20: tra vendette e pesci d'Aprile alternativi

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- Chi è? -

Chiese una voce di donna dal citofono.

- Sono un'amica di Maya, Haru. -

Rispose la ragazza, per poi allontanarsi e attendere che le venisse aperto il cancelletto.

La villa della famiglia Ryouba aveva due piani (oltre a sottotetto e cantina), una piscina sul retro e un giardino fornito di un laghetto per le carpe e perfino di una piccola serra.

A passi svelti, la mora percorse il sentiero piastrellato che conduceva fino all'ingresso.
Lì trovò ad attenderla una donna sulla quarantina, con una lunga coda di cavallo castana e due vispi occhi azzurri.

Superati i convenevoli, ad Haru vennero date le indicazioni per raggiungere la camera di Maya (piano di sopra, seconda porta a destra).
Infatti, a detta della madre, la figlia al momento era talmente presa da qualunque cosa stesse facendo in camera che neanche l'aveva sentita quando l'aveva chiamata per avvisarla dell'arrivo di una sua amica.

Haru sapeva bene, o almeno poteva immaginare, in cosa fosse impegnata la ragazza e così subito si affrettò per raggiungerla.

Quando si trovò davanti alla sua porta, non si prese neanche il disturbo di bussare.

- Che c'è ma'? Ti ho detto che ora sono impegnata. -

Disse Maya quando sentì la porta aprirsi.
Era seduta alla scrivania, davanti al computer, e da lì le rivolgeva le spalle, così non si accorse subito di chi fosse davvero entrate.

Haru non disse nulla in un primo momento, osservandola con un misto di esultanza e dispiacere.
Le dispiaceva che la sua prima visita a casa sua fosse dovuta a un motivo del genere: ovvero al fatto che la doveva assolutamente fermare dal distruggere la vita del seme di un suo "cliente". E ancora di più le dispiaceva constatare di aver avuto ragione circa quel suo presentimento. Eppure al tempo stesso non riuscì a trattenere un sorriso vittorioso. Ci avrebbe potuto scommettere che le cose stessero così!

E con "così" non ci si sta riferendo ad altro che alla testa di Maya.
Il liscio, spoglio, rossastro capo di Maya.

- Ehi, Melly. -

La minore ebbe un sussulto.

- Arcobalena! -

Squittì. E nel dirlo la sua mano sfrecciò verso il cassetto destro della scrivania e ne tirò fuori un informe malloppo rosa che la mora subito  riconobbe come la sua parrucca.

- Non serve. - La rassicurò la diciassettenne. - Tanto già lo sapevo. -

- Lo sapevi? -

Replicò l'altra e in quel momento si ricordò della strana richiesta che l'amica le aveva fatto il giorno prima, quando le aveva chiesto il permesso di toccare il suo cappuccio.
Ora capì che quella doveva essere stata solo una scusa per sfiorarle i capelli e sentirne la consistenza.
Anche se di poco, c'è differenza tra toccare capelli veri e quelli appartenenti ad una parrucca.

- Me ne sono accorta subito che avessero qualcosa di strano. - Rispose la mora. - Ma solo da poco ho capito di cosa si trattasse. Come avrai capito, la richiesta di ieri non era dovuta a un mio strano fetish... -

Lentamente Maya fece ruotare la propria sedia girevole, rivolgendosi finalmente verso l'altra.

Alle sue spalle, Haru vide lo schermo del computer e lesse di sfuggita la parola "Tsunayoshi". Allora ci aveva visto bene, stava davvero lavorando a qualcosa per attuare la sua vendetta su di lui.

- È questo che intendevi con "ormai", vero? -

Aggiunse a quel punto Haru, mentre sentiva la propria voce incrinarsi.
Ma a quel punto la minore le rivolse un'occhiata perplessa.
Le ci volle un po' per capire cosa intendesse la mora e a quel punto strabuzzò gli occhi dalla sorpresa.

801 sfumature di bum bum timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora