Una lunga e ripida discesa separava la scuola di Morgan dalla città di Rosvik. L'unica strada disponibile era uno stretto sentiero che si snodava nella foresta tra alberi di abete e pino silvestre, opera degli stessi costruttori della fortezza. Nel corso degli anni nessuno aveva sentito il bisogno di espanderlo o migliorarlo. La comitiva partita all'imbrunire, avrebbe raggiunto la meta solo alcune ore dopo. La discesa di solito più agevole, richiedeva minor tempo rispetto alla salita ma col buio e il percorso reso scivoloso dal ghiaccio l'unico pensiero di Trevor al momento era quello di evitare di ferire un cavallo con un eventuale caduta. Perciò procedettero senza particolare fretta e stando attenti a guidare i cavalli nel buio. Dick, il ragazzo di Rosvik ebbe alcune difficoltà col suo, completamente restio a seguire i comandi di un cavaliere a lui estraneo.
Trascorsero gran parte del viaggio senza parlare. Solo quando fu il momento di guadare un piccolo ruscello il nitrito dei cavalli, dovuto al contatto con l'acqua gelata, ruppe il silenzio. Si erano lasciati alle spalle la neve ma l'aria continuava ad essere gelida e a penetrare nel petto ad ogni respiro. Per questo preferivano rimanere con le labbra serrate. Volti interamente coperti da folti cappucci di pelliccia per evitare ogni sferzata di vento. Non erano partiti con questo tipo di equipaggiamento ma una delle tante borse appese alla sella del cavallo di Ronnie venne in aiuto, e lui fornì a tutti guanti e cappucci da attaccare ai mantelli. Arslan e Trevor ringraziarono, mentre Rodd bofonchiò qualcosa sull'essere sempre ben equipaggiati e pronti ad ogni evenienza ma nessuno gli prestò ascolto, come al solito.
Il cielo scuro trapunto di stelle. Una brillante mezzaluna alta nella volta rischiarava di luce cinerea la fitta foresta. Avevano coperto più della metà del tragitto e fra meno di un'ora sarebbero arrivati a destinazione.
«Allora alla fine ho fatto bene a portarmi dietro dei guanti in più. Ho portato anche mantelli e coperte per quando troveremo quelle donne, e anche del manzo secco ma quello potrei finirlo benissimo io entro domani.» Disse Ronnie sforzandosi di rimanere in equilibrio per parlare con Arslan che lo seguiva qualche passo addietro.
Era un bel pensiero il suo. Portare coperte e mantelli in più.
"Per quando troveremo quelle donne" riflette Arslan. Perché lui non ci aveva pensato affatto? Forse perché non si aspettava di trovarle ancora vive. Chissà quanto tempo avrebbero impiegato a seguire le tracce e perlustrare ogni grotta e poi non avrebbero iniziato le ricerche prima di domani mattina. Per quanto ne sapevano loro potevano essere già morte oppure stuprate decine di volte. "Incredibile ho perso la speranza ancora prima di iniziare" pensò Arslan. Guardò anche Trevor, il suo mentore e poi quell'idiota di Rodd, ma niente neanche loro avevano avuto lo stesso pensiero. Forse non era una missione di salvataggio ma solo di recupero, allora al posto delle coperte sarebbero serviti dei sacchi.
Arslan quasi non si riconobbe, cercò di scacciare via dalla testa questi pensieri negativi.
«Tu ci sei stato a Rosvik, vero?» continuò Ronnie. «Io ci sono passato per la prima volta prima di arrivare alla fortezza, l'estate era quasi finita e il lago al tramonto era splendido e e... ecciù!»
«Rimetti quel cappuccio e copriti la gola, che da malato non ci servi.»
"La sua utilità, anche in perfetta salute è alquanto discutibile." Pensò.
"Almeno riempie i silenzi e mette di buon umore."
Si concentrò sulla natura e sui suoni notturni del bosco per rilassarsi. Cercò di non pensare al peggio e pregò gli dei di concludere al meglio quella che quasi certamente sarebbe stata la sua ultima missione.Quando uscirono dalla foresta il vento si fece meno forte e l'aria meno gelida. Si stendeva davanti a loro una piccola distesa pianeggiante ricoperta di muschi e licheni già ghiacciati. Alzando di un poco lo sguardo si riusciva a vedere Rosvik, solo poche finestre ancora illuminate. Il resto della scena era dominato dal grande lago e dal chiarore della luna riflesso sul sottile strato di ghiaccio.
«Ancora presto per la pesca su ghiaccio Ser. Troppo sottile, servono ancora un paio di mesi.» Il ragazzo smilzo stava rispondendo a Rodd che in un momento simile pensava al pesce. Comprensibile, visto che era partito senza cenare. "Forse teme di finire le sue riserve di grasso prima del sorgere del sole." Pensò Arslan.
Dick fece strada verso la città su di un sentiero lastricato.
Rosvik era una città recente, sorta circa sessant' anni prima. Raccoglieva tutte le popolazioni sparse per le vaste terre del nord e ad oggi, a parte qualche villaggio, era l'unico centro abitato dell'entroterra.
Per imbattersi in altre città, bisognava seguire il corso della Serpe di ghiaccio, fiume che, una volta fuori dal lago, si snodava nella landa desolata e fredda fino a tuffarsi nel mare di Doyle. Lì sorgeva la città portuale di Biancaspuma che, con il suo porto e i suoi traffici commerciali con il sud, riforniva di forza lavoro e generi alimentari l'intero nord.
Molti erano gli interessi che il sud del regno aveva nel nord, tanti quanto le risorse naturali: giacimenti di rame, oro, ferro, marmo, carbone, anche petrolio se si scavava abbastanza a fondo. Una catena montuosa separava il meridione dal settentrione e le grandi città del sud, capitale compresa, avevano semplicemente scelto il versante sbagliato in cui sorgere e prosperare.
Tutta Rosvik si era sviluppata sull'immensa foce ramificata della Serpe di ghiaccio. Vi erano abitazioni su entrambe le rive, per lo più in pietra e mattoni, così come sugli isolotti rocciosi che tagliavano il corso dell'acqua mentre sulle palafitte abbondavano edifici in legno, anche di due o tre piani. Ponticelli in pietra e in legno collegavano ogni angolo di Rosvik contribuendo a formare un dedalo di vicoli e viuzze unico nel suo genere.
Dick guidò il gruppo passando per la sponda nord della Serpe, zona della lavorazione dei metalli, dei fabbri e maniscalchi. Lasciarono i cavalli nell'unica stalla presente su quella sponda e si diressero verso il centro a piedi. Ora il freddo era più sopportabile, anzi faceva piacere respirare a pieni polmoni l'aria resa quasi frizzante dalla spuma che si levava dall'acqua fin sulle passerelle di legno. Arslan era stato altre volte a Rosvik ma sempre di giorno e circondato da mille trambusti, ora invece, lo sciabordare del fiume sulle rocce pareva assordante ed insopportabile. Si chiese come riuscissero quelli del centro a prendere sonno la notte.«Lord Hallis e Ser Robert vi stanno aspettando nella locanda delle tre sirene, conoscete la strada vero?» Chiese Dick.
«Si certo, non ci perderemo.» Ser Trevor guidò il gruppo tra decine di vicoli e deviazioni senza la minima incertezza, fino ad arrivare in uno dei grandi isolotti rocciosi proprio al centro della foce. Da lì partiva, in direzione opposta al lago, uno stretto pontile di una decina di passi per poi allargarsi ed assumere le dimensioni di una chiatta.
Sul limitare di esso sorgeva una locanda di tre piani a base rettangolare.
Aveva due ingressi, uno sul lato lungo e l'altro su quello corto. Il primo, un portone in legno preceduto da qualche gradino e illuminato da un lanterna ad olio sovrastante. Il secondo, più piccolo e meno illuminato stava al di sotto di una insegna traballante, raffigurante tre sirene ignude e avvinghiate fra loro.
«Con tutto il rispetto Ser Trevor, non le pare un po' inopportuno come luogo per decidere la nostra strategia di attacco?» Chiese Ronnie, sotto il peso dei suoi bagagli.
«Strategia d'attacco? Ronnie non stiamo mica andando in guerra. Magari Ser Trevor ha pensato bene di farci svagare un po' prima della missione, come premio per il ligio dovere mostrato nei confronti della scuola.»
«Sei mai stato con una sirena Ronnie? Hai mai sentito il loro canto celestiale? Ti sei mai spinto nei fondali insieme a loro?» Linder e Bernard incalzavano Ronnie che diventava sempre più rosso in volto.
«Fate silenzio idioti e statemi bene a sentire! Taglierò personalmente l'uccello al primo di voi che si azzarderà a sfiorare una ragazza. Mi sono spiegato?!» Tuonò Trevor puntando il dito sui tre ragazzi.
«Parleremo con Lord Hallis e Ser Robert, prederemo delle stanze per la notte e domattina all'alba inizieremo le ricerche. Niente di più, ora muoviamoci!»Entrarono dall'ingresso più grande che portava nella sala mensa, c'erano poche persone ai tavoli e ancor meno al bancone, quasi tutte ubriache. Rodd si fece largo ed entrò per primo col petto tronfio, dandosi una certa aria d'importanza. Seguirono gli altri, mentre Arslan si trattenne sull'uscio con Trevor.
«Perché proprio qui? Ci sono altre locande.»
«Conosco la proprietaria, può farci un buon prezzo e poi ho una cosa da sbrigare. Che c'è, non dirmi che hai timore delle sirene ahah?»Irritato, Arslan si diresse subito verso Rodd che stava parlando con Ser Robert, il comandante della guardia cittadina. Questo appena lo vide lo riconobbe subito e si alzò in piedi per abbracciarlo.
«Santo cielo se sei cresciuto ragazzino! L'ultima volta che ti ho visto mi arrivavi alla cintola.»
«Forse un po' più in alto Ser Robert. È bello rivederti, come stai?»
«Sono ancora vivo come puoi vedere, ma se quel che rimane della gamba non mi facesse così male starei molto meglio.»
Ser Robert era un cavaliere anziano, aveva trascorso i tempi migliori della sua vita nel caldo e opulento sud. Condottiero vittorioso in numerose battaglie, aveva scelto di ritirarsi dal servizio militare ed insegnare le arti della guerra nelle scuola di Morgan. Dopo circa due anni però un' infezione, dovuta ad una ferita di caccia, ebbe la meglio e furono costretti ad amputarli la gamba all'altezza del ginocchio. Il suo onore gli impose di non rimanere nella scuola a mezzo servizio, così accettò, suo malgrado, il comando della guardia cittadina di Rosvik. A circa settanta anni e con una gamba di legno era ancora uno degli uomini migliori di cui la guardia cittadina disponeva.«Arly perché non mi levi di torno questo pavone lardoso, voglio parlare con chi comanda non con chi fa finta di farlo. Fa venire qui Trevor ragazzo mio non farmi muovere.»
Arslan si voltò subito per chiamarlo ma vide che stava bisbigliando all'orecchio di una donna di mezza età, dall'altro lato del bancone. Forse la proprietaria. Vide che Trevor gli passò una piccola lettera ponendola ben salda fra le sue dita, dopodiché la donna svanì nel retro e Trevor venne verso di lui.
«Cosa fai seduto qui a bere? Perché non sei lì fuori a stanare quei maledetti?» Esordì Trevor con un largo sorriso sulle labbra.
«L'avrei anche fatto dannazione, se non fosse per la gamba e poi è colpa di quel branco di rammolliti di cui dispongo. Sono a malapena capaci di masturbarsi figuriamoci dare la caccia a qualcuno.»
Lo sguardo di Ser Robert si spostò sul resto del gruppo, Ronnie compreso. «Vedo che anche tu non sei messo molto bene.»
«Ci sono stati tempi migliori.»
«Aye!»
Lord Hallis, un uomo grasso sulla quarantina, sedeva con la testa appoggiata al muro, ronfando rumorosamente. Davanti a lui numerose caraffe di birra vuote.
Ser Robert aggiornò tutti sugli avvenimenti di quella mattina e sui disordini che quel gruppo di banditi aveva procurato in città la settimana prima, anche in quella locanda. Concluso il resoconto, il resto del gruppo si fermò ai tavoli per mangiare qualcosa. Arslan invece prese la chiave della sua stanza e salì al secondo piano. Una stanzetta lunga e stretta, con una branda ed un oblò per finestra, che dava sul lago.
Coprì con le coperte ogni centimetro della branda di ferro per renderla un po' più confortevole, anche se non aveva sonno. Quindi sfoderò la sua spada e sulla sponda del letto si mise ad affilarla di nuovo con la cote. Aveva la sensazione che presto ne avrebbe avuto bisogno.
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Le Cronache Di Elen il guerriero di ghiaccio
FantasyLe cronache di Elen è un racconto in chiave fantasy medievale che si compone di diverse storie, il guerriero di ghiaccio è la prima. Le vicende narrate si svolgono nell'immaginario regno di Elen, il protagonista è Arslan un ragazzo prodigio, appren...