Alla fine al locale aveva pagato il prof. Michele aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, ma l'altro non gli aveva dato modo di ribattere e prima che potesse anche solo tirare fuori il portafoglio erano già fuori dal locale.
Mentre camminavano per la strada, Michele teneva le mani calate nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso sulla strada. Non era abituato a non pagare il proprio pranzo, soprattutto quando usciva con qualcuno, e la cosa lo imbarazzava un po'.
Lanciò diverse occhiate di sottecchi al prof, che però non sembrava notarle: era intento a rispondere a qualche messaggio sul cellulare. Dalla sua espressione concentrata ed accigliata doveva essere qualcosa di importante. Digitava così forte che Michele temeva che avrebbe incrinato lo schermo, prima o poi. Poi con un sospiro, il prof rimise il cellulare in tasca e spostò lo sguardo sulla strada davanti a lui. Non sorrideva più come prima, sebrava di colpo svuotato, come se ogni cosa avesse perso i suoi colori.Il biondo non sapeva bene cosa fare. Ogni idea che gli passava per la mente gli sembrava infantile e finiva per essere metaforicamente cestinata nella sua testa. Odiava sentirsi così in balia dell'imbarazzo e del disagio... soprattutto perchè non capiva cosa fosse cambiato.
Anche prima erano insieme, eppure non aveva mai sentito questa tensione tra loro due. Quando l'aveva trascinato via dal parco, in libreria, nel locale, era sempre stato tutto così semplice, come se l'avessero fatto centinaia di altre volte; ora non si azzardava nemmeno ad aprire bocca. Temeva, anche solo con una delle sue battute, di rompere quell'incanto che si stava già sgretolando in mille pezzi.Tornando a fissarsi la punta delle scarpe, Michele notò la mano del prof che gli dondolava sul fianco.
Avrebbe potuto facilmente intrecciare le sue dita con quelle del prof, eppure di colpo quel gesto gli sembrava sbagliato. Ma aveva bisogno di un contatto, come aveva bisogno dell'aria per respirare. Gli serviva per sentire che il prof era davvero lì vicino a lui, che tutto ciò che era successo era stato vero e non un mero frutto della sua immaginazione.
Tirò fuori una mano dalla tasca e, con un movimento veloce, riuscì ad intrecciare il suo mignolo con quello del prof. L'uomo sorrise, ma non disse niente. Michele intanto sentiva le guance bollirgli ma di colpo il suo cuore era diventato più leggero. Quel piccolo contatto l'aveva calmato.Due forti rintocchi gli fecero alzare gli occhi al cielo. Erano arrivati in piazza ed il campanile li sovrastava in tutta la sua immensità. A Michele sarebbe piaciuto salire là in alto, magari insieme al prof, e guardare la città dall'alto, sentirsi lontano e riuscire magari, per una volta, a vedere le cose con più chiarezza.
Ci mise un istante a capire che il prof si era fermato, tenendolo sempre per il mignolo. Anche Michele si fermò e lo guardò sorridendo. L'altro sorrise a sua volta, ma sembrava stanchissimo, svuotato come poco prima.《Tutto bene?》domandò il ragazzo preoccupato. Il prof annuì ma lasciò la mano di Michele.
《È meglio se adesso parliamo》mormorò il prof. 《D'altronde è per questo che siamo usciti》. Il ragazzo annuì. Dentro di sè sentiva che qualcosa non quadrava, ma non ne tenne conto.
《Oggi è stato... ho passato una bellissima giornata con te》disse sorridendo il prof, e ancora una volta quel sorriso era spento. 《Voglio che tu sappia che mi sono goduto ogni secondo, davvero》. Michele cominciò a sentirsi confuso mentre la sensazione negativa cresceva. Cosa stava dicendo?《Certo, anche per me è stato bello...》. Fu strano articolare quella frase, come se fosse sbagliata, forzata. 《Vogliamo uscire anche domani?》.
Il prof prese un respiro profondo.
《Michele, non credo che potremo più uscire, noi due》. Michele sbarrò gli occhi.
《Cosa? Perchè?!》. Michele scosse la testa. 《Non riesco a capire》. La sensazione gli stava attanagliando le budella.
《Io...》provò a spiegare il prof ma fu interrotto da una voce femminile.
《Luca!》.Entrambi si votarono verso una donna dai capelli corti biondi che si stava avvicinando a lunghi passi. Era magra ed esile e pareva tremare sulle sue gambe. Da lontano assomigliava molto a Michele. Quando fu abbastanza vicina, avvolse con un gesto fluido il suo braccio con quello del prof e gli sorrise. Michele sbiancò.
《Pensavo ci trovassimo al solito posto ma non arrivavi...》. Poi la donna si voltò verso Michele, che deglutì. Era bella, esageratamente bella. 《Tu sei un suo studente?》.Michele spostò lo sguardo sul prof, che lo fissava. Sembrava si aspettasse qualcosa, forse che lo smascherasse? Oppure lo stava pregando di tenere la bocca chiusa?
《Sì》mormorò Michele, di colpo con la bocca asciutta e la fronte sudata.
《Sembri scosso》notò la donna. Non poteva nemmeno immaginare quanto. 《Gli hai detto della tua partenza?》. Michele sentì mancarsi la terra sotto i piedi.
《Cosa?》. La donna lo guardò stupita e un po' colpevole.
《Non gliel'hai ancora detto?》sibilò arrabbiata al prof. 《Partiamo martedì, i tuoi ragazzi vorranno almeno salutarti!》.
《Contavo di farlo lunedì》. La donna alzò gli occhi al cielo ma sorrise.
《Il solito che vuole lavorare fino all'ultimo...》mormorò esasperata.Michele ormai non stava capendo più niente, la testa gli pulsava, il cuore batteva impazzito e si sentiva male. Troppo male.
《Scusate ma... devo andare... ho il pullman》boccheggiò, allontanandosi da loro. Gli sembrava che il mondo avesse cominciato a ballare sotto i suoi piedi e nessuno l'avesse avvertito.
"Che sta succedendo?"Linda ed Alessio se ne stavano fermi sulla banchina dell'autobus. O meglio, erano teoricamente fermi, perchè Alessio, da quando erano arrivati, continuava a camminare avanti e indietro davanti alla rossa, tentando di sbollire la rabbia e calmarsi. Nel mentre borbottava epiteti non molto lusinghieri a Michele ed al prof.
Linda lo osservava a braccia conserte, battendo un piede a terra con impazienza. Con uno sbuffo appoggiò le mani sui fianchi.《Hai finito? O hai intenzione di scavare un buco nell'asfalto?!》.
《Oh, ma smettila!》sbottò il ragazzo, fermandosi davanti a lei. 《Sai perfettamente che sta facendo una cazzata! Lo sappiamo tutti, tranne lui!》. Si massaggiò il ponte del naso. 《È un coglione, non ho altro da aggiungere》disse alzando le mani. Linda sbuffò.
《Ti rendi conto che stai continuando a ripetere le stesse cose da un'ora buona?! È da quando siamo usciti dal locale che non la pianti. Siamo stati al parco, nei negozi, e tu continui ad essere arrabbiato!》.
《Non dovrei? Non ho forse il diritto di essere arrabbiato?》esclamò Alessio, le guance rosse dall'ira.
Linda alzò gli occhi al cielo.《Sei proprio uno stupido!》.
《Ah, io sarei lo stupido?》.
《Si vede che ci tieni a lui!》esclamò la rossa. 《Sei il suo migliore amico, è ovvio che ci tenga...》. Alessio abbassò lo sguardo. Linda aveva ragione però. Lui e Michele erano praticamente cresciuti insieme ed erano sempre andati d'accordo, almeno fino a quel momento, e non poteva fare finta di niente, nemmeno se avesse voluto.《È che... mi da fastidio che non mi abbia detto nulla di... beh, di sé》borbottò il moro. Linda sorrise e gli accarezzò dolcemente la guancia. Alessio alzò gli occhi sul suo sorriso.
《Da fastidio anche a me, ma dobbiamo solo accettarlo... dobbiamo...》. Non finì la frase. Alessio le aveva appoggiato a sua volta una mano sulla guancia, mozzandole il fiato.
Il moro si avvicinò di più alla rossa che non si scostò. Linda chiuse gli occhi mentre le labbra di Alessio si posavano sulle sue. Linda era terribilmente felice, come non lo era da tempo, e fremeva sotto le dita di Alessio mentre le scorrevano lungo la schiena. Magari aveva tanti problemi, e magari Alessio sarebbe diventato uno dei tanti, ma in quell'istante, tutto sembrava così perfetto...Poi una lattina venne colpita e rotolò rumorosamente sull'asfalto.
I due si staccarono e videro una chioma bionda che si muoveva nella loro direzione. Appena lo vide, tutti i buoni propositi di Alessio andarono in fumo mentre nuova rabbia gli ardeva in petto.
《Ci ha seguiti》sibilò Alessio, che in quel momento non sarebbe stato ad ascoltare nemmeno le spiegazioni ragionevoli di Linda. 《È un morto che cammina》.
Si diresse a passo di marcia verso Michele, pronto a tirargli il pugno che ancora gli doveva, quando il ragazzo si accasciò al suolo.Il moro a quel punto cominciò a correre e si chinò preoccupato sull'amico. Si teneva il fianco, aveva la fronte bollente e gli occhi vitrei. Anche Linda era accorsa e aveva già digitato il numero dell'emergenza.
Prima di svenire, Michele riuscì a riconoscere il viso di Alessio, i capelli di Linda e il suono delle sirene dell'ambulanza. Poi il buio lo accolse.
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•EPIPHANY• how I fell for my teacher
RomanceMichele è un ragazzo normale che vive la quarta superiore con tutti i problemi che essa comporta: studio altalenante, amicizie complicate e amore. Un amore difficile, perchè Michele è innamorato del suo professore di italiano... dove porterà questo...