Capitolo 11

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Vento gelido e umido sferzava i fianchi della torre fino a insinuarsi nelle mura, non più solide come un tempo. Un servitore dall'aspetto ripugnante cercava invano di attizzare ciò che restava di un fuoco, quando un ammasso di fumo nero si condensò al centro della stanza e dal suo interno emerse l'incappucciato. Ansimante e affaticato si trascinò accanto al fuoco, sanguinava vistosamente dalle ferite. Quelle più piccole, dovute alle frecce bruciavano anche dopo aver rimosso i dardi, l'altra sul fianco, sembrava essere più profonda ma meno grave rispetto alle altre e lui non smetteva di domandarsi il perché.
Bastò uno sguardo minaccioso per scacciare il servitore che corse giù per le scale lanciando striduli guaiti.
L'uomo si sbarazzò della veste, raccolse della cenere dal camino e la cosparse sulle ferite. Pronunciò un incantesimo sottovoce, una lingua antica come le pareti ricoperte di rune che lo circondavano e, con una smorfia di dolore, il sangue si rapprese e i tagli si cauterizzarono.
La sua pelle tornò dura e ruvida com'era prima di uscire allo scoperto. Intanto un altro servitore entrò di soppiatto, senza far rumore e posò una sacca molle sul pavimento prima di sgattaiolare via.
L'uomo gettò un pesante ciocco di legno sulle braci smorte, raccolse la sacca dal pavimento e ne bevve avidamente il contenuto. Rivoli rossi luccicanti sgorgavano ai lati della sua bocca. Sembrò ristabilirsi in poco tempo. "Tutto esige un prezzo" pensò.

D'un tratto il ciocco di legna, che non faceva altro che fumare inutilmente a contatto con la brace, fu avvolto da lingue di fuoco che lo divorarono in un istante. Un bagliore arancione inondò la stanza e le antiche rune incise sulle pareti risposero a quell'impulso magico illuminandosi leggermente. L'uomo fu percorso da un fremito lungo la schiena, sentì il sangue raggelarsi nelle vene e percepì un sussurro lieve echeggiare dentro la sua testa.
«L'hai trovato.»
«Si.» Rispose l'uomo senza proferire parola.
«Eppure hai fallito, fallito miseramente come avevo predetto ma voi umani non ascoltate. Dall'alto della vostra stupidità vi sbeffeggiate della saggezza degli antichi poteri, credete di possederli, controllarli...»
«Smettila con questa predica, è solo questione di tempo prima che controlli la spada, per di più si erano preparati dopo l'attacco al torrente. Bisognava agire subito.»
«Mi hai disobbedito e io non tollero questi comportamenti. Credi di essere potente, di avere una certa libertà. Solo perché non possa raggiungere la tua dimensione non vuol dire che non abbia nessun potere su di te. Ricorda chi ti ha fatto diventare ciò che sei, ricorda da dove viene il potere che possiedi e soprattutto ricorda quanto è corto il guinzaglio al tuo collo.» Il sussurro divenne voce, metallica e fredda.
«Avrò quel ragazzo è tutto ciò che mi spetta. Non sarai tu a rovinare i miei piani, vero?»
«No, signore.»
«Bene, altrimenti sarò costretto a trovare un nuovo cane da addomesticare ma come hai detto tu ormai è solo questione di tempo.»
«Cosa ne farete del ragazzo?»
«Perché? Ha qualche importanza per te?»
«No, era solo una curiosità.»
«Gli animali non fanno domande, obbediscono e basta! Ricordalo.»
La voce svanì, così come il fuoco lasciando al loro posto un emicrania e un odore pungente nell'aria, gelida e penetrante fino alle ossa.

Le Cronache Di Elen  il guerriero di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora