Capitolo 5

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Noah's Pov
Sono passate due settimane da quel giorno, sono le 7:30, voglio arrivare in anticipo per parlarle. La vedo appoggiata al muretto mentre fuma, Dio se é sexy.
Basta cazzo, sei il suo professore, ha la metà dei tuoi anni.
La campanella suona e tutti entrano in classe, è sulle scale e vedo che sta cadendo, corro per prenderla al volo, le circondo il suo esile corpo con le mie mani, ha una pelle così calda, tutti ridono, ridono di lei. La prendo in braccio e la porto lontano da tutti, in infermeria, la faccio sdraiare e le prendo del ghiaccio. Lei sta zitta, vorrebbe dire qualcosa ma forse non ne ha il coraggio. Non posso provarci con lei, non potremmo mai essere felici insieme, se qualcuno mi vedesse potrei perdere il lavoro e lei potrebbe essere sospesa, sarebbe troppo, metto subito le cose in chiaro.
"Quello che è successo l'altro giorno non deve ripetersi mai più, intesi? E non si faccia storielle, ho solo cercato di essere gentile, capito?"
Forse sono stato troppo duro ma meglio così.
La vedi piangere, Dio, odio vederla così, sopratutto per causa mia, devo prendere una boccata d'aria, prima che mi scaraventi su di lei baciandola.
Esci nel giardino e mi metto a pensare, a lei ovviamente.
Dal primo momento in cui l'ho vista ho capito che sarebbe stata una persona importante per me, si vede che è diversa, non è la solita gallina, è bellissima, dolce e fragile, penso a lei in ogni momento della giornata, vorrei svegliarmi e addormentarmi con lei accanto, Portarla fuori a cena e farla ridere, adesso che ci penso, non l'ho mai vista ridere...
finisco la sigaretta e torno dentro, lei è attaccata al muro a bersi uno di quei caffè schifosi delle macchinette, le vado accanto e mi appoggio al muro, si accorge di me e si gira, mi guarda ma sta zitta, ha gli occhi rossi, avrà pianto, ancora, per colpa mia.
Non so cosa fare, vorrei abbracciarla ma so che non posso, il lavoro prima di tutto, anzi no, lei prima di tutto.
Mi avvicino a lei e la stringo a me, la sento sorridere così mi stacco e le prendo il viso tra le mani
"Sei bellissima, non piangere, ti prego" lei accenna un sorriso timido e le do un bacio sulla fronte, sta ferma, forse impaurita ma non si muove.
"Grazie" mi sussurra con un filo di voce, le sorrido e la lascio andare, la guardo mentre cammina e torna in classe, sono felice, dopo anni, sono felice.

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