sedici

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will you let me romanticize,

the beauty in our London skies

you know the sunlight always shine

behind the cloud of London skies

«Odio quando non mi lasci usare la tua macchina.» sbuffai, seguendo Louis lungo il corridoio del palazzo nel quale vi era il suo appartamento, che condivideva con gli altri ragazzi della band - per mia sfortuna. Eravamo partiti quella mattina e, con il terrore di dover sopportare ore ed ore di viaggio con Eleanor accanto e Louis alla guida, lo avevo implorato di farmi guidare almeno per metà strada, ma Louis da bravo maschilista qual’era me l’aveva vietato, preoccupato per la sua “bambina” - come aveva affettuosamente definito la sua automobile. Perciò avevo dovuto sopportare le chiacchiere inutili di Eleanor, beccandomi le sue occhiatacce ogni qualvolta che cercavo di parlare con Louis, anche solo per dirgli di cambiare stazione o di alzare il riscaldamento, mentre lui canticchiava le canzoni che davano alla radio senza preoccuparsi della strada e del traffico, infilandosi tra le macchine come fossimo in un really. Fortunatamente, il fatto che Louis non conoscesse i limiti di velocità aveva fatto sì che il viaggio durasse la metà. Avevamo lasciato Eleanor all’entrata del suo appartamento, per poi schizzare tra le vie di Londra e ritrovarci davanti ad un grande palazzo poco lontano dal centro. Eravamo scesi dalla macchina e poco dopo ci eravamo ritrovati a camminare per il lungo corridoio del terzo piano, trascinando le nostre sacche dietro di noi.

«Eccoci! - disse Louis, indicando una porta alla nostra destra - Spero che qualcuno sia a casa.» Abbassò la maniglia e non appena la porta si aprì una musica movimentata ci accolse, insieme a delle grida che seguivano la melodia della canzone. Louis fece qualche passo all’interno, ma fu fermato da qualcuno, non riconobbi subito quale dei quattro ritardati fosse, che gli saltò in braccio stringendolo quasi fosse un peluche. Non appena focalizzai la scena, notai che il ragazzo in questione, che da quello che aveva in testa doveva essere Cespuglio, era totalmente nudo. Il suo sedere all’aria era candido e liscio come quello di un bambino. Scossi la testa, tossendo per far notare la mia presenza. Appena Cespuglio alzò la testa, staccandosi da Louis, ghignò divertito, salutandomi senza preoccuparsi di coprirsi. Mi costrinsi a non abbassare lo sguardo, sorridendogli beffarda.

«Ti stavano cambiando il pannolino, Harry?» gli chiesi, superandolo e prendendogli una guancia con due dita, strizzandola esattamente come le nonne erano solite a fare con i propri nipoti. Lui si divincolò, borbottando qualcosa contro di me che non afferrai, entrando nell’appartamento e scomparendo dietro una porta, uscendone poi con un paio di boxer con dei cuori rossi stampati su tutto il tessuto. Louis lasciò la sua borsa in entrata ed io lo imitai. Quando rialzai lo sguardo, notando che la musica si era velocemente abbassata fino a sparire, vidi tre paia d’occhi puntati su di me, che mi scrutavano ognuno in modo diverso. Cespuglio mi mandava occhiatacce come se mi stesse maledicendo, Goku pareva sprizzare gioia da ogni poro, chissà poi per quale motivo, mentre Elvis distolse frettolosamente lo sguardo, annoiato e tornando a fissare la televisione, che trasmetteva un programma musicale su MTV.

«Zoe, ci sei anche tu!» fu il commento di Goku, che mi sorrise mostrandomi il suo apparecchio quasi invisibile. Dietro di lui, stravaccando sul lussuoso divano in pelle, c’era Elvis - il quale stranamente aveva i capelli sistemati in un ciuffo che gli copriva la fronte e parte dell’occhio destro. Che fosse diventato Emo d’un tratto?

«L’ho convinta!» disse Louis con fin troppo entusiasmo, ammiccando verso i suoi amici.

«Abbiamo tante cose da fare, Boo Bear - disse Harry seccato, incrociando le braccia al petto, mentre Louis alzava gli occhi al cielo a sentire quel soprannome ridicolo e smielato - Non avresti dovuto portarti dietro un peso.»

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