Odi et amo

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Mi volto lentamente verso di lui, che già mi sta osservando non so da quanto tempo, e prima di parlare lo fisso per qualche secondo. I suoi occhi nocciola brillano sotto la luce ambrata dei lampioni che si sono accesi da qualche minuto, la pelle del suo viso ora è liscia, perfettamente rasata a differenza di quella sera allo Sugar Shack e sorride, sorride ancora, tanto che anch'io non posso fare a meno di sorridergli.

-Brian- sussurro stregata, dimenticandomi dei miei propositi di resistenza di poco prima.
-Lilibeth- mormora lui a sua volta -Non immagini da quanti giorni ti sto cercando-
-Come da quanti gior...-
-Si, da quando sono tornato a Londra, i primi del mese, ogni giorno sono venuto qui con Paul per cercarti. L'unica cosa che mi dicesti di te quella sera, a parte della tua storia d'amore finita male, era che frequentavi il King's College alla facoltà di Lettere e così... così questo era l'unico posto dove sapevo che prima o poi ti avrei ritrovata- sospira, interrompendosi per qualche istante, voltandosi verso il parabrezza dinanzi a lui prima di continuare -Già a Monaco, la mattina dopo il nostro incontro avrei voluto cercarti, ma non sapevo in quale albergo alloggiavi, non conoscevo il tuo cognome, non sapevo nulla...-

-Brian- lo interrompo, un briciolo di razionalità farsi strada faticosamente in me -L'hai appena detto tu: l'unica cosa che sapevi di me era questa, che frequento il King's College, non ti sembra un po' troppo poco per, per fare tutto questo? Infondo, siamo stati solo una notte insieme, tu hai una famiglia, una moglie, un figlio e noi abbiamo già...-
-E noi la nostra marmellata l'abbiamo già rubata, è questo che vuoi dirmi di nuovo?-
-Ricordi ancora quello che ti ho scritto nella lettera?- gli domando stupita, fissandolo.

Brian non mi risponde, dalla tasca posteriore dei pantaloni estrae il suo portafogli di pelle nera, lo apre e sfila un foglietto, perfettamente ripiegato su se stesso, da uno scomparto interno. Poggia il portafogli sul parabrezza e spiega con garbo il foglietto, mostrandomelo.

-La riconosci?- mi domanda.

Prendo il pezzo di carta tra le mani e riconosco subito la mia calligrafia -E' la mia lettera, la lettera che ti scrissi quella mattina prima di andare via. L'hai conservata- affermo stupita, afferrandola e osservandola ancora. E' strano, è passato un mese e mezzo da quando l'ho scritta eppure mi sembra ieri. Ricordo perfettamente l'attimo in cui mi svegliai tra le sue braccia, nella stessa posizione in cui c'eravamo addormentati la notte prima: mi defilai silenziosa, mi rivestii, mi sedetti alla scrivania della stanza e gli scrissi quelle poche parole con le lacrime agli occhi.

-Come avrei potuto buttarla- mi risponde, destandomi dai miei ricordi passati -Era l'unica cosa che mi restava di te. L'ho letta non sai quante volte. I primi giorni era ancora impregnata del tuo profumo, chiudevo gli occhi e... e vabbè lasciamo stare-
-Non avevi certo bisogno di ripensare a me, a noi, per provare... particolari sensazioni, ecco. A Monaco ti bastava andare allo Sugar Shack- lo provoco, restituendogli la mia lettera. Lui la ripiega con la stessa cura con la quale l'aveva aperta e la sistema di nuovo nel portafogli prima di replicare alla mia risentita istigazione.

-Per molte sere dopo il nostro incontro non ci sono più andato- mi confessa e così capisco perché non lo trovai la sera in cui andai lì per cercarlo -Poi, poi però ci sono ritornato, perché... perché come ti dissi nel privè, io quel locale lo odiavo, lo odio, ma non ne posso fare a meno- sospira e s'interrompe ancora, lo vedo che è agitato, quasi timoroso di dirmi la verità. China il capo e quando si volta ancora verso di me i suoi meravigliosi riccioli neri gli incorniciano il volto in maniera perfetta, tanto che non posso fare a meno di ricordare il momento in cui le mie mani affondarono in quella cascata di riccioli, il momento in cui siamo stati una cosa sola.

-Lo so, un Odi et amo per dirla alla Catullo- riprendo io.
-Si, in effetti è proprio così- concorda -Ci sono tornato e, e si, sono stato con qualche altra ragazza ma... ma nella mia mente c'eri sempre tu. Con nessun'altra ho più sorriso come quella sera con te, per questo ho capito che dovevo ritrovarti- Tace per qualche istante Brian e taccio anch'io. Come continuare, cosa dirgli? E' stato tanto, forse anche troppo sincero con me e tutta questa schiettezza mi spiazza. Le mie dita giocano nervosamente con le stringhe del mio zainetto che ho poggiato sulle gambe appena salita in auto e il silenzio creatosi è fastidioso, imbarazzante, quasi assordante, tanto che non ho più il coraggio di guardare negli occhi il mio affascinante interlocutore e chino il capo.

Allo Sugar Shack (A Brian May Fanfction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora