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C'è solo una cosa peggio di passare una giornata in ospedale: passare la notte in ospedale.
Anche se le luci delle stanze si spengono e quelle dei corridoi si oscurano ed infermieri e dottori si muovono più silenziosamente nella calma della notte, l'ospedale non si ferma mai.
Il silenzio delle stanze è interrotto spesso da urla, strepiti e risate disumani, pianti di bambini dal reparto maternità e non, russa insistenti dei vicini di letto, sirene spiegate di ambulanze diretta al pronto soccorso passi echeggianti nei lunghi e asettici corridoi.

Proprio in uno di quei corridoi Michele si stava trascinando, appoggiato all'asta della flebo, leggermente piegato in avanti per il leggero dolore all'addome, intento a raggiungere la sala dove si sarebbe dovuto trovare il televisore.
Il suo cellulare si era spento ore prima e sua madre quando era arrivata non aveva preso con sé il caricabatterie. Come aveva detto lei: "Credo che la tua appendicite sia più importante del tuo cellulare carico!". Ora lei si era addormentata su una poltrona accanto al letto di Michele, che però non riusciva proprio ad addormentarsi. Forse per il russare dei suoi compagni di stanza, forse per i suoni che echeggiavano in tutto l'ospedale, fatto sta che aveva bisogno di tenere occupata la mente, e la tv era il metodo più semplice a cui aveva pensato.

Le piastrelle erano fredde sotto i suoi piedi mentre, passo dopo passo, si avvicinava alla sua meta: la porta con sopra appeso il cartello Sala Svago. Fu molto sorpreso di notare la porta leggermente aperta e da cui usciva un flebile bagliore azzurrognolo. Aprì in fretta la porta, che fortunatamente non emise un gemito, e la richiuse alle sue spalle.
Quando si fu abituato al buio, la stanza cominciò a delinearsi sotto ai suoi occhi: un lungo tavolo con varie sedie, uno scaffale pieno di libri ed un paio di poltroncine davanti al televisore acceso. Trasmetteva una serie tv che Michele non aveva mai visto -dalle riprese doveva essere abbastanza vecchia- ma l'apparecchio non emetteva un suono. A nessun paziente avrebbe fatto piacere sentire il borbottio della televizione a notte inoltrata.
Su una delle due poltrone notò una sagoma più scura voltata nella sua direzione, ma Michele non avrebbe saputo definire l'espressione di quel volto; la luce della tv gliene lasciava in ombra una buona metà.

《Posso sedermi?》domandò, facendo un piccolo passo avanti. La sagoma alzò le braccia.
《Fai pure, non stai sicuramente rubando il posto al mio amico immaginario》.
Era un ragazzo giovane, si rese conto Michele, quando l'altro si voltò di nuovo verso lo schermo e potè vedere meglio il suo viso, più o meno della sua età.
Michele aprì la bocca per ribattere a quell'uscita sarcastica ma si bloccò all'ultimo secondo. Non aveva voglia di litigare, specialmente a quell'ora. Si sedette in silenzio, stando attento a non incastrarsi con il tubo della flebo.

《Operazione recente?》. La voce dell'altro ragazzo rimbombò nella stanza, mentre nell'espisodio uno dei protagonisti veniva attaccato da un vampiro.
《Già. Appendice》. La sagoma annuì.
《Ci avrei scommesso. Non saresti riuscito a muoverti se fosse stato altro》.
《Quindi sei un esperto?》.
《Diciamo che ho passato abbastanza tempo qui dentro per saperlo...》.
Il protagonista intanto aveva decapitato il vampiro.
《Da quanto sei qui?》.
《Vado e vengo》disse agitando le mani. 《Ma ormai sono di famiglia. Se hai bisogno di qualche antidolorifico in più, rivolgiti a me, d'accordo?》.
Michele annuì, sorridendo.
《Che hai? Ti fanno male i punti?》.
《No. Cioè, non tanto, perchè?》.
《Sembri depresso》. Il biondo si lasciò sfuggire una risata, ma senza neanche un briciolo di buonumore.
《Si nota così tanto?》. Il ragazzo alzò le spalle.
《O hai qualche pensiero per la testa, o sono un ottimo osservatore...ed io sono miope!》.
Michele sorrise di nuovo, appoggiandosi con un sospiro allo schienale della poltrona.
《Problemi di cuore?》domandò nuovamente il ragazzo, e Michele cominciò a pensare che fosse un telepate o cose simili. 《Vuoi parlarne? Forse non si nota ma sono un ottimo ascoltatore e i miei consigli... beh, faccio del mio meglio anche con quelli》.
Michele lo osservò sorridergli gentilmente. Era uno sconosciuto. Che idea si sarebbe fatto di lui dopo ciò che avrebbe raccontato? Ma davvero gli importava ciò che avrebbe potuto pensare?
《È complicato... e potrebbe non piacerti》si limitò ad avvertirlo il biondo, appoggiandosi coi gomiti sulle ginocchia.
《Ho tutta la notte per metabolizzare》. E detto questo spense la televisione.

La stanza cadde nel buio, accogliente e al tempo stesso minaccioso, eppure, senza più vedere il suo interlocutore, la lingua di Michele si sciolse e cominciò a raccontare tutta la storia come mai l'aveva raccontata prima. Mise in risalto ogni aspetto che lui stesso aveva cercato di ignorare, ma che ora, con la piega che gli eventi avevano preso, risaltavano come lucciole nell'oscurità.

《Mi aveva detto che avremmo parlato, fatto chiarezza sulla situazione... e l'ha fatto, in effetti, ma non come mi sarei aspettato...》. Michele scosse la testa. Gli occhi gli pizzicavano ma non voleva piangere. 《Sono un grandissimo coglione》.
Per tutto il tempo l'altro ragazzo, la cui sagoma ora si riusciva a scorgere nel buio, era rimasto in silenzio... la cosa ora cominciava a farsi imbarazzante!
Michele sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
《Ti sei proprio messo in un bel pasticcio...》mormorò poi il ragazzo. 《La tua non è una storia che si sente tutti i giorni, e un po' ti stimo... hai lottato a modo tuo, e in modo avventato, c'è da dirlo, per ciò che desideravi, e l'hai ottenuto!, per qualche tempo...》. Tirò un sospiro, come se stesse cercando le parole giuste. 《Ma avete sbagliato entrambi: lui a fare ciò che ha fatto e tu pure. Non voglio farti la paternale, ma era, è il tuo professore... ed è fidanzato. Le cose non sarebbero mai potute finire bene, e credo che dentro di te anche tu lo sappia》.

In realtà, Michele ci aveva sempre sperato nel lieto fine. In un futuro non troppo lontano in cui lui ed il prof potessero stare insieme... ma aveva ragione quel ragazzo; era una semplice follia!
《Dovresti essere meno modesto riguardo ai tuoi consigli...》disse poi il biondo.
《Non ti ho dato consigli! Ho solo analizzato la situazione ed ho espresso la mia opinione, ma a volte è proprio quello che serve, non credi?》. Michele annuì.
Poi continuarono a parlare, del più e del meno, e a Michele sembrò di aver ritrovato un amico perso molto tempo fa.

《A furia di parlare è arrivato giorno!》. Solo allora il biondo notò quanto la luce nella stanza fosse aumentata mentre il sole aveva cominciato a sorgere. Ora poteva vedere meglio il suo interlocutore e fu stranamente poco sorpreso nel notare un ciuffo di capelli viola ricadergli sulla fronte. 《Meglio se torni in camera ora. Se non ti trovano a letto, ti faranno una ramanzina epica》.
Michele annuì, alzandosi a fatica. La stanchezza lo stava ghermendo e un improvviso bisogno di dormire lo assalì.
《Grazie...》.
《Mattia》. Il ragazzo sorrise. 《Sono Mattia》.
《Michele. Spero che ci rivedremo... magari fuori dall'ospedale》.
Mattia alzò le spalle. 《Chissà! Come diceva qualcuno: "Le vie del Signore sono infinite"》.
Michele annuì, e dopo un ultimo saluto, tornò in stanza, infilandosi in fretta nel letto.
"Ha proprio ragione" riflettè, appena prima di sprofondare nel sonno.

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Spazio autrice🌻
Buonasera! Se volete uccidermi per l'assenza, ne avete tutto il diritto.
Sono rimasta molto bloccata su questo capitolo ma mi piace come è uscito fuori!
Il prossimo, molto probabilmente sarà l'ULTIMO capitolo, per cui restate sintonizzati!
Passo e chiudo!💖
Anne🌻

•EPIPHANY• how I fell for my teacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora