dodici

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I wanna save your heart tonight

he’ll only break you

leave you torn apart

«Zoe, apri!»

Mi strinsi ancora di più in me stessa, socchiudendo gli occhi e nascondendo il viso con la braccia, desiderando con tutta me stessa di sparire, di essere inghiottita dal pavimento e di ritrovarmi magicamente su un altro pianeta, sconosciuto al resto del mondo, dove poter finalmente stare in pace. Quanto doveva andare avanti questa storia? Quanto avrei dovuto soffrire ancora? Quando avrei avuto il coraggio di affrontarlo, senza crollare? Sentii nuovamente bussare alla porta del bagno dove mi ero rinchiusa. Non era un bussare aggressivo, era leggero ma sicuro. Calmo.

«Zoe, sono Louis - sentii quella voce squillante e famigliare - Ti prego, aprimi.»

La sua voce era tranquilla, ma c’era una nota di preoccupazione che cercava inutilmente di nascondere. Perché continuava a stare in pensiero per me? Era la sua festa di compleanno e io gliela stavo rovinando, era venuto a cercarmi, mi aveva seguito ed era in ansia per me, invece di essere insieme ai suoi amici a divertirsi. Asciugai le guance con la manica della giacca, per poi alzarmi e aprire la porta del bagno, afferrando una mano di Louis e trascinandolo dentro, per poi rinchiuderci nuovamente dentro. Avevo paura ad uscire da lì, era l’unico posto in cui mi sentivo sicura e vedere Louis, sentirlo vicino a me mi tranquillizzava ancora di più.

«Che cosa è successo, Zoe?» mi chiese, alzando il mio volto appoggiando due dita sotto il mio mento. Sentii il labbro inferiore tremare, mentre altre lacrime uscivano dai miei occhi. Allacciai le braccia al suo collo, incastrando la testa nell’incavo del suo collo. Percepii le sue braccia stringermi sempre più forte, lasciandomi quasi senza fiato, ma in quel momento non m’importava, avevo bisogno di quel contatto così ravvicinato. Continuai a singhiozzare, mentre le sue grandi mani accarezzavano la mia testa e la mia schiena, come a volermi scaldare e rassicurare nello stesso momento. Come fossi stata una bambina caduta dalla bicicletta, che si era sbucciata il ginocchio. Ero ridicola, ma non m’importava.

«Va tutto bene - sussurrò lui - Stai tranquilla…»

«No che non va tutto bene - dissi tra i singhiozzi - Ti sto rovinando la festa.»

Lui si scostò da me, osservandomi con i suoi occhi azzurri un poco lucidi a causa dell’alcol e mi sorrise, posandomi un lungo bacio sulla fronte.

«Non potrei festeggiare sapendo che tu stai male, sono una persona con un cuore dopotutto.» mi disse divertito, cullandomi lentamente.

«Ho paura, Louis - sussurrai - Non voglio uscire da qui.»

Lui mi strinse ancora di più, appoggiando la testa sulla mia spalla. Potevo raccontarglielo? Potevo davvero dirgli che cosa stava accadendo? Potevo fidarmi di lui? Mi avrebbe capito, o sarebbe scappato? Avevo il timore di essere lasciata da sola, avevo il timore che la gente non riuscisse a capirmi, avevo il timore che pensassero fosse un mio sbaglio… Percepii la sua mano afferrare la mia ed intrecciare le sue dita con la mie. La sua presa si fece un poco più forte quando alzai la testa per guardarlo.

«Qualunque cosa sia successa, Zoe - sussurrò - Con me puoi tranquillamente parlarne.»

«Odio il tuo essere così comprensivo.»

Lui fece una leggera smorfia. «Non mi sembra il momento per continuare questa lista…»

«Mi giuri che qualunque cosa io ti dirò, tu non te ne andrai? Ho paura a restare sola - dissi, asciugandomi gli occhi la mano libera - Sono stata sola per troppo tempo.»

69 cose che odio di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora