2. Restare o andare?

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TRADUZIONE A FINE
CAPITOLO.

Ho perso voli, ho perso treni, ma il mondo l'ho trovato sotto i piedi. E ho perso il tempo, per le canzoni, quando ti urlavo e tu non mi capivi..

«NOOOOOOOOOOOOO!» urla Elisa come una psicopatica che ha appena rivisto Rebekah Mikalson che bacia Stefan Salvatore.
Corre verso il piccolo stereo a due casse e stacca la mia canzone preferita di Ultimo.
«Ma che depressione è? Mannaia a motti. Ripigghiti sore, non semu nto un funerali.» sbraita ancora.

Sospiro e mi giro verso di lei, dove ho tutta la sua visuale: capelli rosso fuoco raccolti in una crocchia, una maglia a maniche corte con la faccia stampata di Damon Salvatore e dei pantaloncini di jeans macchiati di terra.
Mette le mani sui fianchi e aspetta una mia risposta che non tarda ad arrivare.
«Non lo so.» dico soltanto.

«Non sai cosa? Che sei una depressa del cazzo? Adesso tu ti alzi e ti lavi per bene, così andiamo a Spadafora. O Villafranca. Non so, decidi tu. Andiamo al mare CAZZOOO!» esulta strillando.

«Sono seria Ely. Sono confusa.» metto la testa fra le mani e guardo un punto a caso della casa.
«Non so se andare per vedere cosa vogliono oppure rimanere qua per ripicca.»

«Senti..» mormora.
«Ci facciamo prima un bel bagno che mi sto annoiando da morire qui. Poi, con tutta la calma del mondo e il suono delle onde, ti aiuto ad avere un ottima prospettiva delle tue scelte, ti va?»

La guardo per pochi secondi e annuisco.
Mi alzo e vado in bagno a lavarmi la faccia e a mettermi il costume.
Come sempre, decidiamo di andare a Villafranca. È un paesino in provincia di Messina e onestamente è molto accogliente come posto.

***
«Come stai?» mormora Elisa, seduta affianco a me sul pullman che ci porterà a destinazione.

«Sto.» rispondo soltanto.

«Va bene..» sospira.
«Ti prometto che ti toglierò qualunque pensiero negativo che ti passi per la testa, okay?»

«Vogghiu moriri. Che vogliono da me? Perchè proprio io? Non hanno un'altra figlia?» piagnucolo.
Ho la testa in fiamme e sono ancora arrabbiata con mia madre per non avermi detto nulla su questo dannato posto.
Dio mio, mandami Elijah per avere un consiglio decente.

«Non lo so onestamente. Ma adesso andiamo al mare, mangiamo come non mai e poi tutto si vedrà okay? Sappi solo che qualunque sia la tua scelta, io ci sarò.
Sempre e per sempre.» sorride beffarda, sapendo che quella frase mi scioglie come una tavoletta di cioccolato al sole.

«Sempre e per sempre.»

Ed è così che passiamo il viaggio, tra canzoni di Irama e Biondo, risate e un Joseph Morgan disegnato nella cover del mio iPhone 4s che mi incoraggia.

***

«Nocciola e panna per favore.» richiedo, a denti stretti, al vecchio dietro il bancone dei gelati.

«Come scusi?» ripete, avvicinando l'orecchio.

«Nocciol- senta, vaffanculo!» sbraito uscendo da Gelato Mania in fretta.
«Andiamo in spiaggia, adesso.» raggiungo Elisa e la prendo per un braccio, trasportandola con me a destinazione.

«Ma che ti è preso?» mi chiede ad occhi sgranati, buttando sulla sabbia le nostre borse.

«Volevo un cazzo di gelato e invece? Il vecchio era sordo.» sbraito come un Klaus in cerca dei paletti di quercia bianca, rubati dai fratelli Salvatore.

Sospira, lanciandomi un'occhiata fuggitiva prima di sistemare le tovaglie.
Mette gli occhiali da sole, si spoglia e si sdraia come se niente fosse sulla sua asciugamano.
La seguo subito dopo e rimaniamo in silenzio per un bel po'.

«Quindi?» mi chiede la rossa al mio fianco.

«Quindi che?» mormoro ad occhi chiusi, rilassata più che mai.

«Restare o andare?»

«Te lo farò sapere più tardi..» rispondo vaga dopo una manciata di minuti.

Abbiamo passato la giornata al mare normalmente, come sempre. Dopo la mia risposta vaga, non abbiamo aperto bocca sull'argomento.
Dopo due ore piene tra sole e mare, abbiamo deciso di prenderci l'autobus e andare a casa.

«Dormi da me?» chiedo al solito.

«Vivo ormai a casa tua.» ride.
«Ci vediamo dopo, prendo il cambio.» mi stampa un bacio sulle guancia e prosegue verso Bordonaro, la sua zona.

***

«Cosa hai deciso?» mi chiede mia madre, preoccupata più che mai.

Le lancio un occhiata e sospiro, alzando e riabbassando le spalle.
«Non lo so ancora, ma sono certa che se andassi li.. avremmo abbastanza soldi per vivere.» rifletto.

«Lo so..» mormora.

«Si, ma allura?» la voce di Elisa, arriva forte e chiara alle mie orecchie.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro, ancora.
Cosa dovrei fare? Andare e lasciare mia madre qui immersa nei problemi e la mia migliore amica nel cesso, oppure andare e vedere chi è realmente mio padre.. ma se andassi, mi mancherà per certo Messina.
Ma se restassi, sarei sicura di rimanere con la curiosità addosso.

Guardo le uniche persone più importanti della mia vita e annuisco.
«Ho deciso.» dico.

«Stappa a buttigghia, truvau a soluzioni!» urla mia madre -con gli occhi lucidi- ad Elisa.

Corre in cucina con una bottiglia d'acqua in mano: «Non c'era altro.»
Fa spallucce e spreme la bottiglia di plastica, il tappo fa un volo e finisce su un vaso che cade a terra.
«Mannaia a motti, è cuppa toi.» sussurra la donna che mi ha messo al mondo.

Traduzione:

«Ripigghiti sore, non semu nto funerali» : Riprenditi sorella, non siamo in un funerale.

«Vogghiu moriri.» : Voglio morire.

«Si, ma allura?» : Si, ma allora?

«Stappa a buttigghia, truvau a soluzioni » : Stappa la bottiglia, ha trovato la soluzione.

«Mannaia a motti, è cuppa toi.» : Mannaia alla morte, è colpa tu.

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