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Il bagno era silenzioso e le piastrelle delle pareti fredde. Michele ci appoggiò la testa, tentando di calmarsi. Aveva il respiro  pesante e ciò che era successo in classe era ancora nella sua testa. Rivedeva a ripetizione il gesto che il prof aveva fatto, continuamente, come un disco rotto.
Il freddo delle piastrelle non lo stava aiutando.
Si alzò dal water e tirò lo sciacquone, poi uscì dalla cabina e si avvicinò al lavandino e aprì l'acqua. Scorreva veloce e fredda. Mise le mani a coppa finchè non furono piene e poi si sciacquò il viso. Chiuse l'acqua, tenendo le mani ancorate al suo stesso collo, come se fosse l'unico modo per non crollare, e rimase a fissarsi allo specchio per qualche secondo.
Sperava di vedere qualcosa in più in quel riflesso, di capire davvero cosa gli passasse per la testa, ma non ci riusciva... non vedeva nient'altro che sè stesso... Scosse la testa, tornando a testa bassa in classe.
Quando rientrò, tutti stavano sottolineando delle pagine sul libro. Lanciò un'occhiata fulminea al prof, che però non diede segno di averlo visto.
Si sedette con un sospiro, chiedendo ad Azzurra cosa ci fosse da fare e mettendosi poi al lavoro in silenzio. Passarono così le successive due ore, a sottolineare, mentre il prof non sembrava nemmeno essere in classe. Alessio non lo disturbò neanche una volta, ma il ragazzo non ci fece caso. Non fece caso nemmeno ai borbottii e ai sussurri che ad un tratto si erano alzati nella classe, spenti dopo poco dal prof. Nemmeno sentì la campanella quando suonò per interrompere la lezione.
《Che succede?》.
Il biondo alzò lo sguardo per trovarsi davanti la testa rossa di Linda. Lo stava guardando cercando quasi di trapassarlo con il suo sguardo verde. Michele sospirò.
《Cosa dovrebbe succedere?》domandò sconsolato, stiracchiandosi sulla sedia.
《Dimmelo tu, visto che hai inviato questa foto sul gruppo...》sibilò poi Linda, mettendogli davanti agli occhi il suo cellulare, dove stava in bella mostra una foto del prof. Il mittente era proprio Michele. A poco a poco, i suoi occhi si sbarrarono totalmente.
《Come...》ma fu interrotto da una parola, sibilata con un odio e un risentimento che non aveva mai sentito.
《Frocio》.
Quelle due sillabe risuonarono nella classe come un eco. Di colpo tutti si zittirono e fissarono Alessio, in piedi accanto alla porta che fissava Michele con una luce maligna nello sguardo.
Il biondo si alzò, mentre l'altro si avvicinava a passi lenti. Uno davanti all'altro si notava quanto Michele fosse più alto, ma se fossero arrivati allo scontro fisico, non ci sarebbe stata storia: Alessio aveva fatto boxe e i muscoli scolpiti ne erano la prova.
《Come scusa?》sibilò Michele, fissandolo dall'alto in basso, alzando un sopracciglio.
《Devo ripetertelo? Mi sembrava di essere stato chiaro...》. Poi fece un passo, ancora più vicino all'altro, allungandogli il cellulare che gli aveva preso. 《Ho visto le foto, sai? Proprio dei begli scatti... anche gli altri hanno apprezzato》. Michele strinse i denti, riprendendoselo con uno scatto. 《Mi fai schifo... come lui d'altronde...》, e con un cenno del capo accennò al prof, seduto dietro alla cattedra ma pronto ad andarsene. 《A chi mai potrebbe piacere quel bastardo?》.
Michele serrò i pugni, ma Azzurra gli afferò un braccio.
《Non fare cavolate...》gli sussurrò. Alessio ghignò.
《Giusto, stalla a sentire... a quanto pare è l'unica cosa che sai fare, checca...》. Fece un passo indietro, ma Michele alzò un pugno e colpì il ragazzo, il suo amico, in piena faccia. Alessio cadde sul pavimento e Michele si gettò su di lui, afferrandolo per la collottola.
《Prova a ripeterlo, stronzo!》. Subito gli altri ragazzi cercarono di separare i due, ma il biondo non sembrava intenzionato a mollare la  presa.
《Basta, smettila Michele!》. Due mani lo stavano trascinando via dal ragazzo steso a terra. Alessio aveva un labbro spaccato, ma il ghigno non era ancora scomparso.
《Vieni》. Quelle mani lo stavano trascinando fuori dalla classe e solo in corridoio si rese conto che appartenevano al prof. 《Cosa diavolo ti è saltato in mente, esattamente?》.
Michele non rispose -non avrebbe potuto senza menzionare le foto- e tenne lo sguardo basso sulle nocche della mano destra che gli sanguinavano. Bruciavano terribilmente...
Il prof se ne accorse e, con un sospiro, tirò fuori dalla tasca un fazzoletto di tela pulito, poi prese la mano di Michele e glielo avvolse intorno.
Il ragazzo cercò di rimanere imperturbabile, ma come poteva? Il prof gli stava tenendo la mano e la sfiorava con una tale gentilezza che non riusciva a pensare in modo chiaro.
《Fatto, almeno la ferita così non dovrebbe infettarsi. Ora fila dal vicepreside e digli cosa hai fatto. All'istante》.
Michele si voltò e, per la prima volta, andando verso quell'ufficio, aveva il sorriso sulle labbra.
Si avvicinò il fazzoletto al naso e trasse un profondo respiro.
"Amo il suo profumo..."

•EPIPHANY• how I fell for my teacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora