Do you really want us?

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Qualche settimana dopo.
Carter's pov.
Il campanello suonò.
"Ma chi può essere" sbuffai andando ad aprire.
Mi ritrovai davanti Andrew.
"Hey" disse sorridendo.
"Hey"
"Posso entrare?"
"Sì certo, entra pure"
"Wow... la casa è cambiata da quando April vive da te" commentò guardandosi attorno.
"Che intendi?"
"Che è in ordine"
"Ah, beh sì effettivamente..." notai.
"Facciamo una partita a fifa come ai vecchi tempi?" Propose.
"Certo" un grande sorriso si dipinse sul mio volto.
Cominciammo a giocare finché lui non ruppe l'atmosfera competitiva creatasi.
"April dov'è?"
"Dorme" risposi velocemente.
"Uhm... alle tre del pomeriggio?" Chiese dubbioso.
"Sì, la gravidanza è estenuante a quanto pare"
Dopo un attimo di esitazione parlò:
"Ma sei sicuro di questa storia? Voglio dire, siete ancora giovani... fare un figlio ora?!" Mise in pausa guardandomi serio.
"Sinceramente non ne sono molto sicuro, è successo e io non me la sono sentita di dirle di abortire, è una responsabilità che ci siamo presi entrambi quando l'abbiamo fatto senza protezioni; speravo di non ingravidarla... ma è successo, quindi ora sono cazzi miei"
"Sei serio?!" Chiese incredulo.
"No idiota, sono innamorato di lei e il fatto che presto sarò padre di una piccola April mi manda al settimo cielo"
"Sarà femmina?" Arricciò il labbro.
"Non lo sappiamo ancora, solo... sento che avrò una figlia" sorrisi dolcemente.
"Fra, così mi fai venire il diabete"
Ridacchiai.
"Dai ricominciamo a giocare"

April's pov.
Il rumore del campanello mi svegliò, mi misi a sedere sul letto e mi stropicciai gli occhi.
Andai allo specchio e mi alzai la maglia, il mio ventre cominciava a gonfiarsi lievemente.
Sorrisi accarezzandolo.
"Ciao piccolo Elijah" sussurrai.
"O piccola Ursula" ridacchiai.
"Tuo padre non lascerà mai che io ti chiami così" ammisi allargando il mio sorriso.
"Lo convincerò" borbottai abbassandomi la maglietta.
Scesi le scale con passo felpato per fare loro una sorpresa, finché il mio nome non catturò la mia attenzione.
Mi bloccai sulle scale e cominciai ad origliare la conversazione tra il mio ragazzo e il suo migliore amico.
"Ma sei sicuro di questa storia? Voglio dire, siete ancora giovani... fare un figlio ora?!"
La risposta di Carter mi fece gelare il sangue nelle vene, ogni parola era come una coltellata dritta al cuore, eppure non potevo fare a meno di ascoltare.
"Sei serio?!" Esclamò Andrew.
Ovviamente lo era, e io stupida che avevo creduto che un tale stronzo potesse cambiare.
Risalii le scale prima di sentire la risposta e mi chiusi in camera silenziosamente.
Le lacrime cominciarono a scendere sulle guance ancor prima che me ne accorgessi e dei singhiozzi soffocati tentavano invano di uscire dalle mie labbra.
Non sapevo che fare, dopotutto era colpa mia, gli avevo detto io di non usare il preservativo e di venirmi dentro, magari lui si era sentito obbligato a dirmi tutte quelle puttanate sulla pillola e sulla gioia di avere un figlio.
Sì, era sicuramente così.
Mi sdraiai sul letto e appoggiai una mano sul mio ventre.
"Tranquillo piccolo, non abortirò solo perché tuo padre mi ha mentito, tu resterai qui dentro per nove fottutissimi mesi e quando uscirai cercherò di essere la miglior madre possibile, siamo intesi?"
Cominciai a fissare il soffitto sperando che il bambino fosse in salute.
Non potevo restare lì a deprimermi.
Un'idea mi balenò in testa, chiamai Joy e le proposi di andare al bar insieme e poi a fare dello shopping.
Avevo bisogno di un'amica.
Mi vestii velocemente e scesi le scale.
"Ma buongiorno bella addormentata" mi salutò Andrew.
Sorrisi.
"Buongiorno anche a te"
"Carter, io esco con Joy, ci vediamo dopo"
"Sì sì ciao" borbottò troppo preso dal gioco.
Alzai gli occhi al cielo e uscii di casa.
Più tardi al bar.
"...e infine ha detto che sperava di non ingravidarmi ma che ormai sono cazzi suoi"
"Aw tesoro" mi accarezzò il braccio dispiaciuta.
"È un coglione, secondo me non meriterebbe neanche di conoscere vostro figlio" mi confessò.
"Che intendi?"
"Che secondo me dovresti rifarti una vita: trasferisciti, conosci qualcuno degno di te, studia all'università dei tuoi sogni... senza farti rovinare tutto da lui"
Era un passo enorme... ricominciare? Avevo paura.
"Ma se davvero non mi avesse voluta non sarebbe venuto a chiedermi scusa" lo giustificai.
"No, si voleva evitare una denuncia" alzò le spalle.
"Sì ha senso" sorseggiai il mio frullato.
"Forse dovrei davvero costruirmi un futuro solo mio e di mio figlio" ragionai.
"Esatto, trova una buona università lontana da qui e sei perfetta"
"Ci penserò" conclusi.

My Best Friend Is A DaddyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora