48. L'INIZIO

2K 125 4
                                    

MIA

Sei mesi dopo

Osservo la mia figura attraverso il piccolo specchio della stanza e quasi non mi riconosco; i capelli ormai lunghi fin sotto il seno, il mio corpo rinvigorito, sano. La pelle liscia, sempre bianca, ma non come se fossi sul punto di morire.

Vedermi così mi dona un senso di soddisfazione e felicità, perché ce l'ho fatta, sto bene, sono guarita da quel mostro che mi stava mangiando dall'interno.

Non posso evitare di pensare a quanto io sia stata male, a quanto abbia sofferto per arrivare fin qui, ma ora, guardandomi, penso che i risultati siano valsi tutta la sofferenza che ho patito.

Riprendere quei chili che avevo perso da anni, mi ha fatto sentire bene, mi ha fatto rendere conto che non sono quella che credevo di essere, ma posso essere bella. Mi ha fatto rendere conto che non devo soltanto indossare delle tute enormi o dei jeans più grandi di me o delle felpe, posso indossare anche altro. E finalmente posso sentirmi bene, posso sentirmi una ragazza come tutte le altre.

La mia compagna di stanza, Acacia, entra nella stanza come un tornado. È praticamente l'unica con cui ho legato e con la quale mi sono confidata. Conosce tutto di me e so di potermi fidare di lei. La sua vita è stata di gran lunga peggiore della mia, ma non me l'ha mai fatto pesare. Se stavo male, se crollavo, lei mi faceva rialzare a suon di «Tu non sei debole, Mia. Sei la persona più forte che conosca.» ed io ci credevo, mi asciugavo le lacrime e ricominciavo a lottare. Non ho mai smesso di farlo in questi sei mesi, ed è un po' anche merito suo, anche se non lo ammetterà mai.

«Ti ho preso una cosa!» esclama piuttosto eccitata, passandomi una busta blu. «Cioè non io, ma Annabelle. L'ho costretta ad uscire dalla clinica e prendere questo per te!»

«Acacia, cosa hai fatto?»

«Aprilo, invece di frignare.» ridacchia.

Non me lo faccio ripetere e sbircio all'interno della busta. Con mia immensa sorpresa scopro che contiene un vestito. È azzurro pastello, con uno scollo a cuore, stretto in vita, mentre la gonna è un poco larga e corta.

«Visto che oggi uscirai dalla clinica, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere...» sussurra. Dalla sua voce capisco che è triste che io che me ne vada, così mi avvicino a lei e la stringo in un abbraccio.

«Non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me in questi mesi, perciò ti dico soltanto grazie per essermi stata vicina nonostante tutto.»

«Non devi ringraziarmi, Mia. L'ho fatto perché lo volevo e perché sei riuscita a farti breccia nel mio cuore.» sorride, separandosi dall'abbraccio. «Ti meriti di uscire da qui e vivere la vita che desideri e che mi hai raccontato di volere.»

«Mi mancherai.»

«Anche tu, ma ci vedremo presto! Sicuramente non voglio passare troppo tempo dentro questo inferno senza di te.» sbuffa.

«Lo spero per te.» sorrido, posizionandomi davanti allo specchio con il vestito posato su di me.

«Provalo!»

Indossare questo vestito mi fa sentire come mai mi sono sentita in tutta la mia vita. So che è stupido, che è solo un vestito, ma per me è molto di più.

«Ti sta d'incanto, Mia!» strilla Acacia euforica.

In questo momento mi rendo conto di voler essere vista così soltanto da una persona, quella persona che è stata capace di rubarmi il cuore, l'anima, tutto. È stata proprio la voglia di rivedere Damiano a darmi quella forza necessaria per andare avanti, per sopravvivere qui dentro, e soltanto pensare che lui non mi abbia aspettata mi spezza il cuore.

Non provate a salvarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora