Una simbiosi geometricamente impeccabile

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-Buona... buonasera- rispondo farfugliando.
-E' la prima volta che ti vedo qui- prosegue lui fissandomi.
-Si, beh, si, è... è la prima volta che ci vengo, in effetti-
-Infatti, mi sembrava. Una ragazza così bella ed elegante l'avrei sicuramente vista, non mi sarebbe passata inosservata-
-Una ragaz... bel...- farfuglio ancora, incredula che stia parlando con me, che stia parlando di me.
-Si, una ragazza bella ed elegante come te- mi ripete lui, i suoi occhi nocciola che brillano più delle luci blu al led che adesso guizzano veloci come il mio cuore.
-Ti, ti ringrazio per il complimento-
-Prego, è un piacere-  risponde Brian, roteando l'indice destro sul bordo del bicchierino pieno di quello che, non avendo molta dimestichezza con gli alcolici, suppongo essere vodka e che ha portato con sé dal suo tavolo - Sei...sei qui da sola?- mi chiede fissando il bicchiere, come se l'audacia e la spavalderia di un minuto prima non gli appartenessero già più.

-No, no io sono qui con le mie amiche, quelle laggiù- e gli indico Maggy e Bess che si stanno scatenando con le loro nuove conquiste sulla pista da ballo.
-Ah, si stanno dando da fare le tue amiche- commenta ironico, dando loro giusto un'occhiata di traverso per poi rivolgere i suoi bellissimi occhi ancora su di me -E tu invece? Impossibile che fino ad ora nessuno ci abbia provato con te-
-In effetti c'è stato un ragazzo che ci ha provato, il barista, ma io non ho voluto-
-E perché?-
-Punto primo perché non è il mio tipo-
-E com'è il tuo tipo?- mi domanda ancora, avvicinandosi di più per consentirmi di sentire la sua voce flebile nel frastuono assordante della musica da disco.
-Il mio tipo... beh...il mio tipo ideale non è di certo quello che posso trovare in un posto come questo- continuo, di certo non posso dirgli che il mio tipo ideale è lui, ma prima che iniziasse a frequentare questa baracca di zucchero.
-Bella risposta, complimenti per la determinazione - mi elogia - E il secondo punto? Se c'è un primo punto ce ne sarà anche un secondo-
-Certo, giusto. Il secondo punto è che io non sono qui per... per cercare qualcuno ecco-
-E allora perché sei qui?-
-Non vedo il motivo per dirlo a un estraneo - ribatto ancora. E' vero, è Brian May, ma per me è pur sempre un estraneo.
-Hai di nuovo ragione, non mi sono nemmeno presentato: Brian, Brian May, felicissimo di conoscerti- e mi tende gentilmente la mano.
-Io sono Elizabeth, per gli amici Lilibeth- mi presento io, stringendogliela dolcemente quella mano. Ci guardiamo negli occhi mentre la mia pelle sfiora per la prima volta la sua e d'improvviso tutto intorno a me si ferma. Niente più luci psichedeliche, musica assordante, cubiste provocanti e baristi scocciatori: ci siamo solo io e lui.

-Ma tu comunque non hai bisogno di presentarti, so benissimo chi sei - aggiungo, ritirando la mano prima di commettere qualche sconsiderata imprudenza.
-Allora, se mi conosci perché dici che sono un estraneo?-
-Perché per me lo sei: abbiamo mai parlato prima d'ora?-
-No, ma possiamo tranquillamente recuperare se ti va. Di là c'è il privé, di sicuro ci sarà una stanzetta libera per noi dove poter parlare in santa pace e senza questa musica assordante- mi propone e le verdi venature dei suoi occhi ora brillano come due smeraldi.
-Io... io non so se...- D'istinto mi volto verso le ragazze sulla pista da ballo.
-Le tue amiche si stanno divertendo, lasciale stare. Dai, vieni con me -

In meno di dieci minuti siamo nel privé dello Sugar Shack, uno stretto corridoio in cui si susseguono una serie di stanzette dalla porte lucide, lucide come le gonne delle cubiste. La cameriera che ci fa strada, con indosso anche lei il cortissimo vestitino blu in fintapelle, d'improvviso si ferma e apre una delle tante porte alla nostra sinistra - Prego-  e tende il braccio destro per invitarci a entrare prima di lei.

- Prima le signore- Brian, gentiluomo come l'ho sempre immaginato, fa varcare l'uscio prima a me che gli rispondo con un semplice -Grazie- prima di addentrarmi nella piccola ma accogliente saletta privata. Lui mi segue subito dopo e la cameriera prima di lasciarci soli ci chiede: -Posso portarvi qualcosa?-
-Tu vuoi qualcosa Lilibeth?- mi gira cortesemente la domanda Brian.
-Io? Io no, grazie, sto benissimo così-
-Sicura? Sicura di non volere nulla?-
-Certo, ma certo, ne sono sicura, grazie- gli rispondo sorridendogli.
-Va bene, allora stiamo bene così, grazie Jo-

Allo Sugar Shack (A Brian May Fanfction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora