Capitolo 9

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Arslan spinse al limite Macchia, stremato sotto il peso dei due ragazzi. Stavano tornando di corsa alla scuola per raccontare quanto accaduto. Cabe era ancora scosso ed ogni tanto singhiozzava alle spalle di Arslan. Tutto quel sangue, quei morti, Trevor. Ora che l'adrenalina era svanita, anche Arslan faceva fatica a mantenere la calma. In poco tempo aveva visto morire quattro persone, ucciso un essere di cui ignorava l'esistenza e, cosa più importante, perso la persona finora più importante della sua vita.
«Magari se tornassimo indietro.» Continuava a ripetere Cabe, forse nella speranza di poter fare ancora qualcosa per salvare gli altri, oppure nell'illusione di tornare indietro e ritrovarli tutti li, ancora vivi che gli aspettavano.
Si, doveva essere per forza un sogno. Non poteva essere vero.
«No, non torniamo indietro» Arslan richiamò Cabe alla realtà «Abbiamo un lavoro da fare, ce l'ha detto Trevor. Dobbiamo avvisare gli altri, il vecchio Gilford, su quella creatura e su quello che è successo.»
Restarono entrambi in silenzio per il resto del tragitto, non sapevano cosa dirsi, quali parole di conforto usare in certe occasioni.
Volevano solo tornare il prima possibile alla fortezza, all'unico posto sicuro che conoscevano. L'unico posto che potevano chiamare casa.

Arrivarono stremati alla fortezza, era all'incirca mezzogiorno quando una giovane sentinella di ronda, sulle mura della porta principale, li vide arrivare. Solamente in due e con un solo cavallo.
Aprirono le grate del cancello e furono accolti solo da un paio di stallieri e da alcune sentinelle.
«Dove sono gli altri? Che è successo?» Chiedevano loro. Arslan non rispose, affidò Macchia ad uno stalliere ed insieme a Cabe si diresse verso l'interno della scuola.
All'ora di pranzo tutti si riunivano nella sala comune per il pasto, infatti la scuola sembrava deserta.
Il cortile, interamente imbiancato metteva in risalto le orme rosso sangue dei due ragazzi.
Appena giunsero nella sala comune calò il silenzio. Arslan e Cabe erano fradici, infreddoliti e sporchi di sangue.
Avanzarono verso il tavolo principale nel fondo della sala. Il posto al centro era vuoto, Gilford doveva essere ancora nelle sue stanze. Anche il posto di solito occupato da Trevor era vuoto e mai sarebbe stato occupato di nuovo da lui. Ciò riempì Arslan di una grande tristezza.
L'attendente di Gilford, Ser Burton Galloway, fu l'unico a rivolgere loro la parola.
«Cos'è accaduto? Dove sono gli altri?»
«Dobbiamo parlare con Gilford.»
«È ancora nelle sue stanze. Venite, vi accompagno.»
Salirono insieme le strette scale a chiocciola nel torrione di maestro Gilford per poi ritrovarsi davanti la sua porta.
«Vorrei parlargli da solo se non vi dispiace.»
Cabe e Ser Burton annuirono e si sedettero sulla panca lì vicino.
Arslan entrò senza bussare. L'interno era esattamente identico a qualche giorno prima, solo ad Arslan quei pochi giorni parvero mesi.
Il fuoco scoppiettava come sempre, i vessilli e la testa d'orso erano ancora appesi alla parete. Gilford era seduto alla scrivania immerso nella lettura di un grosso e vecchio tomo. Solo quando Arslan sbatté con forza la porta lui alzò lo sguardo.

Gli occhi del vecchio videro un Arslan stanco, provato, infreddolito e solo. Non l'aveva mai visto così.
«Arly cos'è successo? È tuo quel sangue? Dov'è Trevor? Gli altri?»
«Sono morti, tutti quanti. Solo io e Cabe siamo riusciti a salvarci» il vecchio non disse una parola così continuò. «Siamo stati attaccati da una creatura mentre tornavamo.»
«Che tipo di creatura?»
«Non lo so. Sembrava un uomo ma non lo era, cioè faceva delle cose che un uomo non può fare. Poteva scomparire e riapparire a piacimento, aveva unghie che sembravano artigli, una forza mostruosa e... e con la bocca ha morso Bernard alla gola uccidendolo. Aveva un fumo nero sempre attorno e... ha ucciso tutti.
«Dov'è adesso questa creatura?»
«È morta. Lo trafitta con la mia spada e ha preso fuoco, da solo.»
«No, non da solo Arly. Di che colore erano le fiamme?»
«Mi hai sentito? Sono morti tutti! Anche Trevor! E tu mi chiedi di che colore erano le fiamme. Te ne stai lì seduto tranquillo tra i tuoi libri del cazzo!»
«Calmati figliolo, eravamo pronti a questo. Anche Trevor lo era. Ci chiedevamo solo quando sarebbe accaduto.»
«Che cos'era quella cosa che ci ha attaccati? Cosa mi nascondi? Parla!»

Le Cronache Di Elen  il guerriero di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora