- Mi dispiace. - Disse il ragazzo, rompendo quel silenzio pieno di disagio. Quindi indicò la fronte dell’altro, su cui spiccava il bernoccolo. - Per quello, intendo. -
Non era vero.
Certo, non l'aveva colpito di proposito così forte da farlo andare a sbattere contro la tastiera del letto, provocandogli così un bernoccolo e un secondo svenimento.
Aveva agito d'impulso, non appena Unkei era stato così avventato da afferrarlo per il polso per trattenerlo, avendo notato come, dopo quella sua affermazione/confessione/dichiarazione di guerra, Tsunayoshi fosse stato sul punto di allontanarsi da lui.Tuttavia che gli dispiacesse era un'altra storia.
- Non importa. -
A quel punto però il più basso passò alcuni istanti ad osservarlo con attenzione, come riflettendo su qualcosa: lo sguardo attento e lucido, le mani infossate nelle tasche della felpa probabilmente a causa di un leggero senso di disagio e i piedi (almeno in senso letterale, poi figurato chi poteva saperlo?) ben piantati per terra…
- Poco fa non avevi detto di sentirti ancora male? -
Unkei ebbe un lieve sussulto, che gli fu fatale.
- Lo sapevo… -
Mormorò Tsunayoshi a denti stretti, quasi tra sé e sé, assottigliando lo sguardo.
- Guarda che sto davvero male! - Insistette l'altro, rimettendosi subito seduto sul materasso, come per sottolineare il concetto. - Cioè, non proprio male male. Ho solo un leggero mal di testa, ma comunque, considerando che sono svenuto due volte di fila, è meglio se prima di andare mi riposo ancora un… -
- Non ho idea di quali siano le tue intenzioni, ma sappi che qualunque cosa tu abbia in mente, a meno che non preveda tu che ti alzi e te ne vai da qui seduta stante e noi due che non ci rivolgiamo più la parola, non funzionerà. -
Lo interruppe bruscamente, rivolgendogli un'occhiata così torva da farlo trasalire.
- Ti ho detto che di quella faccenda del “se mi conoscessi meglio ci ripenseresti subito" non me ne frega niente. -
Provò a ribattere Unkei, ma a quel punto Tsunayoshi sbuffò e fece ruotare lo sguardo.
- E allora? - Disse in un tono seccato che quasi rasentava quello con il quale era solito rivolgersi alla sua adorata vicina di casa. - Solo perché a te va bene, non vuol dire mica che per me sia lo stesso. Solo perché sono pansessuale non significa che sono così disperato da accettare il primo che passa. -
- Non ho mai detto… -
Provò a replicare il ragazzo, ma subito l'altro lo interruppe.
– Tu hai la classica aria da maniaco. Quello che di solito se ne sta da solo e zitto zitto, ma che appena gli dai un po’ di corda dà di matto e diventa peggio di una zecca. Del tipo “dai un dito e si prende tutto il braccio". Spero solo che tu non sia anche uno stalker. Non mi va proprio di iniziare a guardarmi alle spalle tutte le volte che esco a fare una passeggiata, solo per timore che un pazzoide abbia deciso di mettersi a pedinarmi. -
Per un attimo Unkei ripensò a quella volta in terza media in cui, dopo scuola, lo aveva aspettato all'uscita per scattargli di nascosto quelle due foto che sarebbero poi diventate le immagini che avrebbe fatto stampare sulla fodera del suo dakimakura.
Era accaduto solo una volta, ma chissà se anche quell’unico evento potesse essere considerato stalking…- Figurati. -
Disse con un mezzo sbuffo e una leggera alzata di spalle, sotto lo sguardo alquanto scettico dell'altro.
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801 sfumature di bum bum time
Random//ottava storia della mia "saga" 'Per Sempre Arcobaleni e Contenti'// Due nuovi studenti arrivati dritti dall'Alaska. Un seme basso e altezzoso. Un uke timido e rancoroso. Una strana ragazza dalla chioma rosa fluo che passa le giornate tra la sala g...