I - Dominio.

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Erano ormai mesi che Darius, segretamente, lavorava a un piano talmente complesso quanto decisivo, che prima o poi avrebbe messo in atto, per costringere in un angolo Kuro Kira, in questo caso Raiko

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Erano ormai mesi che Darius, segretamente, lavorava a un piano talmente complesso quanto decisivo, che prima o poi avrebbe messo in atto, per costringere in un angolo Kuro Kira, in questo caso Raiko.

Aspettava solo il momento adatto. E quel momento ormai era arrivato.

Near rimase sorpreso nel sentire il ragazzo parlare del suo piano, ma alla fine dovette ammettere che non c'era nulla di cui sorprendersi, rientrava completamente nel suo modus operandi, nonostante rischiasse il tutto per tutto.

Ormai, conoscendolo, lo reputava capace di gestire qualcosa di così rischioso e sapeva che se aveva scelto di andare fino in fondo, aveva più possibilità di vincita che di perdita.

La mattina del giorno decisivo, il giovane proprietario del Death Note, con molta calma e senza mai abbassare lo sguardo, ammirava il suo riflesso in uno specchio, aggiustandosi quando necessario maniche, giacca o colletto.

Indossava una completo rosso, simile a quello che portava all'università, ma molto più dettagliato e fuori dal comune.

I dettagli di quel completo ricordavano una divisa militare, di quelle così pregiate che solo i ranghi più alti potevano permettersi, ma il colore rosso donava a quel taglio militare un'aura di aristocrazia antica.

Non c'era nulla fuori posto nel suo aspetto, non un filo o capello, nonostante avesse lasciato quest'ultimi liberi, li aveva acconciati accuratamente.

Compiaciuto del suo aspetto regale, sorrise al suo riflesso, sistemò le mani dietro la schiena e prese a camminare fiero al di fuori della sua stanza.

I suoi stivali scuri rimbombavano nel silenzio ad ogni scalino che veniva percorso.

Dietro di lui, Doth volava leggiadro, assaporando quel momento e complimentandosi con se stesso e la sua scelta; Darius era un umano più unico che raro, di quelli con le capacità di cambiare per sempre il destino dell'umanità.

Quando arrivò davanti alla salone della sua immensa dimora, due grandi guardie del corpo, con armamenti ben in vista, lo lasciarono passare.

In quella stanza erano presenti i suoi genitori, la madre sorseggiava un liquore sul divano e il padre fumava un sigaro alla finestra.

Quando il ragazzo entrò, si alzarono di colpo e lo guardarono preoccupati.

La madre lasciò il bicchiere sul tavolino e corse verso di lui, voleva abbracciarlo, ma vedendolo così acconciato si trattenne.

-Sei un incanto, piccolo mio...

Si limitò a dire, guardandolo con ammirazione, leggermente commossa. Si portò la mano destra verso la collana di perle e la strinse a sé.

-Sei veramente sicuro di quello che vuoi fare? Lo sai a che pericolo stai andando in contro? Se andrà male, ci porterai con te nella fossa.

Furono le parole severe del padre, ma il suo sguardo per Darius non aveva segreti, poteva leggerne la preoccupazione e la paura.

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