Non posso crederci, è lui!

725 53 52
                                    

Monaco Di Baviera - 31 Luglio 1979

-Lilibeth! Lilbeth vieni! E' qui, l'abbiamo trovato finalmente!-

L'insistente richiamo di Maggy mi fa improvvisamente voltare alla mia destra. E' quasi mezz'ora che io, lei e Bess stiamo camminando alla spasmodica ricerca di questo maledetto Sugar Shack. Il tassista ci ha fermate sulla Herzogspitalstraße, parola per me impronunciabile nonché incomprensibile, spiegandoci che il locale l'avremmo trovato a meno di dieci metri, alla nostra sinistra. E invece nulla. Eppure siamo sobrie. O meglio, so già che io resterò sobria per tutta la serata, su Maggy e Bess non posso metterci la mano sul fuoco. Ieri sera al Coco Beach hanno bevuto oltre cinque Martini a testa, per non parlare di tutti gli shots di vodka che hanno letteralmente tracannato tra un ballo e l'altro. Davvero non so come siano riuscite a salire i tre gradini dell'ingresso dell'albergo. Forse perché le ho aiutate io che ero perfettamente lucida. E pensare che il mio intento era quello di venire qui per vivere una settimana di tranquillità e relax e invece mi tocca fare da baby-sitter alle mie amiche. Che stupida sono stata, l'avrei dovuto capire che le loro intenzioni erano altre.

-Vieni con noi a Monaco per le vacanze estive Lilibeth, ti divertirai- mi aveva proposto Maggy lo scorso Maggio.
-E' una città piena di attrattive, di svaghi e di divertimento - aveva aggiunto Bess -Tu hai bisogno di distrarti amica mia, hai sofferto così tanto a causa di quello stupido del tuo ex-
-Si, Bess ha ragione Lilibeth, dai, vieni a Monaco con noi-
-Dai Lilibeth, non farti pregare -

E così non mi sono fatta pregare. Dopo aver finito gli esami della sessione estiva il 28 Luglio, il giorno dopo siamo partite alla volta della città tedesca, dove ora pare che finalmente siamo riuscite a trovare questo maledetto Sugar Shack.

-Vedete ragazze, proprio di fronte a noi- esclama entusiasta Maggy, indicando l'insegna luminosa al neon blu elettrico, in stile Stone Head -Sugar Shack: finalmente ci siamo-
-Ma cosa ci sarà mai di così entusiasmante in questo Sugar Shack poi- ribatto scettica io, seguendole verso l'ingresso del locale.
-Come cosa c'è di entusiasmante allo Sugar Shack Lilibeth? Dici sul serio?- si rivolge a me stupita Bess -Lo Sugar Shack è frequentato dalla gente più glamour di Monaco e soprattutto...lo sai chi ultimamente ci passa quasi ogni notte dopo aver registrato le canzoni del loro nuovo album?-
-No, non lo so e non m'interessa di saperlo sinceramente- rispondo seccata
-T'interessa invece, di sicuro t'interessa- replica Maggy varcando per prima l'ingresso del locale sorvegliato dai buttafuori, due energumeni vestiti completamente di nero -Se ti dico Brian May dei Queen non t'interessa?-
-Brian May? Lui, persona così seria e istruita in questo luogo di perdizione?- ribatto decisa scrutando dalla testa ai piedi la ragazza bionda che mi ha appena superata. Indossa il pantaloncino bianco più corto che abbia mai visto e un top così stretto da lasciare poco o nulla alla già fervida immaginazione maschile.
-Si, Brian May, proprio lui, persona seria e istruita viene a divertirsi qui ogni sera ormai da quando è qui a Monaco- mi spiega Maggy -Cosa credi Lilibeth? Che lui sia diverso da tutti gli altri? E' pur sempre un uomo, è pur sempre una rock star-
-Ma si, forse hai ragione tu, infondo è solo un uomo anche lui- concludo, alquanto delusa al pensiero che anche lui, che ha scritto canzoni così piene d'amore, di sentimento e significato, in realtà sia facile alle tentazioni come tutti gli altri.

Nel frattempo abbiamo percorso il lungo tunnel-corridoio semibuio che ci ha portate all'interno del locale. Certo che questo Sugar Shack è davvero qualcosa di eccezionale. Il blu è il colore dominante: blu i minuscoli tavolini con le sedie, blu i cortissimi vestitini in fintapelle delle avvenenti cameriere, blu il soppalco su cui il dj sta mixando ogni più disparato genere di musica, blu le luci al led che fluttuano per ogni dove, s'insinuano flessuose dappertutto, ballano insieme alle cubiste nelle loro minigonne lucide e rigide come plastica e alle decine e decine di persone che affollano l'immensa pista da ballo su cui penzola la classica sfera specchiata da night club. La musica è a un volume altissimo, le casse rimbombano il suono dei bassi così tanto da far tremare i bicchieri poggiati sui tavolini, come i vetri delle finestre che vibrano per i fuochi d'artificio nella notte di Capodanno. Ed è proprio come in quella notte che mi sento adesso. Quella notte che detesto, quella notte che odio perché mi costringe a fare i conti col passato che non posso più correggere e con il futuro che non posso prevedere. Se potessi la cancellerei dal calendario quella notte, così come cancellerei dalla faccia della Terra questo stupido posto in cui sono adesso. Ma purtroppo sono la sola qui dentro a pensarla così.

Allo Sugar Shack (A Brian May Fanfction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora