Capitolo 5

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Arslan era nelle stalle, situate vicino all'entrata principale della fortezza, aveva già sistemato tutto l'occorrente sul cavallo. Il suo era un pezzato nero e bianco dal carattere turbolento, non aveva una muscolatura molto robusta ma in compenso eccelleva in velocità, nessuno alla fortezza voleva avere a che fare con lui, aveva disarcionato e ferito innumerevoli cavalieri. Scalciava e si dimenava ad ogni tentativo di imbrigliarlo. Solamente con Arslan si era dimostrato docile e mansueto come un agnellino, da allora diventò il suo cavallo e lo ribattezzò Macchia, per via di una macchia di colore bianco tra gli occhi sul muso completamente nero come la pece.

Arslan raramente usciva dalla fortezza per andare in altre città, era stato a Rosvik altre volte ma solo per poco tempo e mai da solo. Conosceva l'intera geografia del regno di Elen nonostante non avesse mai lasciato il nord, i maestri specialmente Gilford, hanno sempre tenuto in grande considerazione la sua istruzione. Il suo corpo cresceva di pari passo con la sua mente, i suoi orizzonti si ampliavano come le sue capacità. Arrivato alla maggiore età si trovava ad essere molto più abile nel combattimento e più colto della metà dei maestri d'arme della scuola. Ciò che gli mancava era l'esperienza di una vita. Non aveva una famiglia, era stato abbandonato in fasce davanti alle porte della scuola 18 anni fa, fu proprio Gilford a trovarlo in una giornata di fine autunno dentro una  cesta piena di panni sporchi e pesanti.
Crebbe all'interno della scuola giocando sin da bambino alla guerra con spade fatte di legno e pupazzi di neve come nemici. Gilford, nonostante la sua età era per lui la cosa più vicina ad un padre, si occupava della sua educazione mentre Trevor, di vent'anni più grande, un po' da fratello maggiore lo addestrava per diventare il migliore dei cavalieri.
La sua non fu un infanzia facile, da bambino vivace qual era attirava l'attenzione e la simpatia di tutti, conobbe tante persone nella scuola ma puntualmente, una dopo l'altra le vide sparire. Inviati in altre città o periti in combattimento, tutti coloro che venivano alla fortezza finivano per andarsene e dimenticare Arslan. Dopotutto la scuola di Morgan era concepita per addestrare cavalieri e combattenti formidabili destinati al regno di Elen. Inevitabilmente era un luogo di transito e naturalmente non il luogo più adatto in cui far crescere un bambino.
Col passare degli anni Arslan si chiuse sempre più in se stesso e la sua bravura fece per provocare l'invidia e l'odio di molti tra maestri ed allievi. Ormai maggiorenne attendeva solamente di conoscere il proprio destino, due erano le alternative: o Gilford l'avrebbe pregato di rimanere nella scuola per addestrare le nuove leve, o l'avrebbe spedito in un angolo del regno al servizio di qualche lord, lasciandosi così alle spalle la scuola che era stata per anni la sua unica casa. Non c'erano molte possibilità di scegliere.
Ora però, aveva una missione da compiere ed era interamente concentrato su di essa.

«Gli altri stanno per arrivare, sei pronto?» Trevor sbucò alle sue spalle come un fantasma. Era già pronto e stava conducendo il suo cavallo fuori dalle stalle tenendolo per le redini.
«Eccomi arrivo!» Arslan balzò sul suo destriero e seguì il suo compagno verso i cancelli della fortezza. Ad attenderli c'era il messaggero giunto da Rosvik, un ragazzo smilzo sulla ventina con il volto butterato dall'acne. Rattoppato alla meglio, dalla testa ai piedi con i vestiti più pesanti che fosse riuscito a trovare ma comunque inadeguati. Era già in sella pronto per partire. Maestro Gilford gli aveva concesso un cavallo della scuola dato che il suo era stanco morto dopo la tremenda cavalcata da Rosvik.
«La strada è ancora percorribile ma bisogna fare in fretta, il tempo cambia in un attimo quassù da voi.» Apostrofò il ragazzo.
«Lo sappiamo bene ragazzino, tranquillo faremo in tempo. Dove diavolo sono finiti gli altri?» Chiese Trevor rivolgendosi ad Arslan.
Dapprima lui alzò le spalle, non sapendo neanche chi aspettarsi poi voltandosi indietro vide l'eroica compagine di reclute che maestro Rodd aveva radunato per la spedizione. Trattenne le risate e con un cenno del capo indico a Trevor la direzione in cui guardare.
Il volto dell'uomo era un misto di vergogna e rabbia, e il suo sguardo omicida rivolto al manipolo di uomini in arrivo, non lasciava presagire nulla di buono.
«E quelle sarebbero le nostre migliori reclute?» chiese Arslan per rincarare la dose, ricordando le parole di Rodd dinanzi al maestro Gilford.
Maestro Rodd era alla testa del gruppo, gli altri quattro lo seguivano in colonna: subito dietro di lui c'era il grasso Ronnie, con una quantità indefinita di borse e zaini che avrebbero solo affaticato il cavallo già destinato a sopportare il suo enorme peso. Poco dietro li seguivano svogliatamente tre ragazzi. Due adolescenti del sud, da poco arrivati alla fortezza per scampare alla pena di due anni di reclusione per furto di bestiame, presumibilmente obbligati da Rodd a partecipare alla spedizione dati i loro sguardi vacui e assonnati. Linder e Bernard si chiamavano se la memoria di Arslan non lo ingannava. Infine, con l'aria di chi avrebbe fatto volentieri a meno di perdere tempo e restare invece a mangiare o dormire, c'era Cabe. Un armadio alto quasi due metri, ben piazzato ma non molto veloce né di movimenti né di pensieri. Si raccontava che da piccolo fosse caduto dalle braccia del padre e che fosse arrivato alla scuola perché incontrollabile e fonte di troppi guai per i genitori. Arslan però non aveva mai notato nulla di sbagliato in lui se non lo sguardo un po' perso nel vuoto e la sua taciturnità. Trovava in lui un buon compagno di allenamenti data la grande resistenza.
Certe volte Arslan si ritrovava a pensare ai suoi genitori e se lo avessero abbandonato per lo stesso motivo, perché pensavano che col tempo sarebbe diventato una fonte di guai. Oppure perché pensavano che nella scuola avrebbe avuto un futuro migliore di quello che loro potevano offrirgli. Tuttavia non era un pensiero costante, non aveva mai conosciuto i suoi genitori, a differenza di Cabe che era giunto lì all'età di 6 anni, quindi non ne sentiva affatto la mancanza.
«Siamo pronti per partire Ser Trevor, aspettiamo lei.»
«Ah si, aspettate me. Grazie per la sua disponibilità maestro Rodd.» Si voltò di lato e dopo aver sputato per terra in segno di sdegno portò il suo cavallo fuori dai cancelli seguito dal ragazzo di Rosvik, passando accanto ad Arslan gli disse di mettersi in coda al gruppo.
Lui attese che passassero tutti, con molta calma, e dopo Ronnie, il cui cavallo non era molto entusiasta di dover sopportare tutto quel peso per la ripida discesa, anche lui poté finalmente varcare la soglia della scuola.
Avvolti da una lieve nebbia si misero in viaggio verso Rosvik.

Le Cronache Di Elen  il guerriero di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora