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Rientrando in biblioteca, Michele e Giulia non furono accolti dal prof, ma dal bibliotecario, che era seduto davanti al computer con gli occhi vacui che fissavano lo schermo o un punto indefinito dello spazio. Accogliere inoltre era un eufemismo, perchè l'uomo non li degnò neanche di un'occhiata. Era peggio di una mummia...
I due si guardarono intorno nel frattempo ma non riuscirono a trovare il prof, che sembrava essere scomparso. Controllarono anche tra gli scaffali ma erano totalmente deserti.
Giulia si schiarì la gola prima di parlare:《Scusi ma il prof se n'è andato?》.
Il bibliotecario mosse appena gli occhi. Mentre il signore apriva la bocca per parlare, Michele trattenne il fiato inconsapevolmente.
《Penso sia in dipartimento...》mormorò come un morto seduto ad una scrivania, tornando poi al suo lavoro.
Michele riprese a respirare, per poi essere colpito da una pacca sulla schiena da parte di Giulia.
《Vai...》gli sussurrò in un orecchio, prima si andare a sedersi su una delle sedie e tirare fuori dallo zaino un manga e mettersi a sfogliarlo con un sorriso malizioso sulle labbra.
Il ragazzo scosse la testa, cercando di non pensare a cosa stesse passando per la testa a quella pervertita ed uscendo di nuovo dalla biblioteca, senza neanche chiedere il permesso all'uomo alla scrivania. Sicuramente non l'avrebbe rincorso per i corridoi per fermalo e quello gli bastava.
Mentre risaliva i corridoi e le scale buie della scuola, Michele si rendeva conto di quanto potesse essere inquietante un edificio quando lo si percorreva da soli, sapendo che non ci fosse nessun altro all'interno.
Iniziarono a sudargli le mani e istintivamente velocizzò il passo verso il dipartimento di italiano, al primo piano sulla destra. Sapeva che non sarebbe spuntato nessuno dai muri o da dietro gli angoli per accoltellarlo, ma la sensazione gli si diffondeva nelle vene, gelandogli il sangue.
Appena svoltò a destra sul primo piano vide la luce del dipartimento accesa. Dire che non corse nella stanza come una gazzella inseguita da un leone sarebbe una bugia. Si bloccò sulla soglia, appoggiato ad uno stipite, mentre cercava di tranquillizzare il suo battito cardiaco.
All'interno, seduto su una sedia girevole che lo fissava perplesso c'era il prof, con in mano una pila di verifiche che stava finendo di correggere.
《Michele...》.
《Mi scusi... non volevo disturbarla...》mormorò il ragazzo, ancora fermo sulla porta, visto che non sapeva se entrare o no.
《Non c'è problema, ho praticamente finito, entra pure》. Dicendolo appoggiò i fogli di protocollo sul tavolo insieme alla penna rossa. Poi osservò il ragazzo, che intanto si era avvicinato, come era solito fare: come se volesse svestirlo con il pensiero. O almeno, così la pensava Michele. 《Ti serve qualcosa?》.
Michele era sorpreso dal tono del prof. Sembrava distaccato, non come al solito. Più freddo...
《Beh, sì... più o meno...》mormorò il biondo, torturandosi le mani. In tutto il tragitto, ora che ci pensava, non aveva riflettuto su cosa dire una volta davanti al prof.
《È importante?》. Di nuovo quel tono strano...
《Direi di sì, almeno penso...》borbottò di nuovo Michele, ancora più a disagio. Il prof sospirò. Sembrava infastidito.
《Visto che ormai è tardi potremmo parlarne domani...》cercò di dire ma venne interrotto dal ragazzo.
《Riguarda ciò che è successo prima》. La voce di Michele ora non tremava più. Era ferma, anche se le sue guance si stavano colorando di rosso.
《Ah. Capisco...》. Il prof si lasciò andare sulla sedia, abbassando anche lo sguardo da Michele. 《E che cosa...》.
《È stato così poco importante?》.
《Come?》. La domanda di Michele lo colse in contropiede.
《È stato così poco importante quello che è successo prima? Era soltanto un gioco, qualcosa per passare il tempo, una scommessa?》. Il tono del ragazzo si stava alzando, fomentato da una rabbia e da una delusione infondate.
《Era solo un bacio, può succedere》disse il prof, alzandosi in piedi ed incrociando le braccia al petto, incontrando lo sguardo di Michele.
Quest'ultimo alzò le braccia al cielo con un sorriso isterico in volto.
《Ecco! Solo un bacio! Allora non era niente per lei!》sbottò, fermandosi a un passo dal prof, che non si mosse. Non cambiò nemmeno espressione.
《Non urlare, sembri una ragazzina in crisi ormonale...》disse in tono pacato l'uomo.
《Sono un ragazzo in crisi ormonale e ho intenzione di urlare quanto mi pare e piace!》urlò, il corpo tremante di rabbia. Poi però ridusse un po' il tono prima di continuare:《Esattamente, che cosa voleva dimostrare prima con quello? Che ha il controllo di tutto?》.
《Mi sbaglio o sei stato tu a baciarmi?》precisò il prof, sollevando un angolo della bocca in un piccolo sorriso. Michele cercò di non farci caso. Era ancora arrabbiato.
《Devo ricordarle ciò che aveva detto alcuni secondi prima di quello? Perchè ha detto quelle cose?》.
《Michele...》.
《Voleva solo giocare con i miei sentimenti》continuò il ragazzo, abbassando lo sguardo sul pavimento sporco, stringendo i pugni per reprimere tutti quelle emozioni.
《Non ne avevo alcuna intenzione》replicò l'uomo. Il biondo rialzò lo sguardo.
《E allora perchè diavolo...》.
Non riuscì a finire la frase.
Il prof lo zittì baciandolo per la seconda volta in un giorno. Stavolta fu lui ad avvolgere il viso del ragazzo tra le sue mani, mentre gli occhi spalancati di Michele si chiudevano a poco a poco, trascinati dal piacere.
Quando si staccarono, Michele non riusciva a parlare e non sapeva cosa dire.
《Parli davvero troppo, mi fai sempre scoppiare la testa... non ti ho baciato nè per scommessa nè per passatempo. Ti ho baciato perchè lo volevo ed ora sono certo che lo vuoi anche tu. Però dobbiamo ancora chiarire un paio di cose... ti va di trovarci al parco comunale alle tre domani?》.
Michele riuscì solo ad annuire. Quel gesto fece sorridere il prof.
《Perfetto! Ho anche trovato un nuovo modo per zittirti... non si smette mai di imparare!》.
Detto questo uscì dalla stanza, lasciando Michele nel suo imbarazzo e nel suo sclero interno.
"Domani esco col prof?!"

•EPIPHANY• how I fell for my teacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora