Why me?

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Capitolo 3

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Le prime tre ore sono passate . Un strazio.

Il mio compagno di banco, per tutti i centottanta minuti delle lezioni ha continuato ad infastidirmi, cercando di creare una conversazione ma ho interagito solo con conversazioni del tipo  "smettila, “devo seguire la lezione" oppure "fai silenzio" da parte mia.

La campanella ecco cosa mi ha salvata. Grazie di esistere.

Una volta in corridoio, mi dirigo insieme a Brooke in mensa.

Ci sediamo al solito tavolo e mangiucchiamo l' hamburger con patatine nei nostri piatti di plastica e l’unica cosa alla quale penso è che questo non è cibo.

Dopo circa dieci minuti che  Brooke non parla, mi accorgo che è concentrata a guardare qualcosa alle mie spalle, così le chiedo: -Chi è il fortunato sul quale stai sbavando?-.

Lei sembra riprendersi dallo stato di trance e mi risponde: -È il nuovo ragazzo, Lucas!-.

Lentamente mi giro e trovo la combriccola dei 4 moschettieri intenti a fissarci e ridacchiare. Che nervi.

Con non curanza mi rigiro e, finendo il cibo nel mio piatto, mi dirigo fuori dall' edificio scolastico per prendere una boccata d' aria, lasciando Brooke al suo "sbavamento giornaliero".

Prendo dalla mia tasca il telefono e controllo alcuni messaggi, rispondo a quello di mia madre ma quando sto per premere invio, qualcuno mi prende il telefono dalle mani. Alzo lo sguardo e mi trovo Hemmings intento a fissarmi con un aria strafottente.  Al diavolo.

-Saresti così gentile da ridarmi il MIO telefono?- chiedo con un finto sorrisetto e marcando la parola mio.

-Si certo, ma prima vorrei chiederti una cosa- dice con lo stesso mio tono di voce. Irritante.

-Forza, non ho tutta la giornata!-. dissi con un tono poco dolce. Lo ho davanti da dieci secondi e già mi ha irritata.

-Ok, calmati un attimo, non c'è fretta. Allora, è una cosa semplice. L' anno scorso sono stato bocciato per colpa di chimica. Di conseguenza Mr. Jones mi ha convocato dicendo che dovrei chiedere aiuto ad un mio compagno per riuscire ad avere almeno una C. Così, visto che tu sei la più brava in questa materia, mi aiuterai ad ottenere la sufficienza-. Questo è tutto matto.

-questa più che una domanda è un obbligo. Ma nessuno ti ha detto che io voglia.- con quale faccia tosta si permette questo ostrogota? Non prendo ordini da mia madre e mio padre figuriamoci da lui.

-Non ho chiesto il tuo permesso, ho detto "tu mi aiuterai", punto. Non ci sono obiezioni a riguardo, altrimenti farò saltare in aria il tuo prezioso telefono-. Sto per ribattere quando aggiunge - Ci vediamo domani a casa mia, Daniel's street alle 16 in punto. Buon pomeriggio dolcezza.-

Mi riconsegna il cellulare e si avvia fuori i cancelli della scuola.

Rimango alquanto sbigottita. Cioè mi ha piantata in asso qui senza che potessi ribattere. Cosa diavolo è appena successo?

Io non lo sopporto e l’ultima cosa che voglio è proprio passare del tempo con lui.

Sono fottuta. Sono praticamente fottuta.

Rientro a scuola sperando che nessuno si accorgesse del mio ritardo ma, quando sono davanti all’aula di Biologia decido di fare retro front e avviarmi verso il mio nascondiglio segreto scolastico.

Ogni volta che non volevo seguire le lezioni andavo in una classe abbandonata dal mondo al di sopra dell’edificio scolastico.

Salii le scale che portavano sul tetto e mi inoltrai all’interno.

Posai la cartella e i libri sopra un banco e mi sdraiai sulla cattedra con le cuffiette nelle orecchie e una sigaretta tra le labbra.

Non ero una fumatrice accanita ma ogni tanto mi piaceva far rilassare i miei nervi con del tabacco.

Mi persi tra i miei pensieri e, ero arrivata alla conclusione che mi mancava l’Italia, mi mancava la mia famiglia e che avrei dovuto farci un viaggio al più presto.

Non feci in tempo a iniziare un altro monologo interiore che la porta della classe viene sbattuta con violenza. Afferrai saldamente la pistola che avevo nel retro dei  pantaloni pronta ad estrarla se ne avessi avuto bisogno ma, la scena che mi si presentò davanti era tutt’altro che di pericolo, almeno non per me.

Un Luke Hemmings sanguinante si presentò davanti a me accompagnato dai suoi tre amici.

Li guardai in silenzio perché non si erano accorti della mia presenza. Sentii il moro dire: -vai in infermeria Ashton, e recupera dell’alcol per disinfettare.- Potrebbe essere più coglione di così?

Decisi così di parlare. Sarò stronza ma non a tal punto di vedere un ragazzo morire di dolore causato dal contatto dell’alcol sulle ferite, lo avevo provato sulla mia pelle e non lo augurerei a nessuno al mondo.

-Basterà dell’acqua, non c’è bisogno dell’alcol- esordii io. Al sentire il suono della mia voce si girarono di scatto nella mia direzione e potei notare che il biondo fece delle smorfie e si lasciò scappare un gemito di dolore dalle labbra.

- come fai ad esserne così certa? Nemmeno lo hai visto da vicino. E cosa ci fai qui?- stavo per ribattere quando aggiunse – e non è bello origliare le conversazioni altrui.- mi disse il tipo dai capelli verdi.

-potrei chiedervi la stessa cosa a voi e, si da il caso che non stessi origliando ma che siate voi quelli che si sono imbattuti in questa aula quando io già ero dentro.- dissi con un pizzico di nervosismo nella voce.

Aggiunsi –me ne occupo io, datemi solo dell’acqua.- prima che qualcuno parlasse a sproposito. Prima avrei fatto prima se ne sarebbero andati e il mio relax sarebbe tornato.

-non ce n’è bisogno, possono fare anche loro.- disse Luke.

-si bhe, lascia fare a loro così ti faranno solo più male di quanto tu ne stia già provando. Begli amici che hai.- dissi in tono sarcastico.

Versai dell’acqua su un fazzoletto e iniziai a passarglielo sul viso. Faceva strane smorfie ma nessun gemito di dolore.

Improvvisamente me ne uscii con –mi sarebbe piaciuto essere la persona che ti ha ridotto così.- e non so per quale motivo.

Lui invece reagii diversamente e mi chiese – questo è per dirmi: si ti aiuto a studiare o… ?- e lasciò la frase in sospeso.

IN CHE CASINO TI SEI MESSA SKY?

Black Scars || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora