"

Come non detto. Rido e chiamo papà. Lui compare sull'entrata e capisce al volo. Sale, stringe forte la maniglia della valigia e la porta giù. Adesso scendiamo anche noi, io e Nicole.

"Hai preso tutto?" chiedo a mia sorella.

Lei annuisce, le occhiaie sotto il suo sguardo mi fanno capire senza parole che ha troppo sonno e vuole essere lasciata in pace. Ci sediamo entrambe sui sedili posteriori dell'auto di papà. Nicole allaccia la cintura di sicurezza e si lascia andare sul poggiatesta, gli occhi serrati. Guardo la mamma chiudere la porta d'entrata e controllare mille volte di aver girato la chiave, come fa sempre. L'aria fredda della notte che entra dalle porte aperte dei sedili davanti mi fa venire i brividi sulle braccia scoperte. Mi getto addosso la giacca. Con un colpo del bagagliaio capisco che le valigie sono a bordo. Qualche secondo dopo papà e mamma sono seduti al loro posto e piano piano partiamo. La musica della radio accompagna i primi dieci minuti di viaggio, poi mi addormento.

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