«Non ti devi preoccupare di nulla, credo - disse Johanna, correndo frenetica da una parte all'altra del salotto, afferrando le chiavi della macchina e il cappotto - Ordina una pizza per cena, ti ho lasciato i soldi sul tavolo della cucina. Non far stare alzate Daisy e Phoebe per troppo tempo. Ma non credo ti debba occupare di questo… Louis, Louis dovrebbe arrivare prima di cena.»
Annuii, cercando di seguire il suo discorso poco chiaro forse persino a sé stessa perché si fermò un attimo, buttando i capelli dietro le spalle con un gesto secco, osservando davanti a sé in modo pensieroso, prima di scuotere la testa con veemenza e sorridere tra sé.
«Non ti preoccupare Jay.» le dissi, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre Daisy mi raggiungeva, attaccandosi ad una mia gamba per attirare la mia attenzione. La presi in braccio, arruffandole i capelli.
«Scusami se ti ho chiamata così all'ultimo momento - disse Johanna, accarezzandomi un braccio - Chissà quante cose avevi da fare!»
«Ma non pensarlo nemmeno - le dissi, mentre Daisy giocava con il mio orecchino - Lo sai che adoro stare con questi tesori.»
Lei mi sorrise, avviandosi verso la porta, facendo un ultimo saluto a Daisy.
«Ah Zoe! - proferì Johanna, voltandosi poco prima che la porta si chiudesse alle sue spalle - Louis dovrebbe tornare tra un paio d'ore. Appena arriva vai pure a casa.»
Annuii, per poi sorriderle e dirigermi verso il salotto. La porta d'ingresso si chiuse e quando percepii il rumore della chiave che scattava due volte nella toppa, lasciai Daisy per terra, insieme alla sua gemella intenta a guardare uno dei tanti film di Barbie, che lei adorava alla follia.
Era da qualche mese che Johanna mi chiamava per fare da baby sitter alle sue quattro figlie. Non che avessi nessuna qualifica, ne bisogno di soldi, ero semplicemente la loro vicina di casa e, poiché Johanna e mia madre erano grandi amiche sin da quando la mia famiglia ed io ci eravamo trasferite a Doncaster, mi aveva chiesto questo favore. In fondo era piacevole passare del tempo con quelle quattro pesti. O meglio, con tre di loro. Di fatto la più grande, Charlotte, passava più tempo nella sua stanza a fare non si sapeva cosa, con la musica a tutto volume e la vedevo raramente. Al contrario, Fizz e le gemelle Daisy e Phoebe mi erano sempre attorno, quando andavo da loro, ma non davano nessun disturbo. Non capivo nemmeno perché Johanna mi avesse chiesto di tenerle d'occhio, dato che riuscivano ad autogestirsi alla perfezione. Ed era strabiliante, visto che Fizz aveva dieci anni e le gemelle solamente sette.
«Sei contenta che torna mio fratello?» chiese Daisy. Mi sedetti sulla poltrona, prendendo il mio libro dalla borsa. Mi strinsi nelle spalle.
«È tuo fratello, non suo! - disse Fizz con la bocca piena, entrando in salotto con una ciotola di biscotti tra le braccia - Che vuoi che gliene freghi a Zoe?»
Risi sotto i baffi, nascondendo la bocca dietro il libro.
«Beh, mio fratello è suo amico! - continuò Daisy - Vero che siete amici, Zoe?» mi chiese, spostando il suo sguardo limpido su di me.
Cosa avrei dovuto rispondere? Poteva risultare una domanda banale, a cui avrei potuto rispondere senza grandi problemi, se solo loro fratello fosse stato un ragazzo come tutti gli altri.
Non che fosse ritardato - in realtà avevo qualche dubbio a riguardo -, ne sedeva su una sedia a rotelle, era solo famoso internazionalmente. Louis Tomlinson era uno dei cinque membri della band dei One Direction, una versione moderna dei Blue, per intenderci, che più che avere talento avevano fascino da vendere e tanta tenerezza da mandare in tilt qualunque ragazzina ancora nell'età adolescenziale con qualche problema di controllo sui propri ormoni.
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69 cose che odio di te
Fanfiction[2012] «Vuoi uscire con me?» mi chiese, lasciandomi di stucco. «Non credo sia una buona idea.» gli risposi, dopo un po'. «Voglio sessantanove motivi.» «Sessantanove motivi?» chiesi confusa. «Sessantanove motivi per cui non vuoi uscire con me, sessan...