Blood

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Ero seduta fuori da questa piccola stanza di vetro, guardavo l'infermiera e un dottore discutere sul da farsi, ero parecchio nervosa, non potevo perderlo, era troppo importante, una piccola lacrima mi rigò la guancia ma la asciugai subito vedendo la ragazza uscire e venire verso di me.
"È fattibile, rischioso, ma fattibile, ci serviranno almeno due ore, quindi più tempo passa meno probabilità ci sono di salvarlo, sei pronta?"
Rabbrividii al pensiero di quel liquido rosso che tanto odiavo, ma annuii.
Mi portò da questo dottore con l'ago già pronto.
"Siediti pure April" sorrise cordialmente.
Cominciai a tremare e lui sembrò accorgersene.
"Possiamo somministrarti dei medicinali che  ritarderanno le reazioni del tuo cervello in modo che tu non svenga durante l'esame" propose.
"No, non voglio rischiare che il sangue si contamini, voglio che sia pulito quando lo riceverà"
"Va bene, ma appena senti uno dei sintomi avvisami" mi mise in guardia.
Annuii convinta e incollai il mio sguardo al soffitto per non vedere nulla.
Sentii un lieve dolore al braccio, segno che l'ago mi aveva forato la pelle, presi un profondo respiro e cercai di non pensarci.
"È molto dolce il fatto che tu sia disposta a salvare il tuo ragazzo nonostante la tua fobia" commentò.
"Non è altrettanto dolce farsi la sua aiutante quando ha una moglie" puntai i miei occhi nei suoi.
"Come?"
"Allora: il modo in cui vi guardate fa capire che non siete semplici colleghi, però lei indossa una fede mentre l'infermiera no. Mi pare ovvia la realtà"
Mi guardò scioccato.
"Tranquillo, nessuno saprà niente, sa quanto me ne importa? Ho fatto questo ragionamento solo per distrarmi un po'" alzai le spalle.
"Sei brava" si complimentò lei togliendomi l'ago e chiudendo la ferita.
"Tuttavia... non dirlo a nessuno se non vuoi che il tuo ragazzo ci lasci le penne" disse sorridendo.
"Non provo nessun interesse nel dire in giro i cazzi vostri" li rassicurai.
"Meglio" commentò lui raccogliendo le provette.
Uscii e vidi entrare Andrew e Bruce, corsi da loro e li abbracciai. Andammo a sederci e spiegai loro la situazione.
"Fanculo, io sono anemico" si lamentò Andrew frustrato.

Andrew's pov.
"Non lo sapevo" commentò il biondo prendendomi in disparte.
Alzai le spalle dicendo:
"Perché avresti dovuto?" Sorrisi triste.
"Perché sei il mio... migliore amico"
"Allora già che ci siamo ti racconto tutti i cazzi miei no? Mia madre è morta quando avevo quindici anni, mio padre è stato alcolizzato per tre, sono anemico e gay" buttai fuori la frustrazione, dopo pochi secondi realizzai ciò che avevo appena detto arrossii.
Mi guardò sbalordito.
"Sei g-gay?" Balbettò per la prima volta in dieci anni.
"Non infierire, l'ho scoperto da poco" distolsi lo sguardo.
"Io credo di essere diventato bisex" ridacchiò nervoso alzando gli occhi verso il soffitto.
"Come l'hai capito?" Domandai.
"Penso che tu mi piaccia, perché non riesco più a guardarti, pensa, da piccolo quando ti piaceva qualcuno, non lo guardavi, lo trattavi male, ma non per antipatia, proprio perché non riuscivi a sostenere il suo sguardo, a volte, non guardiamo una persona per paura che questa ci legga dentro e che capisca... quindi sì, mi piaci, e anche tanto cazzo" ridacchiò nervoso.
"Questa è la più bella dichiarazione che io abbia mai sentito" appoggiai una mano sul mio petto sentendo il cuore battere fortissimo.
"I-io non so cosa dire..." guardai le mie scarpe con la gola bloccata.
Mi guardò per qualche secondo poi disse:
"Ho capito, mi dispiace, non avrei dovuto dirtelo... sono un coglione" gli si spezzò la voce e camminò via.
"Aspetta!" Strillai appena ritrovai la voce.
Continuò a camminare.
L'adrenalina nel mio corpo aumentò, così trovai il coraggio di vincere sul mio cervello e lo urlai in mezzo a tutti.
"Ti amo!" Caddi in ginocchio piangendo.
"Cazzo se ti amo" sussurrai.
Si fermò.
"Tu cosa?" Si avvicinò.
Mi alzai.
"Ti amo coglione"
Sorrise mi accarezzò la guancia e fece unire le nostre labbra in un dolce e lento bacio.

April's pov.
Li guardai entusiasta, tuttavia non riuscivo a capire, perché loro riuscissero a dichiararsi mentre io non riuscivo a far uscire dalle mie labbra quelle due semplici parole che significavano tutto, i miei occhi si inumidirono ma non piansi, dovevo essere forte.
"Gli abbiamo fatto la trasfusione, è andata bene" annunciò l'infermiera.
Un grande sorriso si fece spazio tra le mie labbra e una lacrima mi solcò la guancia.

My Best Friend Is A DaddyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora