otto

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mine is a jealous heart

imagines things that never are

«Pronto?» risposi al telefono, sistemandomi la cornetta tra l’orecchio e la spalla, stringendomi nell’accappatoio. Possibile che in quella casa ci fossero, oltre a me, altre quattro persone e nessuno si fosse preoccupato di rispondere al telefono e fossi dovuta andare io, che stavo tranquillamente facendo la doccia dopo essermi svegliata da una notte d’inferno, passata con gli occhi sbarrati ad ascoltare le inutili storie di mia cugina Evleen.

«Ciao Zoe - mi rispose la voce di Johanna dall’altro capo del telefono - Ti disturbo?»

«Ma figurati! - mentii, sistemandomi una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio - Dimmi pure!»

«Mi hanno appena chiamato al lavoro e hanno bisogno urgente di me - mi spiegò un po’ agitata - e Louis è partito per Londra questa mattina e probabilmente tornerà questo pomeriggio, quindi non c’è nessuno che badi alle gemelle… se non ti è di disturbo…»

«Jay, tranquilla - la rassicurai - Devo finire di prepararmi, ma poi sono subito lì. Oggi non avevo nulla d’importante da fare!»

«Sei un tesoro, Zoe. Grazie mille!» mi disse, prima di salutarmi e chiudere la conversazione. Appesi anch’io, osservando le gocce d’acqua cadute dai miei capelli che erano finite sul pavimento. Cercai di asciugarle con un piede, senza nessun risultato e, senza farmi vedere da nessuno, salii lestamente le scale, cercando di non far nessun rumore ed m’intrufolai in bagno, accolta dal calore del vapore che aleggiava nella stanza e dal profumo dello shampoo al cocco. Mi tolsi l’accappatoio, infilandomi velocemente i vestiti che avevo sistemato sul lavandino prima di fare la doccia e, alla fine, mi guardai allo specchio semi appannato, osservando le profonde occhiaie scure presenti sotto i miei occhi e i capelli bagnati più scuri, che mi si erano appiccicati al viso evidenziando la forma della mia testa. Ero un mostro, ma non feci nemmeno in tempo a fare una smorfia disgustata, che Evleen entrò nel bagno spalancando la porta, senza degnarsi di bussare, nonostante sapesse che ci fosse qualcuno all’interno. Mi guardò sorridente, per poi affiancarsi a me ed osservarsi allo specchio, passandosi una mano sul volto lentigginoso. Avevo sempre invidiato mia cugina, sin da quando eravamo piccole. I suoi capelli erano di un rosso scuro e perfettamente lisci, mentre i miei erano più tendenti all’arancione e con una forma indefinita; i suoi erano occhi azzurri, mentre i miei erano di un normalissimo e banale castano, le sue lentiggini la rendevano ancora più graziosa, l’unica cosa che ricopriva la faccia, invece, veniva classificata come impurità o acne. Lei era sempre sembrata una piccola principessa, aiutata anche da un fisico minuto e snello, mentre io sin da piccola ero stata la bambina additata dalle compagne più carine e derisa dai ragazzi perché troppo grassa e troppo poco femminile. E sebbene entrambe fossimo cresciute, le cose non erano cambiate più di tanto. Lei era sempre quella bella, io quella che moriva dalla gelosia.

«Cosa facciamo oggi, cugina?» mi chiese con la sua voce squillante. Feci una smorfia, per poi sospirare e prendere l’asciuga capelli da uno dei tanti cassetti del mobile del bagno. Attaccai la presa, prendendo una spazzola, ma Evleen mi bloccò, costringendomi a sedermi sul gabinetto e cominciando a spazzolarmi.

«Io devo andare dai Tomlinson ad occuparmi delle gemelle, che sono a casa da sole - le risposi infine, mentre lei mi asciugava i capelli - Magari Alan esce con i suoi amici, puoi chiedere a lui…»

«C’è anche Louis, a casa sua?» chiese lei, interrompendomi e non preoccupandosi di farmi male nel pettinarmi, quando incontrava dei nodi. Sarei rimasta pelata, se avesse continuato così.

«No, se no non avrei motivo di andarci.» le dissi seria, alzando gli occhi al cielo, sapendo che lei non poteva vedermi. Avevo passato tutta la notte a rispondere alle domande che Evleen mi aveva posto su Louis Tomlinson, spiegandole anche il perché fossi finita su giornali e siti internet, cercando di farle capire che tra me e Louis non stava succedendo nulla. Non le avevo raccontato nulla della sfida dei sessantanove motivi, in fondo di questa pagliacciata ne erano al corrente poche persone e Evleen non era esattamente il tipo di persona a cui avrei raccontato una cosa del genere.

69 cose che odio di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora