Mi sveglio con una strana ansia.
Guardo l'ora sul mio telefono, segna le tre del mattino. Torno a sdraiarmi e provo a riaddormentarmi, ma nulla.
E non so cosa mi passa per la testa, ma mi alzo dal letto e in silenzio prendo un jeans e una maglietta poggiati sulla sedia in camera, senza far rumore scendo al piano di sotto ed inizio a vestirmi, prendo la giacca e una piccola torcia dal cassetto del mobile posto all'entrata poi esco di casa e chiudo bene la porta cercando di non farmi sentire. Inizio a camminare a passo lento verso la mia destinazione quando in lontananza si sente della musica e riconosco subito il locale. Aumento subito il passo e per fortuna i pochi ragazzi che sono fuori al locale neanche mi notano e io mi tranquillizzo quando ormai la musica del locale non è più udibile. Giro in una delle tante stradine e mi si presenta davanti qualche casa illuminata dai lampioni in strada. In fondo alla strada c'è una casa poco illuminata e mi avvicino, a vederla così abbandonata mi viene un colpo al cuore, mio padre ci mise tutto se stesso a metterla su. Il cancello del vialetto si apre con una piccola spinta quindi, fortunatamente, non devo scavalcare il muro. Ammetto che vederla così mi mette una po' di paura, ma quando apro la porta mi tranquillizzo, il mio pensiero è uno solo, andare nella nostra camera segreta. Mi guardo un po' intorno e la casa è ormai vuota, c'è solo qualche quadro impolverato, la grande scala di legno mi si presenta davanti un po' mal ridotta, facendo attenzione a dove metto i piedi inizio a salire al piano di sopra e come mia abitudine conto gli scalini, è una cosa che facevo sempre con mio padre. Conto 19 scalini e mi ritrovo un lungo corridoio davanti che percorro a passo lento. L'ultima porta del corridoio è quella della mia vecchia camera, la apro lentamente, è ancora intatta ma comunque impolverata, un colpo al cuore.
Le lacrime mi rigano il viso, chiudo gli occhi respirando a fatica. Li riapro dopo essermi calmata e faccio un passo avanti. Ricordi mi invadono la mente.
FLASHBACK.
"Non mi piacciono i fagioli" Dico con un filo di voce avendo paura della reazione di mia madre.
"Allora fila in camera tua, vorrà dire che non mangerai" inizio subito a piangere e corro in camera mia. In fretta sposto il grande quadro e spingo la porticina del mio nascondiglio mi ci infilo dentro e chiudo la porta, un odore di cannella mi invade. Mi rannicchio in un angolo della stanza e inizio a piangere. Come mi aspettavo dopo poco sento la piccola porticina aprirsi e non c'è bisogno che io mi giri, so già di chi si tratta. Delle grandi braccia mi attirano ad un petto caldo ricoperto da un maglione spesso. Continuo a piangere per qualche minuto e mio padre non proferisce parola. Poi finalmente mi calmo.
"Piccola peste" Dice ridendo facendo ridere anche me. "Ti va di andare a mangiare una pizzetta io e te?" Dice toccando i miei capelli ricci. Il suo sorriso è così rilassante.
"Poi però mi compri le caramelle a frutta?" Lui ride. Poi dopo vari tentativi riesce finalmente ad uscire dalla stanza seguito subito da me che invece esco dalla stanza senza nessuna difficoltà. Lo vedo guardarmi dall'alto. Io salgo sul letto e lui mi prende in spalla.
"E che cena sarebbe senza le nostre Fruittelle?"
FINE FLASHBACK.
Le lacrime bagnano ancora il mio viso. Entro in camera. Il grande quadro ormai non c'è più. La porta della mia stanza segreta e socchiusa. Mi avvicino e mi inginocchio per poterci entrare. Mi metto in quell'angolino e continuo a piangere. Ma questa volta lui non sarebbe venuto a riprendermi. La sua risata che mi confortava non c'è più. Lui non c'è più. É morto e con sé ha portato anche la mia felicità.
***
Sento delle risate e delle voci, chiunque sia deve essere molto vicino per poterlo sentire da qui.
Mi stringo nella mia giacca per la paura. Sento qualcuno aprire la piccola porticina.
Due occhi azzurri mi scrutano da lontano.
"Bambolina" lo sento dire. L'odore di alcool si sente da lontano.
Lui si avvicina e io tremo dalla paura.
"Stai gia tremando" dice ridendo. "Ma dopo tremerai per l'eccitazione" ride ancora e a me fa solo schifo. Lui intanto si avvicina e io cerco di allontanarmi ma è impossibile sono già con le spalle al muro.
"Jack con chi cazzo parli?" Sento quella voce inconfondibile, poi spunta anche lui dalla piccola porta. "Cazzo. Vieni via." Cerca di tirare quello che deduco sia un suo amico.
"Perché Bieber? È una buona scopata."
"Per favore." Guardo Justin piangendo. So benissimo che in questo momento sono patetica ma sembra essere l'unico che ragiona. Lui è diverso. Non è divertito da questa situazione.
"Ho detto vieni via. " Il ragazzo sbuffa e si dirige all'uscita della stanza. La mano di Justin è tesa verso di me.
La guardo con esitazione, con paura. Guardo i suoi occhi. Mi danno un senso di tranquillità. Guardo di nuovo la mano e l'afferro uscendo dalla stanza. Il ragazzo di prima non c'è ma c'è una ragazza praticamente svestita che mi guarda con disprezzo.
"Jus amore andiamo." Dice tirandolo per un braccio. Qualche secondo più tardi sono sola in questa stanza piena di ricordi.

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Forbidden love
De Todo"Lascia che le cose vadano come devono andare, ma intervieni se non vanno come vuoi."